Ti penso
Per i ragazzi il cellulare è un mezzo che consente di mantenere potenzialmente un contatto costante con il mondo, e di conseguenza di non sentirsi esclusi dal gruppo dei pari. Tenere il telefono acceso permette in ogni momento della giornata di ricercare l’altro e di essere ricercati, di avere uno spazio nella mente di qualcuno (spesso basta una squillo) e nello stesso tempo di non farlo sentire rifiutato. Il telefonino risponde all’esigenza di pensare e di essere pensati, è un modo per scacciare la solitudine e avere una risposta al bisogno di protezione e sicurezza. Nei momenti di solitudine, quando la noia, che fa parte della fisiologia dell’adolescente, può prendere il sopravvento, scrivere messaggi o mandare uno squillo è per i ragazzi una valida àncora di salvezza contro la possibilità di sperimentare sentimenti di isolamento.
Un’interessante ricerca dimostra però che, se la possibilità di condividere a distanza un pensiero può far sentire meno soli, ciò non significa che la mancanza temporanea di questi strumenti influisca negativamente sullo stato d’animo dei ragazzi, provocando sentimenti di abbandono e insicurezza. Ciò sembra confermare l’idea che fare ricorso ad un messaggio sia una risorsa, un’opportunità e non una necessità spasmodica e irrefrenabile. I ragazzi non fanno ricorso agli strumenti di comunicazione in modo esclusivo quando si trovano in difficoltà emotiva o affettiva, ma ne usufruiscono così come hanno accesso ad altri beni di consumo e strumenti tipici dell’epoca in cui vivono. Per i ragazzi tutto ciò è vissuto come un’opportunità alle relazioni tra coetanei; chi fa fatica a relazionarsi con i coetanei investe poco anche nell’uso di cellulari.