Se i tifosi collegano il ponte Morandi
Poche ore dopo il crollo del ponte Morandi a Genova ha destato scalpore la vignetta con un tifoso genoano e uno sampdoriano che, con un abbraccio, tornavano ad unirlo. La vignetta, firmata da Gokcen Eke, Caricaturella, ha fatto il giro del mondo e ha destato scalpore, ma non a Genova. Solo i “foresti” hanno avuto un moto di stupore guardando quell’immagine. Per i genovesi quella è la normalità, quella è la rappresentazione dell’anima della città: due opposte tifoserie, acerrime nemiche durante le tensione calcistica, ma che in realtà, appena conclusa la partita, tornano a essere fratelli.
A Genova non di rado accade di vedere genoani e sampdoriani andare assieme allo stadio per partecipare al derby, momento epico nel quale esplode maggiormente la rivalità tra le due tifoserie, rivalità peraltro composta anche se vissuta con forte passionalità. Ma terminato il derby, terminato il momento di maggiore “attrito” ed usciti dalle rispettive gradinate Nord e Sud, i tifosi tornano a casa assieme, magari fermandosi al bar a mangiare un pezzo di focaccia col bicchiere di bianco, commentando la partita.
Ebbene credo che sia difficile immaginare scene del genere in altre città italiane: ma a Genova ciò è la normalità. Genova è diversa, Genova è una città divisa a metà, ma unita quando si tratta di affrontare le avversità. Avversità e tragedie che ciclicamente purtroppo colpiscono la Superba. Genova, stretta tra il mare e i monti, negli ultimi anni è stata colpita da due disastrose alluvioni. A ripulire le strade dal fango, a svuotare gli scantinati dei palazzi resi inagibili, a dare il primo sostanziale aiuto non era raro vedere lavorare gomito a gomito ragazzi con addosso i colori delle due differenti squadre, ragazzi chiamati gli “angeli del fango”. Sembrerà strano ai più, ma a Genova è così.
Lo è sempre stato nella storia della città, divisa nel Medioevo tra “guelfi” e “ghibellini”, fautori gli uni del partito a favore del papa e gli altri strenui difensori dell’imperatore. Varie volte un partito ha avuto ragione sull’altro, varie volte nel corso delle aspre lotte che li hanno contrapposti, ci son stati genovesi allontanati dalla città, ma sempre alcuni esponenti della fazione opposta si sono prodigati per agevolare il rientro dei fuoriusciti. È accaduto spesso nel Duecento, periodo di acceso scontro tra i due partiti. Ma appena la città doveva affrontare un nemico comune, si mettevano da parte le rivalità politiche e assieme si affrontava il pericolo. Così è stato nel 1284, nel corso della battaglia della Meloria, e nel 1684, quando ormai “guelfi” e “ghibellini” erano solo un ricordo, quando Genova ha dovuto affrontare i bombardamenti francesi, e più tardi ancora durante le resistenza al nazi-fascismo.
Genova è così abituata a conquistarsi ogni singolo centimetro di terra rubandolo al mare e alle montagne che i suoi cittadini sono spesso visti come scorbutici e rudi, ma d’altronde, come diceva Montesquieu, “I genovesi sono come piete massicce che non si lasciano tagliare, ma sotto quella pietra, batte un cuore grande”.