Testimonianze dall’Iraq/2

Anche i più giovani si danno da fare, nonostante il conflitto che dilania parte del Paese, per aiutare i profughi e chi si trova in difficoltà. Da Focolare.org
Profughi iracheni

«Ci sono alcuni membri della chiesa evangelica – racconta V. –che lavorano per distribuire i generi di prima necessità alla gente. Abbiamo visto che avevano bisogno di aiuto e ci siamo messi a loro disposizione. Il pastore evangelico era molto grato e noi felici di sentirci più uniti. Per tanti motivi non riesco sempre ad uscire con altri giovani per aiutare le persone in difficoltà. Un giorno, mentre facevo un giro per la scuola dove si trovano le famiglie profughe, ho visto due neonati sdraiati su un materasso per terra. Era buio e faceva caldo. Ho preso uno di loro tra le mie braccia. Quando è arrivata la mamma abbiamo cominciato a parlare e le ho chiesto se avesse bisogno di qualcosa. Lei, ringraziando, mi ha detto quasi con vergogna che aveva bisogno di un pigiama. Era da giorni che dormiva sempre con gli stessi vestiti. Tornando a casa e parlando con la mia famiglia ne abbiamo trovato uno per lei. 

In un’altra occasione ho incontrato una bambina di una famiglia che conoscevo, da sola, che piangeva. L’ho invitata nella mia stanza e abbiamo giocato insieme per tutta la mattina. Abbiamo anche portato delle matite e quaderni per i numerosi bambini. Si sono divertiti a disegnare e colorare. Abbiamo giocato e pregato insieme. Volevamo far sentire loro che c’è ancora “il Bene” nel mondo e che non devono avere paura. Sento che questo è il nostro ruolo: essere in piedi avendo un forte rapporto con Dio per poter incoraggiare gli altri, dare gioia, amore e pace».

«A Qaraqosh, paesino del Nord – dice L. – ho visto un sacerdote insieme ad una suora che pulivano le strade, dopo giorni in cui si era accumulata la sporcizia perché il servizio pubblico non assicurava più la raccolta. Ho coinvolto i miei amici e ci siamo messi ad aiutarli».

«Anche a Erbil – aggiunge A. –, dove c’è il maggiore numero di famiglie profughe, ci siamo incontrati con i giovani di Qaraqosh per vedere come organizzarci per aiutare chi ha bisogno. Ci siamo messi in contatto con alcuni sacerdoti ed abbiamo cominciato a distribuire cibo e acqua a tante persone».

Alcuni vorrebbero lasciare il Paese per stare con le loro famiglie che hanno deciso di partire. «Il dolore è grande – dice Aziz –, però nel cuore c’è un grande desiderio di continuare ad amare dovunque ci troveremo a vivere».

«Era commovente – racconta R. – vedere alcune famiglie del Movimento che, nonostante avessero perso le loro case e tutto ciò che possedevano, volevano partecipare insieme a tutti i membri dei Focolari nel mondo all’iniziativa dei Giovani per un mondo unito “Sbloccare il dialogo”. Anche loro hanno postato la loro foto nell’apposito profilo social, come un impegno a vivere per la pace, pur in mezzo alla tragedia».

«A Baghdad, a Bassora non hanno sofferto dell’attuale situazione – conclude R. –, anche se si teme che tocchi anche a loro la stessa sorte se non ci saranno sviluppi nella politica a livello mondiale. In questa situazione, molto dolorosa, ci affidiamo insieme a Dio perché dia speranza e conforto alle migliaia di persone che hanno perso letteralmente tutto, compresa la speranza di un futuro sicuro e sereno».

Per chi volesse aiutare per i cristiani dell’Iraq:

IBAN JO09 ARAB 1110 0000 0011 1210 9985 98
Account: 0111 210998 0 598
Swiftcode: ARABJOAX100
Causale: Aiuto cristiani in Iraq
ARAB Bank – Amman branch
Amman – Jordan

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