Tori Amos: il senso della vita

Tori Amos è da più di dieci anni uno dei nomi di punta del cantautorato femminile statunitense. Nata quarantadue anni fa nel North Carolina da un pastore metodista e da una pellerossa, dopo un’adolescenza piuttosto turbolenta, si trasferì a Londra sorprendendo tutti nel ’92 con la pubblicazione di un album intitolato Little Earthquakes: un piccolo capolavoro d’autore che, se da un lato mostrava evidenti parentele stilistiche con Kate Bush e Joni Mitchell, dall’altro rivelava carisma e personalità di scrittura da fuoriclasse. L’improvviso successo venne confermato dagli album seguenti. Tori ha da poco pubblicato il suo decimo album di studio. The Beekeeper (Sony Music), è ancora un lavoro complesso, ma nasce da una premessa semplicissima: Un giorno – spiega – la mia bambina di quattro anni, dopo aver visto alla televisione delle immagini di guerra, mi ha chiesto come fosse possibile che gli uomini arrivassero a fare delle cose così terribili. Ho avvertito l’urgenza di cercare dei valori che potessero dare speranza alle giovani generazioni: così ho cominciato a scrivere, di getto, e sono venute fuori un sacco di nuove canzoni. Tuttavia The Beekeeper – l’apicultore – è tutt’altro che un disco per bambini. È al contrario un album piuttosto impegnativo sia nei suoni che nei contenuti; è il viaggio di una donna attraverso la tempesta. E in questo percorso, la Amos filtra attraverso l’esperienza personale e una poetica decisamente antiretorica un caleidoscopio di tematiche: la condizione femminile, la politica statunitense, il terrorismo, i mille guasti di un occidente opulento e nevrotico. Quel che più sorprende è però il misticismo che pervade l’intera opera: arricchita e complicata da un’infinità di simboli, di allegorie, di metafore spirituali: Ho cercato di proporre riferimenti a culture e religioni senza usarli a scopo propagandistico, ma calandoli nella realtà, per trarne lezioni di vita. La riscoperta delle sue radici cristiane trova riscontro anche in molte delle soluzioni stilistiche utilizzate: cori e riverberi d’organo di chiara matrice gospel, atmosfere pianistiche d’alto profilo talvolta accoppiate alla ruvida essenzialità di sonorità vintage e percussioni afro-cubane. E il risultato sono questi diciannove arabeschi d’autore dove la complessità non mortifica l’emozione e la sincerità d’intenti sa generare riflessioni profonde in chi è disposto ad accoglierle con le precauzioni dovute. Tori è una cantautrice da dodici milioni di copie, vendute per altro senza mai genuflettersi ai ritmi e agli imperativi del business. Senza mai smettere di interrogarsi e di cercare. Difficilmente questo album s’arrampicherà ai vertici delle classifiche planetarie, ma ha tutto ciò che serve per confermarla tra le voci più intense e personali della scena contemporanea; nell’attesa di vederla in azione sui palchi italiani quest’estate, credo valga la pena scoprirlo. CD NOVITÀ MICHAEL BUBLÈ IT’S TIME Cgd-Warner Produzione sontuosa per il ritorno di questo ragazzone canadese di evidenti origini italiane. Swing di gran classe con una spruzzata di pop per intrigare le masse. E la voce ammaliante di sempre. RICKY FANTE REWIND Una delle ultime rivelazioni della black music statunitense. Soul e rhythm’n’blues che si rifanno ai grandi eroi del passato, ma assemblati con una meticolosità e un sapore modernista fatti apposta per mandare in sollucchero i deejay del terzo millennio MARLENE KUNZ BIANCO SPORCO Virgin La band cuneese torna con un disco ricco d’energia e profondità. Mai banale, ardito ed impervio a tratti, più riflessivo e cantautorale dei precedenti, questo loro sesto album li conferma tra gli imprescindibili del rock di casa nostra.

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