Toniolo, Boko Haram e la mensa dei poveri
Tre eventi di diversa portata hanno caratterizzato la domenica appena trascorsa. Innanzitutto vanno ricordate le vittime del qaedismo di ritorno in Africa, Nigeria in particolare: una strage che, associata a quella simile accaduta in Kenya, fa temere per una deriva anti-cristiana dell’islamismo più radicale. C’è stata poi la beatificazione di Giuseppe Toniolo, un economista cristiano che cercò di portare un vento etico nel rapporto tra impresa, finanza e bene comune. Infine, va sottolineata pure la rissa tra disperati alla mensa di Sant’Egidio a Trastevere.
Tre eventi diversi, che evidenziano però la natura del cristiano: persona di fede (pensiamo alle vittime nigeriane, irachene, keniote, pakistane… uccise mentre pregavano), che applica la carità (pensiamo all’esercito di volontari cristiani che fanno di tutto, rinunciano al proprio, per assistere chi non ha più il necessario per vivere), perché animato dalla speranza (cosa dice Toniolo se non che la speranza cristiana può cambiare il corso del mondo, anche se tanti non ci credono?).
Le tre virtù teologali, quelle che “fanno” il cristiano mi sembra insomma che siano state evidenziate anche da questi tre eventi che, pur diversi, pur attraversati da dinamiche politiche e sociali spesso all’opposto, evidenziano come il cristiano ad ogni latitudine sia, debba essere persona, appunto, di fede, amore e speranza.
Non c’è da stupirsi, allora, se i cristiani “attirano” le disperazioni dei poveri, le perversioni politiche di certe frange religiose, la derisione di chi vorrebbe tener la fede in Cristo fuori dall’agone politico e sociale. Un’avvertenza: bisogna evitare di prestare il fianco alla ritorsione. Se il cristiano diventa antagonista, cessa di essere cristiano. Il cristiano è colui che costruisce. «Beati i perseguitati», sì, ma «per causa della giustizia». E allora avrà «il regno dei cieli».