Tra le nuvole
Tira negli Usa aria di forte crisi economica. Ryan Bingham (George Clooney) è un cinico “tagliatore di teste” che una altrettanto cinica azienda manda nelle più disparate sedi degli States a comunicare a dipendenti, a lui sconosciuti, l’avvenuto licenziamento. Ryan, distinto quarantenne del tutto disimpegnato quanto a casa, affetti, rapporti, sta più sull’areo che in terra ed ha già percorso le miglia che separano il nostro pianeta dalla luna. Svolge con professionale cinismo il suo lavoro. Tutto procede a gonfie vele, finchè l’azienda non decide di assumere Natalie (Anna Kendrick), un’ingenua ed entusiasta ventenne, esperta in ottimizzazione, a cui si trova quasi a far da padre, con la minaccia di perdere il posto. Lo lascerà invece lei, la ventenne, dopo essersi accorta di come il nuovo “mestiere” possa portare la gente licenziata alla disperazione. E lui? Si scontra con la vita reale: la collega Alex (Vera Farmiga) di cui si stava innamorando, è in realtà una donna sposata, che si serve di lui, e come lui, per una evasione…
Cosa resta a Ryan? Continuare senza ideali la sua vita tra le nuvole, in una solitudine ora più che cercata, subita, e vivere senza “crescere”.
Una commedia amara, come si vede, scritta benissimo, senza un attimo di caduta di stile, con dialoghi precisi, fulminanti e due attori perfetti, come misura e come resa espressiva.
Nel raccontare uno spaccato della società, il film, per quanto brillante come sanno essere le commedie americane, assume anche il tono della metafora riflessiva sui valori fondamentali della vita, oltre quello più immediato dei soldi, e sulla tristezza di chi si attarda a scegliere di non avere responsabilità né legami affettivi, rimanendo, come sottolinea duramente la giovane Natalie, un “dodicenne”.