Tra i seguaci di Buddha

A Taiwan buddhisti e cristiani si ritrovano presso il monastero Dharma Drum per un pellegrinaggio di dialogo per la pace

La zona di Jinshan, a Nord di Taipei, è un angolo di rara bellezza. Si affaccia, infatti, sul mare, ma ha alle spalle colline ricoperte da una vegetazione lussureggiante. Dalla cima dei rilievi il panorama appare mozzafiato e il paesaggio è caratterizzato da abitazioni e cimiteri, sempre rivolti verso il mare, e da templi che sorgono in diversi angoli delle alture. Su una di queste, dal 1978 si è sviluppata una delle realtà più innovative del vasto fenomeno di rinnovamento all’interno del buddhismo Chan, forma cinese dello Zen, che ha investito diversi aspetti anche della vita culturale, sociale e religiosa dell’isola.

Si tratta del Dharma Drum Mountain, che comprende un monastero buddhista e un istituto universitario che mira alla formazione di nuove generazioni di buddhisti sia locali che provenienti dall’estero. L’intuizione del suo fondatore, Master Sheng Yen,  è stata, infatti, quella di assicurare un adeguato approfondimento delle Scritture coniugato a una pratica quotidiana di meditazione, preghiera e servizio alla comunità. Sheng Yen era un monaco di umili origini, entrato giovanissimo in un monastero nella Cina continentale. Dopo 10 anni di servizio militare al tempo del conflitto fra Mao e i nazionalisti di Chiang Kai Shek, rientrò in monastero proprio a Taiwan.

Preoccupato dal basso livello culturale dei monaci di quel periodo, con coraggio e costanza è riuscito a conseguire un dottorato in Giappone e ha poi dato vita a un fenomeno di rinnovamento che si è sviluppato negli Usa e a Taiwan, proprio attorno all’esperienza del Dharma Drum Mountain.

L’ambiente realizzato in questi decenni, fatto di due moderni monasteri – uno per monaci e l’altro per le monache –, ma anche di altre costruzioni, di museo e infrastrutture per le lezioni e la permanenza di studenti e personale didattico, parla di armonia. Lo stile è moderno, non è azzardato dire modernissimo, ma, allo stesso tempo, si presenta sobrio e perfettamente armonizzato all’ambiente, che è attentamente salvaguardato e, anzi, valorizzato. Proprio su queste colline, nella seconda metà di aprile, si è fermato per tre giorni un gruppo di una sessantina di cristiani e buddhisti provenienti da diversi Paesi: Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Filippine, Taiwan, Stati Uniti e Italia. Soprattutto i buddhisti rappresentavano uno spaccato del mondo che da 2400 anni segue Gautama il Buddha. Fra loro, infatti, spiccava la presenza di monaci e di una monaca dell’antica tradizione theravada del Sud-est asiatico, ma anche correnti più recenti come rappresentanti del movimento laico mahayana della Rissho Kosei-kai del Giappone. Dal Paese del Sol Levante non mancavano rappresentanti di altre tradizioni vecchie di secoli, come la TendaiShu e la Nichiren-Shu. L’ambito coreano era rappresentato da una nuova tendenza del buddhismo locale che si definisce Won. Un gruppo, dunque, eterogeneo, che con alcuni cattolici ha inteso organizzare una convivenza per una riflessione congiunta su argomenti di grande attualità: il senso della sofferenza e la questione ambientale.

L’ispirazione di questi momenti di riflessione accademica era nata in Chiara Lubich con una conferenza buddhista-cristiana nel 2004. Come in altri simposi anche a Taiwan, si sono susseguiti momenti di condivisione presentati da prospettive diverse, secondo la sensibilità buddhista e quella cristiana, scanditi anche da altre manifestazioni: una visita guidata all’ampio centro per scoprirne lo spirito e le finalità, un lungo e profondo momento di celebrazione e preghiera, ognuno secondo la propria tradizione, ma in un clima di profonda spiritualità che ha arricchito interiormente ciascuno dei presenti.

Ma l’esperienza di questo dialogo fra cristiani e buddhisti non si è limitata ai tre giorni trascorsi presso il Dharma Drum Mountain. Ha toccato, infatti, anche due istituzioni cattoliche: la prestigiosa università di Fu Jen nei pressi di Taipei e la Providence University di Tai Chung. Qui l’incontro fra i due mondi si è misurato su aspetti storici e anche umano sociali. A Fu Jen, infatti, si è parlato dei rapporti fra cristiani e buddhisti a partire dagli scritti dei missionari del XVII secolo fino all’esperienza del dialogo odierno animato da movimenti di rinnovamento come i Focolari e i giapponesi della Rissho Kosei-kai. A Providence si sono toccati aspetti riguardanti una economia sostenibile e la questione ambientale.

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