Tito e Giulio Cesare insieme

Un doppio Shakespeare a Bologna; Pirandello a Roma e a Napoli; la storia del pugile Muhammad Ali a Roma, e quella del poeta maledetto Villon a Parma.

Nati nell’ambito del “Glob(e) al Shakespeare”, e presentati a giugno 2017 nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia, i due spettacoli condividono identità, spazio scenico e un linguaggio fortemente contemporaneo. Insieme, diventano due parti di una riflessione unitaria sul concetto di potere e sulle conseguenze del suo esercizio. Da una parte, il Tito di Michele Santeramo riesce a restituire l’insensatezza della guerra e della violenza con un tono generale lieve ed elegante, capace di strappare anche un sorriso; dall’altra, Andrea De Rosa, privilegiando l’aspetto politico e filosofico del Giulio Cesare di Shakespeare (sottotitolo Uccidere il tiranno), realizza uno spettacolo dall’atmosfera terrigna e metallica in cui i congiurati cercano le ragioni profonde del loro omicidio, le interrogano e ne sono al tempo stesso travolti. Tito/Giulio Cesare”, due riscritture originali da Shakespeare. ATTO I
Tito
riscrittura Michele Santeramo, regia Gabriele Russo. ATTO II
Giulio Cesare,
riscrittura Fabrizio Sinisi, regia Andrea De Rosa, scene Francesco Esposito
costumi Chiara Aversano
luci Salvatore Palladino, Gianni Caccia. Produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. A Bologna, Arena del Sole, dal 4 al 7/4; a Cesena, Teatro Bonci, dall 11 al 14/4: A Roma, Teatro Argentina, dal 7 al 12/5.

Il piacere dell’onestà secondo Alessandro Averone

Dopo aver messo in scena Così è se vi pare, l’attore e regista Alessandro Averone torna a Pirandello con uno dei testi più grotteschi, nel quale con straordinaria maestria attraverso il meccanismo del paradosso l’autore mette in risalto le tematiche che gli sono care. Con la consueta causticità e maestria delle dinamiche teatrali Pirandello ci accompagna all’interno di un salotto borghese, luogo principe dell’ipocrisia e dell’immagine, e ci mostra con un limpido paradosso la drammatica e ridicola difficoltà di essere radicalmente e compiutamente se stessi. “Il piacere dell’onestà”, di Luigi Pirandello, regia Alessandro Averone, con Alessandro Averone, Alessia Giangiuliani, Laura Mazzi, Marco Quaglia, Gabriele Sabatini, Mauro Santopietro, scene Alberto Favretto, costumi Marzia Paparini, luci Luca Bronzo, musiche a cura di Mimosa Campironi, assistente alla regia Antonio Tintis, in collaborazione con Knuk Company, Teatro Metastasio di Prato. A Roma, Teatro Vascello, fino al 7/4.

Villon, il poeta maledetto di Raffaele Esposito

Parigi. In una cella sotterranea un uomo che sta per essere giustiziato. Una voce lo chiama, gli porta dei viveri. Ma soprattutto gli dà il la per raccontare la sua storia. Una storia per nulla ordinaria, visto che il prigioniero condannato a morte è maître François des Loges, oppure anche maître François de Montcorbier, in entrambi casi chiamato Villon. E François Villon è un uomo come pochi ce ne sono stati: probabilmente il prototipo del poeta maledetto. La figura e la voce di Villon, oltre ad aver infiammato il suo tempo, hanno viaggiato nei secoli fino a impregnare della loro essenza altissima e maledetta il romanticismo francese, al punto che da sempre gli studiosi si impegnano a filtrare e separare la leggenda dalla verità, il goliardo dal poeta. Il Villon di Roberto Mussapi è però soprattutto voce umana, carne imprigionata, anelito al cielo, interpretato sulla scena da Raffaele Esposito “Villon”, di Roberto Musappi, regia Gigi dall’Aglio. Produzione Fondazione Teatro Due di Parma. Dal 3 al 7/4.

Il corpo astuto del pugile Muhammad Ali

Un attore e un regista, sotto gli occhi del pubblico, costruiscono emotivamente, poeticamente e artisticamente lo spettacolo. L’ispirazione nasce concretamente dal corpo di Muhammad Ali, un corpo allenato, messo in gioco, sfidato, osannato, osservato, acclamato; un corpo astuto che sa come attutire un colpo, un corpo pronto, forte, nero, in ebollizione. Un corpo che fa delle differenze una forza, un vanto, una battaglia. “Se la mia mente può concepirlo e il mio cuore può crederlo, allora io posso compierlo”. Traendo ispirazione dal corpo dell’indimenticabile pugile, metafora della forza che supera ogni limite, l’attore e il regista si confrontano con il senso dell’impossibile e della sfida. “Muhammad Ali”, di Pino Carbone e Francesco Di Leva, drammaturgia di Linda Dalisi, con Francesco Di Leva, costumi Ursula Patzak, luci Cesare Accetta, scene Mimmo Paladino, musiche Marco Messina e Sacha Ricci, ricerche e consulenza Anna Maria Di Luca e Fausto Narducci. A Roma, Piccolo Eliseo, fino al 18/4.

Roberto Latini a Napoli

Un’intensa settimana di spettacoli e incontri, una ‘residenza artistica’, e due creazioni dell’attore, autore e regista romano. Il Cantico dei Cantici (il 3 e 4/4), uno dei testi più antichi di tutte le letterature, intriso, di dolcezza e cura, che rimanda a immagini legate alla bellezza che si fa carnalità, poesia e fecondità insieme, è un vortice di parole rivisitate secondo l’estetica indipendente di Latini, che pesca nella musica punk-rock e nel lato non autoreferenziale dello spettacolo. Ne I Giganti della Montagna – radio edit (dal 5 al 7), testo di Pirandello rimasto incompleto per la morte dell’autore, Latini muove dalle parole – “sono queste il personaggio che ho scelto”, dichiara – per “portarle al di fuori di tempo e spazio, in uno degli spettacoli storici del suo repertorio ‘monologante’. “Cantico dei Cantici” e “Giganti della Montagna – radio edit”, adattamento, interpretazione e regia Roberto Latini, compagnia Fortebraccio Teatro, musiche e suoni Gianluca Misiti, luci e tecnica Max Mugnai, A Napoli, Teatro Nuovo e Sala Assoli, dal 3 al 7/4.

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