Tiepolo segreto

Chissà quanti conoscono Giandomenico, il figlio del geniale Giambattista che ha decorato nel '700 ville, chiese, palazzi e regge in tutta l'Europa, da Wurzburg in Germania a Madrid, dov'è morto. Non perdiamo la rassegna al Palladium Museum di Vicenza
Giandomenico Tiepolo, Ercole con Cerbero incatenato (Particolare)

Chissà quanti conoscono Giandomenico, il figlio del geniale Giambattista che ha decorato nel ‘700 ville, chiese, palazzi e regge in tutta l’Europa, da Wurzburg in Germania a Madrid, dov’è morto. Giandomenico ha collaborato col padre negli affreschi di Villa Valmarana, posta sui deliziosi Colli Berici di Vicenza. Il padre affrescava il piano nobile con le storie dall’Iliade e dalla Gerusalemme liberata, un teatro musicale pieno di eleganza. Lui decorava la Foresteria con scene agresti, vita contadina e bucolica: pittore estroso, geniale, capriccioso. Ma capace di lavorare in grande.

Lo si nota nella rassegna “Tiepolo segreto” al Palladium Museum di Vicenza. Una serie di affreschi strappati dal palazzo Valmarana nella città, ideati verso il 1772, con le Storie di Ercole, che rappresentano una doppia riposta dell’artista. Al padre, di cui Giandomenico ripete il gusto classicheggiante ma, se possibile, con maggior estro; e al Palladio, cui gli affreschi vogliono essere un controcanto alle scene del Teatro Olimpico. Alla nobiltà del padre e del Palladio, Giandomenico pare adattarsi.

Nella scena con Ercole e Cerbero incatenato, inventa un nicchione classico, alla Canova, in cui pone il dio con la clava issato sopra un piedistallo superdecorato. Ma, a ben vedere, Cerbero è un cagnone addomesticato e non il mostro ringhioso ed Ercole un gigante buono che si affaccia dal fondo candido – gli affreschi sono in grisaille – con serenità, quasi stesse tornando da una passeggiata. Maestosità dunque nell’impianto: edicole timpanate, finti bassorilievi con le fatiche dell’eroe, finte statue aggettanti dal fondo. Una scenografia nobilissima che è davvero una risposta a quella del Palladio, di cui ripete paraste, nicchie, decorazioni, insomma una rivisitazione del repertorio classico cinquecentesco: un omaggio al grandissimo architetto che ha “fatto” Vicenza, ma anche molta arte occidentale, americana compresa.

Eppure, a Giandomenico, il bizzarro, il fantasioso, scappa fuori dall’eleganza settecentesca, il solito suo guizzo ironico. Probabilmente i suoi committenti non l’hanno notato. Noi invece sorridiamo vedendo Ercole che si dà da fare con l’Idra, che proprio un drago orrendo non è, ma un mostro con teste di ragazze svenevoli e che poi, anziché finire glorificato nell’Olimpo, sale sul rogo a morire. Altro che apoteosi dell’eroe. Insomma, se papà Giambattista ci credeva alle favole mitologiche, Giandomenico quasi quasi se ne burla, con le sue luci-ombre crepuscolari e il segno nervosetto del pennello. Il giovane si diverte.

È una gioia perciò visitare questo Tiepolo spiritoso, un po’ alla Goldoni: segreto, perché misconosciuto fino a pochi anni fa ed ora ospite del Palladium in una bellissima sala. Qui passeggiando fra le “scene dipinte” possiamo risentire le note della musica del tardo barocco, un Boccherini per capirci, sapida, elegante, piena di amore per una bellezza antica mai perduta, di cui abbiamo una inguaribile nostalgia. Non romantica però, perchè Giandomenico dipinge con il sereno buonumore veneziano fra la dolcezza delle colline vicentine, in quel Settecento che sparge ville un po’ dovunque. Creando spazi di una armonia ancora viva.

Da non perdere.

(catalogo Cisa Palladio)

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