The Master

Tra le tante pellicole in uscita, da non perdere l'ultima fatica di Paul Thomas Anderson con Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffmann
film the master

Continuano ad uscire nuovi film, anche se la gente non affolla troppo le sale. Tra le nuove pellicole, da non perdere The Master, diretto con intelligenza e gusto da Paul Thomas Anderson e già presentato a Venezia, dove è stato premiato per la regia e la Coppa Volpi ai due protagonisti. Dove arriva la capacità di seduzione mentale di un guru pseudoreligioso? Le sette – e l’occhio va certo a Scienthology – impazzano negli Usa (e ormai anche da noi) e coinvolgono le persone più fragili in un gioco psicologico padre-fglio inquietante. L’ex marinaio borderline Joaquin Phoenix (perfetto) viene affascinato dalla personalità magnetica di Philip Seymour Hoffmann (più che perfetto): ma quest’ultimo è un imbroglione o un carismatico? Siamo negli anni Cinquanta del ‘900, ma sotto molti aspetti sembra – anzi, è – oggi. Scene potenti di un film magico che gioca soprattutto sulla bravura degli attori, cedendo un poco sul contenuto in qualche momento.

Altra cosa è invece Buon anno Sarajevo diretto da Aida Begic con una produzione internazionale (Bosnia, Francia, Germania, Turchia), che dice già abbastanza sul film. Il quale narra di due fratelli orfani di Sarajevo, che cercano di uscire dallo choc della guerra. Lei è diventata una musulmana fin troppo fervente, lui è un ribelle a scuola. Vincitore al Festiva di Pesaro, il film è doloroso e tragico eppure quanto mai vero. Le ferite di un conflitto sono davvero incancellabili? E i rapporti con la società possono ritornare ad essere tranquilli? Senza retorica, la narrazione è costellata di punte drammatiche e di altre più distese, ma non fa mai calare  l’attenzione, anche grazie alla bravura degli interpreti e ad un ritmo sostenuto.

Jack Reacher- La prova decisiva è il gran ritorno, da produttore e protagonista, di Tom Cruise. A cinquant'anni anni in forma perfetta, senza controfigure, l’attore specializzato in prove fisiche superlative, è un personaggio “fuggitivo” che si trova dentro ad una storia di omicidi in apparenza irrisolti e irrisolvibili. La storia non è originalissima, ma Cruise la personalizza al massimo, così che il film diventa angoscioso – i primi minuti sono vero cinema -, glaciale, forsennato; ma vitale, tra fughe, violenze a sangue freddo, tensioni. Mai un momento di pausa, se non per qualche battuta sprizzante. Il genere poliziesco-avventuroso che piace tanto all’eroe Cruise è accontentato dalla fotografia metallica, dai colori freddi e da una sceneggiatura che con astuzia sa calibrare le corse, i dialoghi e un finale…che non sveliamo.

 

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