Torno e i testimoni di Chiara
Dialogo con l’autore della prima biografia ufficiale di Chiara Lubich. «Questa donna con il suo progetto d’amore universale mi è sfuggita dalla penna, impossibile spiegarne la logica»
E’ arrivato schernendosi dagli applausi e dai saluti, il giornalista Armando Torno, quasi imbarazzato dall’affetto e dalla stima tributatagli dai membri del Movimento dei Focolari riuniti al centro internazionale di Rocca di Papa, ieri, per questo incontro atteso. Torno, inventore e curatore delle pagine culturali del Sole 24ore ed editorialista del Corriere della sera è il primo biografo di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, scomparsa il 14 marzo del 2008.
Il suo libro Portarti il mondo tra le braccia, edito da Città Nuova, ha venduto seimila copie. E’ già pronta l’edizione francese e si sta definendo quella inglese, mentre in tutta Italia si susseguono le presentazioni, con relatori più vari: politici, pastori della chiesa battista, storici, vescovi. La varietà degli intervenuti testimonia anche l’ampiezza del progetto di fraternità di Chiara, che ha saputo abbracciare, senza eufemismi, ampie porzioni di umanità, non distinguendo tra credenti e non, tra famiglie e consacrati, tra anziani e giovani, tra Nord e Sud del mondo. E questa sua universalità continua a sorprendere lo stesso Torno che quasi timidamente confida questo suo sconcerto, ai testimoni e compagni della prima ora della Lubich: «Ogni volta mi incontro con una Chiara diversa, impossibile da registrare perché nella sua vita non ha mai misurato ed è impossibile trovare una misura per lei. Ho cercato le debolezze, una logica nei fatti vissuti, ma non c’erano scandali, anomalie,solo una persona che ha cercato di diffondere l’amore che l’aveva contagiata e ogni volta questo contagio ha espressioni sempre diverse e per questo che il libro, ad ogni presentazione, è come se continuasse ad essere scritto».
Donato Falmi direttore editoriale di Città Nuova, ha presentato i passaggi tecnici che dall’ideazione hanno portato alla realizzazione del libro, non nascondendo anche gli attriti, le incertezze, i “quasi duelli” con l’autore, nuovo nella scrittura di una biografia, eppure estremamente coinvolto dal soggetto: “scandalosamente affascinante” ha ribadito più volte, rivolgendosi a Eli Folonari, segretaria della Lubich per quasi cinquant’anni. «L’ho considerata una sfida, un azzardo – spiega ai suoi interlocutori – perché Chiara sfugge, come quel quadro che sfugge all’artista che lo realizza, così è lei, provi a trattenerla in un particolare e lei sfugge dalla penna, da un capitolo specifico».
Per mesi Torno ha consultato appunti, interrogato i testimoni, sfogliato le migliaia di pagine scritte da Chiara e persino i fogli privati e semplici, dove segnava i punti delle partite a carte giocate con i suoi: il giornalista ha messo in campo la tecnica e il fiuto e persino le sue inclinazioni matematiche, ma è stato ogni volta spiazzato da questa persona «che ha amato, senza le ragioni di una logica, che non si è crogiolata in una filosofia, pur amandola, che ha fatto della fede non un valore preconcetto o un sentimento, ma una forza non istituzionale, non misurabile, coinvolgente che ha creato comunità». Per questo Torno sottolinea, non sottraendosi alle domande incalzanti, che Portarti il mondo tra le braccia è solo «una raccolta di voci, incontri, ricordi, emozioni. Il libro testimonia un progetto, un’opera, e il suo successo editoriale sarebbe vano senza un successo umano».
Legge poi un passo della biografia, uno di quelli più complessi, in cui ha provato a raccontare i silenzi di Dio vissuti dalla Lubich e ne da una lettura inusuale che include anche il particolare feeling che lei aveva con i non-credenti, a cui Torno ha pensato particolarmente scrivendo questo libro. «Ognuno di noi ha dentro di sé un tarlo di ateismo. Dio non è sempre luce, ma è anche oscurità, silenzio, assenza. I mistici sanno cosa significa e lo sanno anche gli atei. Chiara Lubich ha abbracciato più di altri questo buio, questa non presenza, questo Cristo sofferente nell’abbandono e capiva chi non crede, chi questo buio lo sperimenta costantemente». «Chiara è moderna – ha concluso Torno – e ha visto in anticipo i problemi con cui la comunità cristiana e l’umanità di oggi si confronta».