Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Époque
Dal 10 settembre a Parma una rassegna dedicata al celebre artista parigino. Sotto le caricature e le ironie sanguigne delle trasgressive notti di Montmartre, la necessità di dare e ricevere amore che ogni essere umano possiede
Apre il 10 settembre una rassegna che mancava in Italia da parecchi anni, dedicata al mitico “nano” parigino, morto nel 1901 a 37 anni: come Raffaello, Parmigianino, van Gogh. Una morte “giovane” per un artista che ha rivoluzionato la pittura, superando con l’arte la propria infermità e le sofferenze interiori. Discendente da una nobile famiglia, avrebbe avuto la possibilità di una vita spensierata e celebre se la malattia non ne avesse fatto un uomo deforme. Così, Lautrec ha voluto condividere la sua situazione con un mondo di deformità spirituale, quale quello degli ambienti trasgressivi notturni di Parigi. Che non lo hanno giudicato, ma accolto e anche amato.
Lautrec, che aveva la genialità nel sangue, ha ritratto questo mondo ai margini di allora – oggi invece impazza persino nelle televisione di stato – con un segno incisivo che ricorda i disegni giapponesi (che amava), in cui con pochi tratti evidenziava un “tipo”, un “carattere”, una “situazione”. Non per nulla è stato, si può dire, l’inventore geniale dei manifesti pubblicitari, come quello del celebre locale Moulin Rouge. Oggi, Lautrec sarebbe o un disegnatore satirico audace oppure un autore di “corti” cinematografici non meno audace. Quest’uomo infatti sapeva raccontare in maniera sintetica e terribile la vacuità borghese, l’ossessione per un divertimento che non dava gioia. Ma anche sapeva sprofondare nell’intimo delle prostitute, della ballerine di varietà sfatte e prive di una bellezza autentica. Con i colori forti, le prospettive deformate, il segno aguzzo, Lautrec ha “cantato” – si immagina la sua voce stridente – un mondo di derelitti di ogni classe sociale, il mondo della disperazione nascosta o da una falsa gioia o dalla rassegnazione.
È la Parigi che appare splendida nelle sue notti folli, a Montmartre dove gli artisti vivevano in cerca di gloria una vita bohèmienne, oggi ridotta ad una collina che vende ricordi per turisti…Questa “vita” affascina ancora nei manifesti, nelle tele di Lautrec che la rassegna a Mamiano di Traversetolo espone, confrontandole con quelle di altri contemporanei, come Cézanne Monet e Renoir, cui egli deve ben poco, in verità.
Ne emerge sia la forte personalità originale di Lautrec e sia l’immensa tristezza di un artista che vive sulla propria pelle il destino di chi lotta per superare la disperazione, cercando coscientemente in un oblio (la droga, la trasgressione) ciò che non può essere dimenticato: il bisogno immenso dell’amore.
È l’anima vera di Lautrec. Sotto le caricature, i ritratti sapidi, le ironie sanguigne di un mondo “altro” – che c’è sempre stato e forse sempre ci sarà – egli esprime nel suo eccesso di follia lucida la necessità di dare e ricevere amore che ogni essere umano possiede. Per questo, la rassegna merita di essere vista. Lautrec è sotto molti aspetti infatti un nostro grande contemporaneo.