Toccare l’amore nell’assistere le persone migranti
Sabato 28 gennaio la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere ha attraccato nel porto de La Spezia, come assegnato dal governo. Nella calata Artom sono sbarcati 237 migranti, di cui 73 minori di 22 nazionalità diverse, provenienti soprattutto dall’Africa del Nord e dall’Africa occidentale.
Mi chiamo Rosaria, sono un medico della Spezia e da 22 anni lavoro nell’emergenza territoriale della mia Asl. Dopo essermi resa disponibile nei giorni precedenti a questo evento, sabato pomeriggio ho partecipato ai controlli sanitari di queste persone per capire quali fossero le urgenze e le fragilità immediate o le patologie che potevano essere trattate in loco come prosecuzione delle cure, già attuate egregiamente dai medici presenti a bordo.
È stata la prima volta che ho assistito ad uno sbarco. Ho provato una forte emozione nel pensare a cosa poteva spingere questi uomini, donne e bambini, nel freddo periodo invernale, ad attraversare il mare mettendo a repentaglio la propria vita. A poco a poco mi rendevo conto dei soprusi che avevano subito e della fame che avevano patito. Il Gesù che mi rappresentavano era lo stesso Gesù che grida l’abbandono del Padre.
La commozione si stava tramutando in lacrime trattenute quando un ragazzo di 16 anni mi ha mostrato le cicatrici di torture subite, oppure quando una ragazza di 25 anni mi ha raccontato gli abusi sessuali a cui è stata sottoposta. Infatti, nei loro sguardi ritrovavo la stessa voglia di vivere una vita spensierata e con tanti obiettivi da raggiungere che ritrovo nello sguardo delle mie figlie, loro coetanee, ma con un fardello già pieno di sofferenza.
È stata un’esperienza bella, forte, pesante. Mentre li visitavo, seppur per pochi minuti, provando a mettermi al loro posto cercavo di farli sentire a proprio agio, svolgendo il mio lavoro scrupolosamente ma soprattutto con la dolcezza ed il sorriso.
Anche il giorno successivo, domenica 29, mi è stato assegnato questo lavoro invece del turno in automedica. Alle 7, durante la messa, sono riuscita a concentrarmi sulla meditazione del giorno, “soccorrere i bisognosi”, che diceva: «La cosa più importante è avere un amore concreto, che si rimbocca le maniche, che guarda attorno a sé e riconosce Gesù che deve essere amato in ogni persona in necessità». Un bell’inizio di giornata.
In questa occasione ho anche toccato con mano la grande bontà che esiste nel cuore dell’uomo. Ho conosciuto fantastici mediatori culturali, sovente provenienti dagli stessi Paesi dei migranti, che in Italia hanno avuto una storia di riscatto, generosi volontari di varie associazioni e di gruppi parrocchiali, personale delle Forze dell’Ordine molto gentile e disponibile…
La ricerca della Volontà di Dio è un’avventura senza fine. In questa esperienza, dove mi sono sentita una piccola parte di un vasto ingranaggio, l’ho trovata nel servire questi fratelli, ripagata da una soddisfazione personale centuplicata.
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