Torino e le sue montagne

Il capoluogo piemontese festeggia in questi giorni il decimo anniversario delle Olimpiadi invernali. Dal 2006 in poi la città, grazie a un’iniezione di fiducia, ha cambiato volto
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Dal 2006 a oggi Torino si è rinnovata sull'onda della "passione" – secondo lo slogan dei Giochi – e sulla spinta di politiche e investimenti mirati che hanno trasformato la città industriale in meta turistica e culturale ai primi posti in Italia. Non solo nuovi impianti, infrastrutture (la metro su tutte), la rigenerazione di spazi e porzioni di città prima nascosti o abbandonati. Soprattutto un'iniezione di fiducia che in dieci anni ha messo Torino nelle condizioni di essere più smart egreen. Sfide nelle quali credeva Giovanni Agnelli, morto nel 2003, ma riconosciuto da tutti (a livello internazionale) come vero artefice dei Giochi della prima città non montana a ospitare un'Olimpiade invernale.

 

Ed è su questo fronte, il rapporto città e montagna, che oggi vale la pena di concentrarsi, al di là di considerazioni animate dal trionfalismo o dalla, seppur importante, memoria di un evento. Quanto sono servite le Olimpiadi a rendere compiuto e coeso il rapporto tra aree urbane e montane dell'unica città in Europa e forse al mondo ad avere le Alpi a circondarla a 360 gradi? Le emozionanti cartoline delle montane olimpiche innevate nel 2006 (non certo come nel secco inverno in corso) hanno fatto il giro del mondo. A Sestriere e nelle altre località arrivano charter della neve dalla Russia, sono aumentati posti letto e offerta lungo l'anno. Ma il nodo vero non è questo. È scoprire se la città, anche grazie alle Olimpiadi, ha capito che non può fare a meno di un rapporto intenso con le sue montagne. Lo aveva sollevato, e messo come primo punto dell'agenda, un'europarlamentare piemontese lungimirante, Rinaldo Bontempi. Il tema aveva per un po' animato il dibattito politico non solo locale. Fuoco di paglia.

 

"Quel rapporto oggi non è compiuto – evidenzia Lido Riba, presidente regionale dell'Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani del Piemonte – Se è vero che in dieci anni si è in qualche modo parlato di più di montagna, non è per merito delle Olimpiadi di Torino. Che hanno avuto altri valori e altre ricadute, ma non questa". Oggi il dibattito va riaperto. "È evidente, non c'è dubbio che il rapporto tra montagna e città si deve aprire nelle opportune sedi politiche e istituzionali – prosegue Riba – Definendo in pratica nuovi sistemi di interazione economica e sociale proprio a vantaggio di quelle Terre Alte così vicine a Torino che hanno sofferto più di ogni altro territorio alpino lo spopolamento e l'abbandono. Dobbiamo riattivare le politiche, diverse dal passato, non basate su un innalzamento della spesa pubblica bensì sui fronti smart e green, partendo dalle risorse che la montagna mette a disposizione della città".

 

Acqua prima di tutto: la montagna piemontese, immagazzina e garantisce 13 miliardi di metri cubi di "oro blu". Un serbatoio preziosissimo. "Nel nuovo legame città-montagna dobbiamo dare un valore al bene – aggiungono dall'Uncem – prevedere un corrispettivo per chi quel bene lo produce, da parte di chi lo usa. Già è così in Piemonte per l'idropotabile. Tutti i cittadini sanno che una parte della tariffa idrica annua pagata, 4 euro a famiglia, va ai territori montani per la difesa delle fonti idriche. Proprio come a New York che paga milioni di dollari l'anno alle zone montane retrostanti per il bene e servizio ambientale tutelato e garantito".

 

La montagna chiede alla città, dove sono concentrati i luoghi della decisione e della rappresentanza, regole diverse per l'organizzazione di servizi. "In questo ci aiuta la Strategia nazionale per le Aree interne – afferma Lido Riba – che prevede specifiche misure e fondi per garantire scuole, sanità, trasporti e crescita economica nelle valli alpine e appenniniche. Poi dobbiamo agire sulla defiscalizzazione delle imprese che esistono e si insediano in montagna. Meno tasse, senza però che l'Europa ci blocchi in nome del principio della concorrenza. Così come non ha bloccato Amburgo che ha portato i suoi porti in house per non farli andare in mano cinese. Non possiamo avere due pesi e due misure. Servono politiche e interventi sostanziali, continuativi". 

 

Tanti i temi sui quali lavorare, in particolare in una Città Metropolitana di Torino che comprende, a livello istituzionale di ente locale, 314 Comuni oltre al capoluogo, in pianura, collina, montagna. "Un laboratorio unico dove sperimentare l'alleanza città-montagna", sottolinea il vicepresidente Alberto Avetta, che per il 26 febbraio ha chiamato a raccolta tutti gli amministratori proprio per ragionare sui temi caldi a dieci anni dalle Olimpiadi. "Ciascuno deve fare la propria parte – prosegue Avetta – senza conflitti. Questo anniversario può aiutarci a ridefinire uno storico problema, con coraggio e idee, intraprendenza e voglia di coesione".

 

 

 

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