Testimoni di speranza
Sono 12 le storie di famiglie, piccole e semplici esperienza quotidiane, perle di Vangelo vissuto quelle che Aurelio Molè ha raccolto nel suo ultimo libro Famiglie vive edito da Città Nuova. Un libro che si legge tutto d'un fiato, legato a doppio filo con l'Incontro mondiale delle famiglie di fine maggio. Innanzitutto perché è stato scritto con il patrocinio del Pontificio consiglio per la famiglia e secondo perchè il cardinal Ennio Antonelli, suo presidente, ne ha curato la prefazione. Lo ha raccontato a Radio Vaticana in quest'intervista lo stesso autore.
«Non bisogna aver paura della notte, finché ci sono fuochi accesi che illuminano e riscaldano». Questo detto, attribuito a Paolo VI, dice il senso del libro di Aurelio Molè: “Famiglie vive, storie di Vangelo” pubblicato di recente dall’editrice Città Nuova e presentato al Salone del Libro di Torino. 12 le storie raccontate, vissute da altrettante famiglie. Nella prefazione il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha patrocinato il libro, sottolinea il valore della testimonianza per la vita della Chiesa perché: «le esperienze parlano con il linguaggio dei fatti che è più persuasivo di quello delle idee!». È questa, dunque tra le altre, la nota originale del libro? Adriana Masotti lo ha chiesto all’autore stesso:
«Sì, perché oltre alla teologia, agli studi sulla famiglia, alla pastorale c’è anche tutto un altro settore, che è il settore della testimonianza. Questo è – per così dire – un testo di teologia narrativa che è tipico della famiglia, perché la famiglia sottolinea proprio la vita, l’accoglienza della vita, la comunicazione attraverso la vita quotidiana. Quindi, la spiritualità della famiglia si comunica anche attraverso le storie, le esperienze»
Le testimonianze che lei ha raccolto sono state raccontate durante il Congresso internazionale sul tema: “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione” del 2010. Ne ha scelte 12: in base a quali criteri?
«Sono state scelte, intanto, per diversità di ambito e per internazionalità, per cui sei sono italiane e sei sono di altri Paesi europei e di altri continenti; sono di varie associazioni, movimenti, di varie diocesi… Il criterio è stato anche quello narrativo, quindi storie che in qualche modo potessero interessare, potessero essere imitabili… Per esempio, c’è una storia che parla di formazione delle coppie, un'altra di famiglie impegnate nella missione, oppure di famiglie impegnate nell’educazione cristiana, oppure nell’accoglienza, oppure nella carità; o ancora in corsi di preparazione al matrimonio, ecc… Da ognuno c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e sempre qualcosa da imparare»
Si tratta di storie vissute in Italia, Francia, Argentina, Messico e altri Paesi ancora, da famiglie appartenenti a contesti diversi. Ma c’è qualcosa in comune tra tutti questi racconti?
«Diciamo intanto che nascono tutte dalla vita quotidiana e anche dall’esigenza di fare qualcosa per la propria famiglia e per gli altri, e la cartina di tornasole che le illumina tutte è sempre, naturalmente, la luce del Vangelo. Un Vangelo che è proprio a misura di famiglia, che può essere vissuto parola per parola, perché il Vangelo – trasversalmente – è anche un codice educativo che prepara a tutte le varie fasi della vita che dovremo affrontare»
Può farci qualche esempio delle testimonianze che ha scelto?
«Sì, per esempio, i coniugi Rosatti di Trento non riuscivano a trovare un modo per educare a tavola i loro figli. Allora, hanno provato con il gioco e hanno inventato una specie di gioco dell’oca per imparare come stare a tavola, e i bambini hanno imparato le regole della buona educazione a tavola facendo il gioco. Da allora, il gioco è diventato il loro cavallo di battaglia: per feste di compleanno, per coinvolgere i loro amici ed i genitori, fino anche alla trasmissione della fede. E quindi, hanno inventato un metodo di gioco applicato al catechismo che ha coinvolto tante famiglie e ha permesso ai bambini di imparare la fede attraverso un metodo giocoso e gioioso. Oppure, molto bella anche l’esperienza in Argentina dove vari movimenti convocati dal vescovo di Buenos Aires, hanno creato decine di consultori di famiglie e ci sono tantissime famiglie che si rivolgono a questi centri per aiuto spirituale, per aiuto a problemi di coppia, per aiuto a problemi psicologici o di alcolismo … Quindi, dalla collaborazione sul territorio tra le varie realtà presenti è nata un’esperienza che è stata poi d’esempio e che si è trasmessa ad altre diocesi dell’Argentina»
È molto bello anche quello che racconta una famiglia italiana sulla preghiera: una preghiera adatta ad ogni stanza della casa …
«Questa è la famiglia Guggi che ha inventato un proprio metodo per fare in modo che qualsiasi ambiente della casa sia adatto alla trasmissione della fede. Quindi: la fede non è demandata solo alla parrocchia, ma la famiglia è il soggetto di evangelizzazione dei propri bambini. In ogni ambiente, in ogni momento della giornata si può sperimentare che la casa è dimora di Dio, quindi si può pregare in salotto, si può pregare in cucina, si può pregare la sera; ma anche in bagno, anche nel ripostiglio … Quindi hanno “sviluppato” delle brevi liturgie domestiche con preghiere, gesti, segni molto semplici, adatti ai bambini, con cui possono penetrare il mistero della presenza di Dio nella vita quotidiana»
Che cosa si augura che le famiglie possano ricavare dalla lettura di queste pagine?
«Dalla lettura di queste pagine spero che le famiglie possano ricavare un’ispirazione, un esempio, una strada, un possibile percorso che anche loro possono intraprendere; e possano in qualche modo rinnovare o ritrovare la loro vocazione a coppia, l’unicità della loro famiglia, intraprendendo azioni che abbiano il timbro del Vangelo, sia a livello personale, sia a livello della società».