Tra Gerusalemme e Roma
Quest’anno la giornata del dialogo ebraico cristiano si propone l’approfondimento dei “rotoli” su cui la Sinagoga riflette, soprattutto in occasione di certe festività liturgiche, le Meghillot: più precisamente quello che conosciamo come Libro delle Lamentazioni.
Alle 17 nell’Aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense di Roma si terrà l’incontro tra il Rav Riccardo Di Segni e la prof.ssa Maria Brutti. A Milano, all’Ambrosianeum, l’omaggio al Rabbino Giuseppe Laras, scomparso lo scorso 15 novembre, che fu tra i fautori del dialogo ebraico cristiano, nell’ambito dell’evento “Alle radici del Dialogo Cristiano”.
La Giornata del dialogo ebraico cristiano fu istituita nel 1989. Si scelse di celebrarla il 17 gennaio perché questo giorno precedeva immediatamente quella della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani: si trattava di un modo per sottolineare che la fede di Israele è radice del cristianesimo. La Giornata odierna ha lo scopo di fare il punto sullo stato attuale del dialogo tra ebrei e cattolici e si rifà anche ad un recente documento, presentato il 31 agosto 2017, quando papa Francesco ha ricevuto una delegazione di Rabbini Ortodossi dell’Europa, degli USA e di Israele, che gli hanno consegnato il documento, “TRA GERUSALEMME E ROMA Riflessioni a 50 anni da Nostra Aetate” che è una presa d’atto del cammino della Chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II in poi rispetto al mondo ebraico ed è una novità.
Il documento s’apre con la considerazione che «l’autentico messaggio della Bibbia è che tutti gli esseri umani appartengono a una sola famiglia” e con la presa d’atto che la storia ha riservato al popolo ebraico un posto scomodo tanto che “La duplice missione del popolo ebraico – essere una luce per le nazioni e garantirsi un futuro nonostante l’odio e la violenza del mondo – è stata straordinariamente difficile da realizzare. Malgrado numerosi ostacoli, la comunità ebraica ha trasmesso molte benedizioni all’umanità sia negli ambiti delle scienze, della cultura, della filosofia, della letteratura, della tecnologia e del commercio, e sia negli ambiti della fede e della spiritualità, dell’etica e della moralità. Anche queste sono una manifestazione dell’eterna alleanza di Dio con il popolo ebraico».
Si ricordano l’accusa di deicidio e i tragici eventi della Shoa, doverosi richiami storici che la memoria non può tacere ma si precisa anche che : «persino nei momenti più bui, sono sorti individui eroici – figli e figlie della Chiesa cattolica, sia laici che capi religiosi – che hanno combattuto contro la persecuzione degli ebrei, aiutandoli nei momenti più angosciosi».
Si ricorda che dopo la Shoah è iniziata l’emancipazione della comunità ebraica, il diritto del popolo ebraico a vivere sulla propria terra. In questa nuova situazione la comunità ebraica ha poco preso in considerazione i rapporti con altre comunità di fede.
Il documento guarda poi al nuovo atteggiamento maturato nella Chiesa verso l’ebraismo nel Concilio Vaticano. La Nostra Aetate ha riconosciuto la comune paternità abramitica, il valore delle Sacre Scritture ebraiche, e richiamando l’apostolo Paolo ( Rm 11,29) sottolinea come l’amore, le promesse e la chiamata di Dio «sono irrevocabili». Storica fu la visita di Giovanni Paolo II al Tempio Maggiore di Roma del 1986, e quelle di Benedetto XVI e di Francesco, oltre ai pellegrinaggi in Terra Santa.
Si affrontano il tema della fatica per l’ebraismo ortodosso a comprendere questo cambiamento ma anche i dialoghi ufficiali in corso tra organismi ebraici e cattolici che trattano le sfide contemporanee, sociali e scientifiche, sottolineando i valori condivisi nel rispetto delle differenti tradizioni religiose.
Al di là delle profonde differenze teologiche evidenti si nota come «alcune delle più alte autorità in ambito ebraico hanno affermato che i cristiani conservano uno status speciale poiché essi rendono culto al Creatore del cielo e della terra che ha liberato il popolo di Israele dalla schiavitù egiziana e che mostra la Sua provvidenza su tutta la creazione.” Si prospetta “una pacifica collaborazione per il bene del mondo che condividiamo… Proprio a questo fine è cruciale che le nostre comunità di fede continuino ad incontrarsi, a conoscersi e a rafforzare la reciproca fiducia.” Si sottolinea così come “noi ebrei consideriamo i cattolici come nostri partner, stretti alleati, amici e fratelli nella nostra mutua ricerca di un mondo migliore ricco delle benedizioni della pace, della giustizia sociale e della sicurezza».
Compiti comuni sono indicati nella libertà religiosa, nella lotta all’antisemitismo ed ad ogni forma di violenza in nome della religione con un ricordo esplicito ai cristiani perseguitati ed al terrorismo.
L’auspicio finale da un significato ulteriore alla XXIX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei che celebriamo il 17 gennaio 2018 e che ha per oggetto di comune riflessione il Libro delle Lamentazioni: «Cerchiamo di trovare nuovi modi per essere più capaci, insieme, di migliorare il mondo: camminare nelle vie di Dio, nutrire gli affamati e vestire gli ignudi, rallegrare le vedove e gli orfani, offrire rifugio ai perseguitati e agli oppressi, e meritare così le Sue benedizioni».