Testimoniare il Vangelo con la vita

L'arcivescovo di Bombay Oswald Gracias spiega il difficile momento vissuto dai cristiani in India. “La libertà religiosa è uno dei diritti dell'uomo. Ora per noi è il momento della croce, ma verrà la resurrezione”
Vescovo Bombay

La dolorosa situazione dei cristiani in India non ci lascia indifferenti. Proprio in questi giorni, l’arcivescovo di Bombay, e presidente della Conferenza episcopale indiana Oswald Graciasha rilasciato un’interessante intervista all’agenzia di stampa AsiaNews. Ne riportiamo ampi stralci per chiarire meglio la situazione vissuta dalla Chiesa, prescindendo da luoghi comuni e superficialità. Per l’arcivescovo la vera evangelizzazione si fonda sulla testimonianza della vita e del servizio, ricordando però che la libertà religiosa è diritto per ogni uomo.

 

Eminenza, nel suo Paese c’è chi soffre ancora a causa della propria fede?

In alcune parti dell’India la nostra gente sta vivendo un vero Venerdì Santo. E’ un peccato, perché questa non è l’India, quell’India considerata la culla di grandi civiltà. Purtroppo le tradizioni pluralistiche della nostra cultura sono minacciate. Sono questioni spesso motivate da giochi politici, che non depongono a favore della nazione, del suo sviluppo e della sua immagine a livello internazionale. Tuttavia, è il momento in cui siamo chiamati a portare la croce e, dopo la croce, viene la gloria della resurrezione.

 

Come leader della Chiesa Indiana quali sono le sue preoccupazioni per la Chiesa dei nostri tempi e quali le sfide?

Una serie di avvenimenti ha contribuito a creare un’immagine negativa dei cristiani nella mente dell’indù medio. Sembra che noi siamo impegnati in conversioni aggressive. Non solo questo è sbagliato, ma crea un’immagine grossolanamente distorta della Chiesa. Mi pare importante correggere questi punti di vista. Noi desideriamo proclamare Gesù, farlo conoscere attraverso la nostra vita ed il nostro lavoro disinteressato. Il nostro desiderio è quello di servire, di fare quanto Gesù ci ha detto di fare, vivendo le Beatitudini, amando e servendo ciascuno, e facendo del mondo un posto dove davvero si possa vivere meglio. La Chiesa non è un partito politico e, senz’altro, non è alla ricerca né del potere né del prestigio e nemmeno di un aumento di fedeli che possa giustificare una sua maggiore influenza.

 

Come possiamo cambiare questo atteggiamento negativo verso la Chiesa?

La Chiesa in India rinnova il suo impegno alla missione e al servizio. Porteremo avanti la nostra missione servendo in modo disinteressato, attraverso il nostro ministero che si svolge nelle scuole, negli ospedali e nelle organizzazioni per la promozione sociale e nell’impegno alla costruzione del nostro Paese. Dobbiamo farlo senza alcun tipo di discriminazione sia di casta che di fede, impegnandoci a lavorare soprattutto per coloro che sono marginalizzati, i più vulnerabili fra i fratelli e le sorelle della nostra nazione e fra i più poveri fra i poveri. Che le nostre vite ed il nostro lavoro siano l’argomento più convincente!

Son fiero della nostra gente che porta la croce con fortezza e fedeltà. (…) La Chiesa in India non risponde alle accuse con rabbia, ma con amore e servizio. La Chiesa è sempre più impegnata al servizio della nazione.

 

Ho cercato di raccogliere storie di catecumeni che verranno battezzati durante la Veglia Pasquale. La maggioranza del clero sostiene che il clima politico sconsiglia di far troppa pubblicità dei nuovi battesimi.

E’ motivo di profonda tristezza per me che si debba tenere nascosto il battesimo dei catecumeni. Dà un’immagine negativa del nostro Paese. C’è veramente di che vergognarsi. Noi siamo fieri del passato glorioso dell’India e della sua eredità spirituale.

Perché dobbiamo fare cose di nascosto? E’ un’immagine creata nella mente della gente e costituisce un limite alla nostra libertà religiosa. Va contro la nostra costituzione ed i diritti umani. Purtroppo sta succedendo. (…) dovunque ci sono catecumeni battezzati, ciò avviene solo dopo un lungo processo di preparazione ed è una libera scelta. Libertà religiosa e libertà a convertirsi sono diritti umani. Come presidente della Conferenza Episcopale rinnovo il mio appello al governo perché assicuri e garantisca la libertà religiosa che i nostri Padri hanno voluto inserire nella nostra Costituzione. Le conversioni forzate non hanno significato e sono invalide per la Chiesa, non solo perché i documenti del Concilio Vaticano parlano chiaramente contro di esse, ma soprattutto perché per i cristiani la vera conversione è una trasformazione del cuore.

La Chiesa richiede un lungo periodo di catecumenato per vagliare la sincerità di coloro che richiedono il battesimo. Le varie leggi contro le conversioni che esistono in alcuni stati dell’India, sulla carta, sembrano positive, ma spesso finiscono per essere usate per minacciare ed intimidire coloro che desiderano convertirsi di loro libera volontà.

 

Quale il suo messaggio per la Pasqua?

La Resurrezione ci infonde sempre la speranza che il Bene alla fine prevarrà sul Male. I raggi della luce di Cristo brillano sia per noi in India che per tutta la Chiesa, che ha un solo desiderio: servire e fare il bene.

Non possiamo scoraggiarci. Il Venerdì Santo è sempre seguito dalla Pasqua e a Pasqua c’è una vita nuova, che irrompe nel mondo e lo riempie di luce traboccante e durevole. (…) La Chiesa in Asia è impegnata a portare una testimonianza di vita e di servizio.

 

(da Asia News trad. e adattamento a cura dell’autore di questo inserto online)

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