Tonnare verso l’agonia

Dopo quasi tremila anni una tradizione tutta mediterranea rischia di scomparire. Effetti tragici per le marinerie sarde
Tonnare sarde

Le ultime tonnare fisse della Sardegna stanno per chiudere, dopo la decisione di ridurre loro drasticamente le quote di pescato, a favore di quelle a circuizione, che avranno la quasi totalità delle 1.800 tonnellate di tonno rosso assegnate all’Italia. Una decisione che ha già provocato i primi effetti sulle marinerie del Sulcis, dove 25 addetti sono stati licenziati e altri si preparano a perdere il posto di lavoro. Il già martoriato territorio del Sud-ovest della Sardegna, che sconta la crisi dell’industria, con la vertenza Alcoa in primo piano, vede così sparire la storia di secoli che ha contraddistinto la zona. Gli stessi coloni liguri che hanno fondato Carloforte, sull’isola di San Pietro, avevano dato vita alle tonnare sulla costa portando avanti l’attività fino allo scorso anno. Nel 2011 infatti, per la prima volta dopo millenni (le tonnare erano state importate dai fenici), non sono state fatte mattanze: i tonni erano stati trasferiti vivi a Malta in enormi gabbie galleggianti per essere ingrassati e poi venduti sul mercato internazionale, specie quello orientale.

 

Per poter essere economicamente sostenibile le tonnare devono arrivare ad avere una quota di pescato pari a 300 tonnellate, ma il governo ha deciso di concederne 120, e quindi non verranno calate le tre tonnare, ma probabilmente una. «Con queste quote vogliono costringerci a chiudere e a mandare la gente a casa – ha affermato Pierpaolo Greco della Consociazione tonnare sarde –; potremmo calare una tonnara ma saremmo comunque in perdita, e non di poco. A questo punto non siamo certi di poter dare inizio alla stagione di pesca. Di sicuro faremo ricorso in tutte le sedi possibili e ci auguriamo che anche le istituzioni seguano questa strada. Questa decisione sta cancellando un’attività storica che crea posti di lavoro».

 

Anche gli amministratori locali sono preoccupati. Salvatore Cherchi, presidente della provincia di Carbonia-Iglesias, ha bollato la cosa come una vittoria di alcune lobby. Una tesi che viene suffragata anche dal senatore del Pd, Francesco Sanna, originario della zona, che ha chiesto al ministro Mario Catania di rivedere le ripartizioni, perché la scelta fatta penalizza la Sardegna. In sostanza le marinerie di altre regioni come Sicilia e Campania avrebbero ottenuto di più per le loro tonnare a circuizione rispetto a quelle sarde le quali, non avendo iscritto nei compartimenti marittimi isolani natanti per la pesca del tonno a circuizione, non possono avere maggiori quote di pescato.

 

 

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