Torino. Due mostre a confronto con Giappone e Cina
Chiude il 31 gennaio presso il MAO, Museo d’ Arte Orientale di Torino, la temporanea “Impressioni giapponesi in dialogo con Monet”, inaugurata il 10 novembre 2015.
L’ esposizione inedita di 14 stampe e di 2 dipinti realizzati da Hiroshige, Hokusai, Utamaro, dialoga con la mostra monografica su Monet, organizzata alla Gam di Torino, analizzando le influenze artistiche tra Giappone e Francia del XIX secolo. In Monet, il ruolo del giardino a Giverny, i suoi vialetti nascosti, i salici piangenti, il ponte giapponese sullo stagno delle ninfee, rimandano alla passione dell’artista per la collezione giapponese delle 230 stampe custodite a Giverny. Le ninfee sono icona di un pensiero oltre la forma, visione astratta della natura, dissoluzione dell’oggetto. E’ Pissaro a scrivere al figlio Lucien, una lettera del 3 febbraio 1893 nella quale sottolinea la realtà impressionista di tutti questi artisti giapponesi, attivi nella prima metà del 1800 : « Hiroshige è un impressionista meraviglioso. Io, Monet e Rodin ne siamo entusiasti. Questi artisti giapponesi mi danno conferma della validità del nostro punto di vista».
In esposizione sino al 22 novembre è stata presso il Mao, “La grande onda” del 1830, dove in lontananza si vede il monte Fuji, realizzata da Hokusai, uno dei primi ad essere apprezzato dagli impressionisti in Europa.
“Il Drago e il Fiore d’ Oro”, in esposizione al MAO sino al 28 marzo 2016, in collaborazione con la Fondazione Museo Asia, presenta 36 opere di arte tessile di rara bellezza e impatto visivo, realizzate tra il XVIII e il XIX secolo nei laboratori imperiali, ai fini di adornare le immense sale della Città Proibita di Pechino e ispirare il senso di mistero e di sacro che allude alla dinastia imperiale. I preziosissimi tappeti, frutto di una raffinatissima arte che vede combinare da parte degli artisti dei laboratori imperiali, seta, oro, argento, rame, esprime uno studio dei simboli del taoismo che permea la cultura e la società cinese e rappresenta una finestra spalancata sul mondo del potere divino dell’imperatore e sulla Città Proibita.
Il Drago rappresenta l’ Imperatore, il Figlio del Cielo, il potere, il Fiore d’Oro dai mille petali, rappresenta l’ energia divina e dell’ universo. Questi due simboli arcani ci raccontano del cosmo, dell’immortalità, dell’ arte dei giardini e della cultura dello spazio naturale attraverso tradizioni raffinate e complesse dalla storia millenaria, come la colorazione dei tessuti con le piante, lo zhongguojie o arte dei nodi.
Il fascino dell’ universo simbolico scritto nella trama dei tappeti trova rispondenza in esperienze sin estetiche di musica e immagini attraverso la partitura “The Dragon and the Golden Flower” , scritta da Nina Danon e la videoinstallazione in 5 sezioni “Mirrors” di Andreas Nold, che accompagna il fruitore nel percorso di ricerca interiore ed esteriore di “porte del paradiso”, ascese dell’ anima, incontri con il divino.