Tornare al vangelo della famiglia
La riflessione del Sinodo straordinario dello scorso anno ha indicato a tutta la Chiesa l’orizzonte della propria missione nel prendersi cura di tutte le famiglie, soprattutto nelle loro ferite e debolezze.
Come non riconoscere Gesù Crocifisso nelle tante famiglie afflitte da povertà morali e materiali, da divisioni, fallimenti e tradimenti, dalla guerra, dalla perdita della speranza di un futuro? Eppure Gesù ci ha dato la prova che, proprio queste circostanze – in cui sembra che Dio si sia ritirato abbandonando l’umanità al proprio destino – si trasformano in tappe di un cammino di resurrezione, se ci lasciamo accompagnare da Lui.
Questa è l’esperienza delle nostre famiglie nell’impegno quotidiano a costruire e ricostruire i legami familiari come è richiesto dal Comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34). Ogni volta che, rifiutando di cadere nel facile giudizio, ci siamo perdonati e ascoltati o abbiamo tenuto aperto il dialogo tra le generazioni, abbiamo sentito accendersi nel cuore una luce nuova ed una gioia nuova e, con gratitudine, abbiamo riconosciuto in questo la manifestazione della presenza di Gesù tra noi, secondo la sua promessa fedele e irrevocabile: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). È questa la presenza del Risorto sperimentata dai discepoli di Emmaus che ha dato loro luce, coraggio, slancio missionario. È la stessa presenza di Gesù nelle nostre famiglie, alimentata in particolare dall’Eucarestia che porta il dono dell’unità con Dio e tra noi, che vogliamo non perdere mai, perché sia Lui tra noi ad affiancarsi ai fratelli e alle sorelle, sia Lui stesso a parlare al cuore di ciascuno, riaccendendo la speranza.
Tanti dei presenti potrebbero testimoniare di aver assistito a piccoli miracoli della vita quotidiana. Quando abbiamo aperto cuore e braccia alle persone intorno a noi, segnate dalla sofferenza e dallo smarrimento, a volte ai margini della comunità sociale ed ecclesiale, quando abbiamo cercato di condividere la strada con rispetto e senza troppe parole, è nata la fiducia reciproca, la confidenza. Spesso questi fratelli si sono rasserenati; hanno ritrovato la propria dignità e si sono rimessi pian piano in cammino.
In una delle ultime catechesi del mercoledì, il Papa ha incoraggiato le famiglie, perché “prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità”[1]. Vogliamo raccogliere questa parola come famiglia di famiglie che vivono anche tra loro l’amore reciproco. E vogliamo farlo in collaborazione con le nostre parrocchie e con i movimenti e le associazioni ecclesiali, perché siamo convinti che la bellezza e la gioia della famiglia cristiana brillino di più se esprimono il volto della Chiesa come “casa e scuola di comunione”[2].
E quando le famiglie costruiscono tra loro questi rapporti, intessono naturalmente una rete, che partendo dal locale può estendersi a tutto il pianeta e che è essenziale per promuovere e sostenere la coesione sociale. Il Vangelo della famiglia, scritto con le parole dell’accoglienza dei piccoli, della reciprocità dei doni e della fedeltà alla vocazione fondamentale all’amore, è il seme di una nuova cultura, di cui c’è estremo bisogno per la stessa sopravvivenza dell’umanità; è seme della fratellanza universale, del mondo unito nella pace.
Oggi tutta la grande famiglia umana deve fare i conti con nuove sfide globali e cruciali e ciò richiede a tutti i cristiani un impegno rinnovato a farsi “prossimi”. In questo periodo, concretamente, anche il Movimento dei Focolari ha fatto proprio l’invito del Papa ad accogliere i profughi che bussano alle porte del nostro paese, ma soprattutto alla porta del nostro cuore.
Alle famiglie cristiane è affidato il mandato della convivenza umana risanata dalla misericordia. Esse possono mostrare all’umanità la tenerezza e la forza dell’amore di Dio e così, come dice il Papa, scrivere ogni giorno una pagina di storia sacra, non quella che rimane scritta solo nei libri, ma quella che rimane in eterno nel cuore del Padre.