The last of the sea women, le protettrici del mare

Consigliamo un interessante, notevole documentario disponibile da qualche giorno su Appletv+: The last of the sea women, diretto dall'americana Sue Kim

Ci sono donne, sull’isola di Jeju, al largo della Corea del Sud, che di professione si tuffano nell’oceano per pescare frutti di mare. Lo fanno da sempre, per un’antica tradizione della loro cultura: quella Haenyeo. Si immergono ancora oggi, nonostante molte di loro siano in là con gli anni. Alcune ne hanno oltre 70, ma ancora indossano la muta e la maschera, sui loro visi rugosi e bellissimi. Facilmente sorridenti. Fieri.

Nel loro lavoro versano il cuore. In questo non comune mestiere ora riconosciuto dall’Unesco. Il mare è la loro cultura, l’oceano è nelle ossa e nella storia di queste donne indipendenti e incredibili.

Di loro ci parla un interessante, notevole documentario disponibile da qualche giorno su Appletv+: The last of the sea women, diretto dall’americana Sue Kim, che le osserva come protettrici del mare, come guardiane dell’oceano stesso, consapevoli di come ci nutra. Ma sono anche testimoni del suo cambiamento, le donne Haenyeo. Dei cambiamenti climatici e dei danni provocati dall’inquinamento.

Anche il mestiere è cambiato, dai materiali di repertorio che le mostrano numerose, in uno sgranato bianco e nero, e con un forte spirito comunitario, a un oggi dove quasi nessuna giovane vuole più farlo, anche se il legame tra le “sopravvissute” ai cambiamenti sociali, tecnologici e culturali, è ancora ben saldo. Anche se quel mestiere è, per chi lo pratica, tanto duro e impegnativo quanto amato.

Delle partecipanti ai corsi organizzati per la sopravvivenza di questo antico e duro lavoro, pochissime, poi, proseguono nel tuffarsi e nello stare in acqua per ore. Rigorosamente in apnea. Il 5% circa.

Eppure, su un’isola lì vicino, Geoje, ci sono due giovani che hanno deciso di portare avanti questa tradizione, e le anziane colleghe ne sono orgogliose: le sostengono e le incoraggiano, le abbracciano e insieme sorridono, nelle feste organizzate per la comunità, anche se le seconde utilizzano quei social − per veicolare e sostenere il loro lavoro − che per le prime era ed è assoluta fantascienza. Non importa, ogni stagione ha i suoi strumenti; quel che conta è che il fine sia comune. Lo è certamente la battaglia, improvvisamente portata avanti da questa compatta e tenera squadra femminile, quando arriva la notizia che il Giappone vuole scaricare in mare le acque rimaste imprigionate dopo il disastro di Fukushima. Queste potrebbero con facilità arrivare a toccare le coste delle isole Haenyeo, e la protesta porta una di loro, con la sua timida minutezza, con la semplicità della sua storia fatta di mare e donne come lei, ma con l’orgoglio della sua cultura, a testimoniare presso il consiglio delle Nazioni Unite.

È tra i momenti più toccanti un documentario che ci parla di donne, di ambiente, di una cultura da conoscere e tutelare, di una storia originale e sorprendente.

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