Toccando Ferro

Di lui si può dire di tutto e il suo esatto contrario, spesso contemporaneamente. Tiziano Ferro da Latina, classe 1980, è quasi un ossimoro vivente: la più provinciale fra le nostre popstar da esportazione, il più moderno fra i tradizionalisti, il più dotato fra le ugole italiche dell’ultima generazione, o il meno talentuoso dell’ultima nidiata cantautorale… Fate vobis. Quel che è certo è che il suo recente Nessuno è solo (Emi) è un disco formalmente impeccabile. Epperciò formidabile nel potenziale commerciale proprio per le sua pochezza contenutistica. Un prodotto astutissimo, rifinito con tale cura del dettaglio da risultare quasi frigido, ma capace di dribblare certe trappole della retorica che spesso finiscono col rendere insostenibili opere di ben più alto profilo. E questo suo terzo album ha tutto ciò che serve a farlo andare lontano, e più in alto, di quanto già non sia: immediatezza, appeal internazional- popolare, furbizia di scrittura e soprattutto la personalità di una voce dalle radici vagamente gospel, ma che lo apparenta ai nuovi big della scena rhythm’n’blues anglostatunitense. Un disco pieno di energia e di savoir- faire, reso intrigante dai chiaroscuri e dagli agrodolci delle atmosfere e delle tematiche. Lussureggiante nei suoni, encomiabile nella ricerca di strutture compositive non troppo prevedibili, evanescente e qualunquista nei contenuti (al di là delle ambizioni sbandierate) secondo la formula tipica dei prodotti da supermercato. Certo il nostro non ha il carisma di Zucchero o la classe di un Paolo Conte, ma lui la corsa l’ha sempre fatta su tutt’altri modelli di made in Italy: il Ramazza e la Pausini, tanto per non far nomi, ovvero gente che ha saputo coniugare un sound cosmopolita con la propria specificità latina, la modernità di scrittura col calore e l’estroversione mediterranea. Del resto Ferro è uno che punta alle radio, magari a qualche Grammy (di quelli marginali, beninteso) e ai mercati dell’Est Europa e del Centro e Sud America. Mica alle enciclopedie della musica. E tuttavia s’intuisce qua e là un’inquietudine stimolante e una nuova voglia di cercare altri territori, nella vita come nel lavoro. La prossima partita sarà decisiva come tutti i bivi: da una parte le corsie comode e rassicuranti delle autostrade del successo di massa, dall’altra gli sdrucciolevoli e oscuri sentieri dell’esploratore. Ma ho l’impressione che ad orientarne la scelta saranno il carattere e il temperamento molto più che le contingenze, le frequentazioni o la sua stessa volontà. Il destino di Tiziano, come il nostro, è in buona parte già scritto: vedremo se, come, e quanto saprà sorprenderci. CD Novità JOAN AS POLICE WOMAN Real life (Pias) Joan Wasser è una fanciulla cresciuta suonando il violino nella prestigiosa orche- stra sinfonica dell’università di Boston. Ma portandosi addosso un’inquietudine esistenziale e un’attitudine vagamente iconoclasta che è presto sbocciata in una solida vocazione cantautorale. Dopo una serie di imprese discografiche di scarso costrutto con gruppi di carneadi, questo debutto solista finalmente ne dimostra appieno tempra e caratura. Tra Chrissie Hinde e Rickie Lee Jones, un biglietto da visita che promette molto. SUNSHINERS Sunshiners (Jive-Sony) Sono in quattro e arrivano dalle isole Vanautu (un minuscolo arcipelago del Pacifico). La formula è tanto semplice quanto originale e divertente: rileggere in chiave reggae i classici del brit-pop degli anni Ottanta. Una manciata di vecchi classici (firmati da Bowie, Tears For Fears, Human League e molti altri) rivitalizzati senza stravolgerli: come portare un raggio di sole dei Caraibi tra le nebbie del Tamigi.

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