The aviator
Un Icaro che si era avvicinato troppo al sole, un antico sovrano greco minato dalla follia. Presentandolo alla stampa, Martin Scorsese ha attinto alla mitologia e alla storia per descrivere la parabola umana del miliardario Howard Hughes, The Aviator. E in effetti ha il sapore della grande epica, la forza della tragedia classica e echi di drammi shakespeariani il nuovo film interpretato con bravura da Leonardo Di Caprio. È il racconto degli anni giovanili di Hughes, spericolato innovatore nel campo dell’aviazione, appassionato della velocità, regista del kolossal Angeli dell’inferno, produttore di cult movie come Scarface, inguaribile dongiovanni che aveva conquistato decine di stelle come Katharine Hepburn e Ava Gardner. Morì in solitudine a 71 anni nel 1976, consumato dalle ossessioni che gli avevano devastato il cervello. Pur fermandosi prima che la pazzia si facesse manifesta, The Aviator mostra luci e ombre di un personaggio molto controverso e per certi versi inquietante. L’entusiasmo e i lampi di genio sono tutt’uno con le frequenti turbe psichiche. Di Caprio, sottoposto ad una vera e propria prova d’attore in odor di Oscar, salta da un registro all’altro, dal giovanile all’entusiastico dal sensuale al paranoico, dando corpo ad un personaggio di grande, ambiguo fascino. Splendide le riprese aeree, mozzafiato gli scorci ricostruiti da Dante Ferretti della Hollywood del periodo d’oro, la Mecca del cinema che Hughes contribuì a cambiare con le sue strambe ma geniali intuizioni. Scorsese mette in campo tutta la sua passione filologica per la settima arte e alla fine sembra trovare nell’Aviatore l’ennesima parabola dell’uomo travolto dalla sua stessa grandezza che attraversa tanto del suo cinema. Il film è un grande racconto, anche a costo di qualche cedimento allo spettacolo. Ma di Oscar il regista non ne ha mai vinti e un po’ di strizzatine d’occhio alla Academy che incredibilmente non l’ha mai premiato, si può anche capire. Passato attraverso il montaggio serrato e nervoso di Scorsese e la recitazione tutta slanci di Di Caprio, Hughes diventa quasi l’icona di un capitalismo intimamente bacato, minato al suo stesso interno. La concorrenza è una farsa, la guerra è un affare, la politica e le leggi si comprano, i soldi e il potere danno alla testa. Non poco per un film prodotto nella culla dell’industria del cinema, distribuito in 1600 sale in America e 400 in Italia. Dal 28/1. Regia di Martin Scorsese; con Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett. Gianni Bianco