Tokyo città olimpica 2020
Erano le 18.20 di sabato pomeriggio a Buenos Aires, le 06.20 di domenica mattina in Giappone, quando Jacques Rogge, il presidente uscente del Cio (il Comitato Olimpico Internazionale), ha annunciato al mondo il nome della città che ospiterà i Giochi Olimpici estivi del 2020. Ha vinto Tokyo, come era nelle previsioni della vigilia. Anzi, sarebbe più giusto dire che Tokyo non ha vinto, ma ha stravinto. Dopo la prima votazione, infatti, la capitale giapponese ha subito catalizzato il maggior numero di voti (42), mentre le sue due rivali, Madrid e Istanbul, si sono fermate entrambe lontane, a quota 26. Si è dovuto quindi procedere a uno spareggio per escludere dalla contesa una delle due candidate con il minor numero di preferenze, con la capitale turca che si è imposta di poco su quella spagnola (49 a 45). Eliminata Madrid, nel ballottaggio finale non c’è poi stata storia, con Tokyo che ha ottenuto i favori della stragrande maggioranza dei membri del Cio che hanno partecipato alla votazione (60 a 36, con un solo astenuto).
Ancora bocciate le ambizioni di Madrid
Le Olimpiadi del 2020, quindi, si disputeranno a Tokyo dal 24 luglio, giorno della Cerimonia d’apertura, al 9 agosto, giorno della Cerimonia di chiusura, mentre le Paralimpiadi avranno poi luogo dal 25 agosto al 6 settembre. A Madrid, pur avendo le carte in regola per ottenere l’organizzazione dei Giochi, come ha dimostrato ogniqualvolta ha ospitato un grande evento sportivo sul proprio territorio, non è bastato avanzare la terza candidatura olimpica consecutiva. La metropoli della “movida”, infatti, non poteva non essere penalizzata dalla situazione di crisi economica che sta attraversando da tempo il Paese (la Spagna ha uno dei tassi di disoccupazione più alti d’Europa). Così, l’ipotesi di un’edizione “sobria”, con un budget di spesa pari a un quarto di quello di Londra 2012 (grazie a tante strutture preesistenti che sarebbero state solo riadattate per l’occasione), non ha convinto i membri del Cio.
Rimandata la prima Olimpiade in un Paese a maggioranza musulmana
E se per Madrid quella di sabato è stata la terza bocciatura olimpica consecutiva, per Istanbul si tratta addirittura della quinta! Eppure quella della capitale turca, luogo di confine simbolico tra Oriente e Occidente, era una candidatura davvero affascinante, che avrebbe rappresentato un efficace segnale di apertura verso il mondo islamico. La delegazione presente a Buenos Aires era guidata dal primo ministro Erdogan, a capo di un gruppo che comprendeva anche i leader di alcune aziende internazionali turche per sottolineare come il progetto Istanbul 2020 poteva contare su un notevole appoggio economico, in particolare proprio da parte di varie società del settore privato. Per la città sul Bosforo, però, hanno pesato inevitabilmente le preoccupazioni per il possibile scoppio di un conflitto nella vicina Siria, le proteste antigovernative di piazza Taksim e, non ultima, la scarsa capacità organizzativa dimostrata in occasione dei recenti Giochi del Mediterraneo disputati a Mersin.
La scelta più sicura
Dopo la scelta coraggiosa ma al tempo stesso rischiosa di Rio 2016, come dimostra la lentezza dell’apparato organizzativo carioca con costi che stanno continuamente lievitando rispetto alle previsioni iniziali di spesa, ci si è orientati quindi verso la candidatura più solida. I membri del Cio hanno voluto far rotta su un porto sicuro, e Tokyo ha saputo offrire loro su un piatto d’argento ciò di cui avevano bisogno. Tra l’altro, la storia si ripete. Come era già accaduto per l’edizione del 1964, quando Tokyo aveva la necessità di ripartire dopo essere stata messa in ginocchio dagli orrori della seconda guerra mondiale, anche in questa circostanza la capitale giapponese ha con l’organizzazione dei Giochi del 2020 l’occasione giusta per “rialzarsi” dopo il terremoto e lo tsunami di due anni fa. Il premier Shinzo Abe si è recato di persona a Buenos Aires, proveniente dal vertice del G20 di San Pietroburgo, contestando punto per punto i timori avanzati dai membri del Cio per il protrarsi dell’emergenza all’impianto nucleare colpito e distrutto dallo tsunami dell’11 marzo 2011, che continua a dare ancora molti problemi. «Dovete attenervi a fatti, la situazione è assolutamente sotto controllo»
La lotta riammessa ai Giochi
Durante la 125esima sessione del Cio, è stata presa anche un’altra importante decisione, ovvero quella relativa allo sport che entrerà a far parte del programma a cinque cerchi proprio dall’edizione del 2020. In realtà non si tratta proprio di una novità, ma piuttosto di un ritorno. Perché alla fine, tra squash, baseball/softball e lotta, l’ha spuntata proprio quest’ultima disciplina che era stata esclusa dal palcoscenico olimpico, tra mille polemiche, lo scorso 12 febbraio. E a pensarci bene non poteva essere diversamente, visto che stiamo parlando di uno dei pochi sport presenti ai Giochi sin dalla prima edizione disputata ad Atene nel 1896. Peccato per lo squash, una disciplina il cui numero di praticanti è in costante aumento negli ultimi anni, e per l’accoppiata baseball/softball, che paga uno scarso seguito di pubblico nei precedenti tornei olimpici (questa disciplina è stata presente dall’edizione di Barcellona del 1992 a quella di Pechino del 2008).
Bach favorito per la presidenza del Cio
Martedì, a conclusione dei lavori di questa sessione, sarà poi eletto anche il nuovo presidente del Cio (in carica per otto anni, con possibile proroga di ulteriori quattro). Alla vigilia, tra i sei candidati il favorito per succedere al settantunenne belga Rogge sembra essere l’attuale vicepresidente, il cinquantanovenne tedesco Thomas Bach. Bach è stato campione olimpico nel fioretto a squadre alle Olimpiadi di Montreal del 1976, e terminata la carriera agonistica ha saputo districarsi con successo fra politica e sport, allacciando una fitta tela di relazioni con i più importanti rappresentanti del movimento olimpico (uno su tutti l’influente sceicco Ahmed Al-Sabah, a capo dei Comitati Olimpici Asiatici). Il suo principale avversario, almeno sulla carta, è il rappresentante di Singapore Ser Miang Ng (anch’egli vicepresidente del Cio e inventore dei Giochi olimpici giovanili, che a quanto pare può contare sui voti di molti membri africani), ma in lizza ci sono anche due presidenti di federazioni internazionali (lo svizzero Denis Oswald, canottaggio, e Wu Ching Kuo di Taiwan, pugilato), la leggenda del salto con l’asta, l’ucraino Sergey Bubka, e il portoricano Richard Carrion, in questo momento a capo della Commissione finanze del Cio.