Torna a Piacenza la Madonna Sistina
È la tela famosa per i due angioletti pensierosi sotto la Madonna che appare tra le nuvole dalla tenda verde, scesa dal paradiso a portare conforto. La Madonna Sistina, commissionata a Raffaello da papa Giulio II– ritratto come san Sisto papa – nel 1512 per l’omonimo monastero benedettino, è stata venduta per pagare i debiti ad Augusto III di Sassonia nel 1754, che pagò ben 25mila scudi romani.
Da allora, si trova a Dresda e vi è uscita solo quando i russi la trafugarono dalla città bombardata crudelmente -e inutilmente- da un capitano inglese per restituirla solo nel 1955. Forse non la faranno mai uscire. Troppo preziosa, troppo fragile.
Il grande Palazzo Reale ora diventato Gemaldegalerie, vede la tela al centro di un emiciclo che ruota tutto intorno ad essa insieme a capolavori del Parmigianino, comprati anch’essi dagli agenti del re.
La bellezza di questa apparizione mariana è frastornante: la Vergine è una giovane madre bruna, timorosa, che si affaccia col Bambino spaventato sulla terra fra i santi Sisto e Barbara a dare conforto, splendente di colori e di luci morbide.
Bella da far svenire. Va vista tutta insieme la pala e non separata, come fa in modo stonato certa pubblicità, con i due angioletti separati.
Questo capolavoro di umanità celestiale, per chi non può andare a Dresda – finalmente però c’è una linea aerea diretta e non più il solo lungo viaggio in treno -, può ammirarla in un percorso attraverso video-proiezioni, filmati e ricostruzioni virtuali nei locali del monastero, per la prima volta aperti al pubblico.
Il viaggio inizia dall’appartamento dell’Abate con un allestimento che ripercorre la storia del monastero dal secolo IX ad oggi, prosegue attraverso la biblioteca monastica e un ambiente che espone oggetti liturgici per giungere al trionfale coro ligneo realizzato a partire dal 1514 dagli intagliatori Giovan Pietro Pambianchi e Bartolomeo Spinelli.
Infine, si raggiunge la cripta dove la storia avventurosa della Madonna rivive attraverso la ricostruzione cronologica che muove dal contesto storico-politico in cui l’opera fu composta.
Indossando visori VR il pubblico ammirerà l’originaria collocazione del quadro nel presbiterio – ora sostituto da una copia settecentesca – e la fortuna del dipinto nella storia.
Un documentario di 50 minuti diretto da Nicola Abbatangelo chiude la rassegna. Da non perdere, perché Raffaello a 500 anni dalla morte è ancora vivo. Sito ufficiale www.piacenzapace.it