Thailandia, marijuana libera?
Quasi un anno fa, una modesta signora sui 60 mi sorprese non poco: la conosco da una vita ed è la mamma di un caro amico. Ricevetti un pacco con due bottiglie di plastica, piene di un certo thè, che mi insospettirono. «George, sono per la tua insonnia», mi disse al telefono. Alla mia domanda sul tipo di the, mi disse che erano state preparate seguendo le indicazioni di un corso universitario: erano bevande alla marijuana! Finirono, come potete immaginare, come concime per i miei amati fiori sul balcone.
Accertandomi ulteriormente della questione, appresi che il governo thailandese aveva organizzato dei corsi universitari per far conoscere gli effetti benefici e farmaceutici della foglia di cannabis, in definitiva per preparare l’attuale legalizzazione. La bevanda che finì nei vasi delle mie piante era stata preparata dalla figlia più giovane della signora 60enne, frequentatrice del corso universitario, e in cerca di un futuro professionale una volta legalizzata la cannabis.
Da giovedì scorso, dunque, la marijuana in Thailandia è stata cancellata dalla lista nazionale delle droghe pericolose e proibite. Adesso chiunque può registrarsi online presso la Fda (Food and Drug Administration, ovvero l’agenzia governativa per il controllo del cibo e delle droghe) dichiarando lo scopo per il quale vuole coltivare la cannabis, e ottenere il permesso. Non ci sono limiti al numero di piante che si possono coltivare e non è chiara la percentuale consentita di Thc (sostanza psicotropa presente in varie concentrazioni a seconda delle varietà di cannabis).
La ragione ufficiale che ha spinto alla liberalizzazione sarebbe quella di regolare un settore clandestino ed al tempo stesso enorme, un commercio illecito in mano alle mafie. Il governo Thai intende così far emergere soprattutto il settore privato, i piccoli produttori, come protagonisti di questa liberalizzazione, permettendo a tanti coltivatori di commercializzare la famosa piantina rendendo lecito un mercato dove grandi corporazioni e piccole imprese possano coesistere.
Chiedendo la registrazione, il governo vuole conoscere e regolare un mercato finora relegato nella zona grigia dell’economia. Una mossa attesa da mesi, a cui il governo aveva lavorato intensamente da tempo, anche sentendo il parere dei medici che avevano, almeno in parte, caldeggiato la liberalizzazione della foglia. Sono stati studiati e resi noti gli effetti benefici della vecchia droga, per metterne in luce gli usi terapeutici nella cura di alcune malattie.
Si può ricorrere, infatti, alla cannabis quando per alleviare il dolore (oncologico e non) e ridurre disturbi cronici associati a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale. La marijuana può essere indicata per far fronte ad alcuni effetti negativi della chemioterapia, della radioterapia o di alcune terapie per l’Hiv. Può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. Inoltre la cannabis è efficace come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia o in pazienti oncologici.
La cannabis di uso medicinale può essere impiegata anche per abbassare la pressione oculare in caso di glaucoma che resiste alle terapie convenzionali. Ancora: può ridurre i movimenti involontari del corpo e facciali nella Sindrome di Tourette.
Con la legalizzazione, il Ministero della sanità thailandese non intende dare via libera all’uso della cannabis a scopi ricreativi, ma esclusivamente medicinali. Sta di fatto che nel primo giorno di legalizzazione, il sito del governo ha ricevuto più di 100 mila richieste di registrazione da privati e da aziende.
Naturalmente non tutti sono daccordo con la decisione del governo: una parte dei medici e dei senatori raccomanda una legislazione più chiara, più precisa dell’attuale, ed anche severa verso i trasgressori. E soprattutto molti chiedono un’educazione parallela rivolta ai giovani sugli effetti devastanti delle droghe, anche leggere come la cannabis, se assunte senza controllo medico e con finalità esclusivamente ricreative.
Sono molte le voci che si stanno sollevando, anche a livello internazionale, contro questa presa di posizione del governo Thai. Tra gli analisti della regione, qualcuno vede in questa mossa liberalizzante un modo per accattivarsi le simpatie e i voti di molti giovani che non amano il Generale-Primo ministro e il suo governo, e ne chiedono da tempo le dimissioni.
Si sottolinea anche, in questa scelta di liberalizzazione, un intento ambiguo per attirare centinaia di migliaia (a dir poco) di turisti da tutto il mondo, interessati alle famigerate foglie, proibite in molti Paesi. Da 2 anni restano, infatti, ancora parcheggiati tanti aerei sulle piste dell’aeroporto di Suwanabumi, in attesa dei turisti che stentano a tornare.
Cosa succederà nel paese degli uomini liberi (è il significato di Thailandia) dopo questa liberalizzazione? Riusciranno le forze dell’ordine a controllare il libero uso delle foglie per soli scopi terapeutici? Staremo a vedere.
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