Tik Tok e la guerra dei dati tra Usa e Cina

Trump ha obbligato la società cinese Bytedance a cedere il social network a Microsoft entro la metà del mese. Gli Usa, commenta Fabio Turato, professore dell’Università di Urbino Carlo Bo, non vogliono che un’azienda della Cina si impossessi dei dati sensibili dei propri cittadini.
Trump e TIk Tok (AP/Patrick Semansky, Antum Naveed)

Non è solo un social: su Tik tok si sta giocando la “Guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina. In palio c’è il possesso dei dati delle più giovani generazioni che utilizzano sempre di più questa piattaforma. Entro il 15 settembre le attività americane di Tik Tok dovranno essere cedute dalla società cinese Bytedance a Microsoft. Oppure – ha minacciato il presidente Donald Trump – l’app sarà bandita dagli Stati Uniti. Lo scontro sul social si inserisce nel più ampio conflitto commerciale tra le due potenze, iniziato nel 2018 dopo che il tycoon ha annunciato di porre 50 miliardi di dazi doganali sulle merci importate dalla Cina.

«Se parliamo dell’iniziativa di Trump, dobbiamo sgomberare il campo da una visione del tutto italiana, improntata sull’etica – commenta Fabio Turato, professore di Relazioni Internazionali dell’Università di Urbino Carlo Bo -. Gli americani sono molto più pragmatici e hanno una cultura strategica superiore rispetto alla nostra. Non vogliono che un’azienda estera, addirittura cinese, si impossessi dei dati sensibili dei loro cittadini. In più, questo mercato è il loro. Sono i padroni dei dati, basti pensare a Google e a Facebook. È un’esigenza sentita dall’intera collettività. Avete mica sentito Joe Biden (il candidato democratico alla Casa Bianca ndr) lamentarsi per l’imposizione di Trump su un’azienda privata!?».

Tik Tok dice di avere 100 milioni di utenti negli Stati Uniti, dove è uno dei social che sta crescendo di più negli ultimi due anni. «Bisogna tenere conto – continua Turato – dei legami troppo stretti e molto opachi che hanno le aziende cinesi con il governo. Su questi social si possono formare le future generazioni. È quindi comprensibile la scelta di Trump. Noi abbiamo fatto l’errore opposto: soprattutto il governo precedente ha strizzato troppo l’occhio alla Cina. La firma del memorandum tra l’Italia e il Dragone quando il presidente Xi Jinping è venuto a Roma ne è un esempio».

È su questo che si giocherà il braccio di ferro del domani tra le due potenze. «Dal punto di vista militare gli Stati Uniti sono superiori, ma nel campo tecnologico la Cina ha fatto passi da gigante. Come un tempo si gareggiava nella scoperta dello spazio, adesso si gioca un’altra partita. Immaginate per un Paese come gli Usa che è sempre stato abituato a dettare la politica estera cosa rappresenta l’invasione di campo di Tik Tok», conclude Turato.

Inizialmente Trump era contrario alla vendita di Tik Tok a Microsoft, ma poi ci ha ripensato e ha accettato questa possibilità, a patto che l’accordo arrivi entro metà settembre. Ha poi aggiunto che il Dipartimento del tesoro dovrebbe ricevere un sostanzioso compenso per aver reso possibile l’accordo: si tratterebbe di un caso unico nella politica statunitense. Per l’azienda cinese la cessione risulterebbe svantaggiosa perché andrebbe a perdere un decimo dei suoi utenti, e proprio quelli più attraenti per gli inserzionisti pubblicitari. È quindi vicino l’addio agli Stati Uniti, dopo che, lo scorso giugno, l’India aveva vietato l’app, per via di alcune allarmanti schermaglie di confine con la Cina. Bytedance aveva inizialmente proposto un’operazione per creare un consiglio di amministrazione americano indipendente, aumentando le quote degli imprenditori statunitensi che avrebbero ottenuto insieme la maggioranza della quote delle operazioni locali del social. Ma questo non è stato sufficiente a far cambiare idea Trump.

 

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