Torino Senzatomica
SenzAtomica è la mostra promossa dall’Istituto buddista italiano Soka Gakkai, per informare e far riflettere le persone sulla realtà delle armi nucleari, argomento che sembra non riguardarci in prima persona e che invece, come ha ricordato recentemente anche papa Francesco, deve metterci seriamente in allarme.
La mostra multimediale che è attualmente in corso a Torino – ma che girerà tutta Italia – si pone come strumento educativo per tutti, ma con un’attenzione particolare verso i più giovani.
La mostra ha trovato casa, nel cuore della città, nel Mastio della Cittadella, un tempo sede del museo di artiglieria, di proprietà dell’Esercito. Una scelta coraggiosa, da un certo punto di vista, quella che ha visto proprio le forze armate concedere l’autorizzazione per una mostra sul disarmo. «Una scelta che ci piace e che ci dà speranza», come qualcuno ha scritto nel registro delle visite posto all’uscita. D’altra parte, Torino ha già una sua tradizione in proposito: l’antico arsenale che da tanti anni è stato trasformato in “Arsenale della Pace” e sede del Sermig.
Il percorso si snoda in quattro tappe che sottolineano la storia dell’armamento atomico, i suoi numeri, le sue zone d’ombra. Ma il vero obiettivo è un altro: aiutare il visitatore a rendersi conto della vera pericolosità delle armi atomiche. Non solo nella portata della forza distruttiva che può avvenire anche senza un contatto fisico, schiacciando un bottone, ma come la corsa all’armamento nucleare condiziona prima di tutto il nostro modo di pensare e di essere. Perché giustifica un modo di pensare che arriva a giustificare e far passare per normale voler annientare un’altra persona solo perché la pensa in maniera diversa da noi, in qualsiasi modo questo avvenga: con un colpo di pistola fino ad arrivare ad una vera e propria strage di persone e dell’ambiente con conseguenze terrificanti per più generazioni.
Il percorso, ancora prima di sottolineare quella degli Stati che hanno deciso di non partecipare alle risoluzioni Onu contro l’armamento nucleare, riconduce ad una responsabilità personale, ricordano che siamo tutti interconnessi tra di noi e che anche un piccolo atto di gentilezza può diventare un gesto concreto contro le armi nucleari.
Si capisce allora lo sforzo fatto per coinvolgere il più possibile anche i più giovani, che rappresentano il futuro, con un percorso espressamente progettato per i bambini dagli 8 agli 11 anni. Nella sala a loro dedicata e lungo le scale sono appesi i disegni con cui esprimono il loro desiderio di pace in tante lingue diverse.
Attraverso vari espedienti, come ad esempio la simulazione del rumore prodotto da una bomba atomica sganciata a 80 chilometri di distanza, durante il percorso viene mostrata la realtà dell’armamento atomico e delle sue conseguenze in tutta la sua crudezza, anche attraverso le testimonianze di alcuni sopravvissuti. Alla fine del percorso si prende coscienza dell’irragionevolezza delle conseguenze del problema nucleare per le persone, per l’ambiente ma anche per l’enormità della spesa mondiale, fatta a volte solo per esibire una potenza che sarebbe assurdo usare.
Non si esce però da SenzAtomica appesantiti o con un senso d’angoscia, quanto invece più consapevoli della responsabilità di ciascuno nel vivere le parole chiave che guidano il percorso: interdipendenza, coraggio, determinazione, dialogo. Di come sia compito di ognuno fare la propria parte per passare da una sicurezza basata sulle armi ad una sicurezza basata sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali degli esseri umani, da una cultura della paura ad una cultura della fiducia reciproca. E come, quindi, sono le nostre azioni che costruiscono la pace.