Tintoretto genio ribelle
Il titolo è forse eccessivo, ma suona bene nel documentario che Sky Arte diffonderà il 25, 26, 27 febbraio in tutta l’Italia. Continua così la serie dei docufilm d’arte che hanno già avuto Raffaello, Michelangelo, van Gogh e poi avranno Gauguin a marzo, Picasso a maggio e ancora Caravaggio a giugno. Si tratta di lavori ben fatti, fotograficamente, narrativamente – la voce è di Stefano Accorsi -, con l’aiuto di esperti: qui Melania M. Mazzucco che ha ideato il progetto e poi Peter Greenaway e altri critici anglosassoni. In Italia in verità gli studiosi non mancherebbero- e di valore -, ma, si sa, Sky è un progetto internazionale, nato in casa inglese, e il docufilm sarà distribuito in tutto il mondo.
Torniamo dunque a questo matrimonio fra arte e cinema, di forte impatto visivo: uno spettacolo. Entriamo a Venezia, città dell’artista, l’unico grande veneziano –viene detto –perché gli altri, cioè Giorgione Tiziano Veronese, vengono dal Veneto alla città lagunare. Peccato che il docufilm dimentichi geni come Giovanni Bellini e Lorenzo Lotto, veneziani doc…. Comunque sia, Tintoretto è classificato come genio furioso e ribelle. Rapido, teatrale, incisivo nelle tele sterminate, osteggiato da Tiziano, in concorrenza con Veronese, una carriera in salita. Ma lui non si arrende, lavora anche quando c’è la peste che si porta via 50mila veneziani. Conquista le grandi Scuole, un sottopotere politico e fa di San Rocco la su Cappella Sistina. Con Giotto (che non viene citato) è l’unico artista a decorare da solo un intero complesso, più di Michelangelo ,suo modello. E’ furbo e spregiudicato anche Tintoretto. Ma deve mantenere nove figli, tra cui l’adorata Marietta, pittrice anche lei, e Domenico che continuerà la tradizione pittorica dopo la morte di Jacopo, a 75 anni nel 1594.
Il film indaga i misteri del pittore: il chiaroscuro che anticipa Caravaggio, il senso dello spettacolo che anticipa il cinema – il primo regista della storia, lo definirà Sartre, anzi una proto rockstar lo dirà David Bowie che possiederà una sua tela. Il docufilm ha il privilegio di mostrare in diretta i l restauro delle due tele su Maria della Scuola di San Rocco, svelando i segreti del mestiere dell’artista, ed è forse il momento più bello del lavoro. Ma indaga pure le pennellate lunghe e piene, i volti e i dettagli: dal Serpente di bronzo alla sterminata Crocifissione, dalle dodici Ultime cene al nudo di Susanna. Fino all’immenso Paradiso a Palazzo Ducale. Ti viene la voglia di scappare subito a Venezia a cercarlo, Tintoretto, nelle chiese dove ha lasciato decine di capolavori, a San Rocco dove c’è tutto di lui, a san Giorgio Maggiore, dove ci sono le sue ultime cose.
Un regista, un creatore di immagini, un fulmine, certo. E un mistico. L’uomo era devoto, amava i poveri, credeva in ciò che dipingeva. Forse sarebbe stato utile essere meno “distanti”da questo aspetto, essenziale per entrare in Tintoretto.
Con tutto ciò il docufilm è prezioso, aperto a tutti, fa innamorare dell’artista. E poi correre ad incontrarlo di persona a Venezia.