Testarda io

Rete 4, mercoledì, ore 20.50. Una bella idea, quella di proporre un programma “al femminile”, in cui la padrona di casa, Iva Zanicchi invita alcune signore della canzone, intrecciando un fitto dialogo fatto di parole e soprattutto di canzoni. Con questa trasmissione la Zanicchi è approdata in prima serata, mentre ogni giorno prosegue il programma pomeridiano Sembra ieri. Con Testarda io, ci sono le canzoni cantate da lei e dalle sue ospiti, molte delle quali hanno svolto la loro carriera parallelamente alla sua. È un ricordare momenti importanti nella vita artistica di ognuna, è un rivedere molti spezzoni di festival di Sanremo e di trasmissioni televisive, è un’occasione per proporre brani vecchi con nuovi arrangiamenti e le ultime novità. Nella prima puntata sono intervenute Milva, Gabriella Ferri, Antonella Ruggiero, Fausto Leali con Luisa Corna. La seconda puntata è stata animata da una vivacissima Rita Pavone; da Katia Ricciarelli che si è cimentata con la canzone di oggi portandovi la forza e l’armonia del canto classico; da Caterina Caselli che ha raccontato il suo passaggio da giovanissima interprete ad affermata manager nel campo discografico; da Grazia Di Michele, cantautrice raffinata e di grande talento. È un programma assai gradevole, che si può guardare a diversi livelli. Il primo è quello di seguire lo spettacolo scorrevole e garbato, ascoltando bella musica e ammirando la disinvoltura di Iva e la capacità di intrattenere le sue ospiti. Si può poi osservare come la regia sa dare il giusto rilievo all’orchestra. E, ancora, notare gli abiti dell’una e dell’altra, e gli accorgimenti per valorizzare e per snellire… Ma è interessante guardare quei personaggi che si muovono davanti alle telecamere (e si dice che l’occhio della televisione è come una macchina della verità…) con un occhio più distante e insieme più “ravvicinato”. Si potrà allora fare qualche riflessione, ad esempio, sul modo di gestire durante le interpretazioni, ricordando lo stile sobrio ed essenziale delle francesi, oppure quello pur espressivo e coinvolgente delle americane, ma frutto di uno studio e quasi di una scuola, mentre il muoversi delle nostre sembra più istintivo e fin quasi “ingenuo”. E si potrà anche capire meglio le persone, oltre al personaggio. Scorgendo la passione musicale e la grande forza di volontà di Rita Pavone, professionista esigentissima con sé e con i suoi collaboratori. E indovinando l’orgoglio e la fiducia in sé stessa della Ricciarelli, insieme al suo lato autoironico, ben attenta sempre, però, al proprio ruolo di “prima donna”. E scoprendo anche, nella Zanicchi, oltre alla schiettezza nei rapporti, anche la ferma determinazione di continuare a proporsi come cantante, dopo anni di banali quiz o di programmi non adatti a lei. Io testarda, è dunque, forse, anche un titolo rivelatore del contenuto di fondo del programma: mostrare quanta fatica, impegno, sacrificio e dedizione, oltre che grinta, talento e circostanze favorevoli, siano necessari per intraprendere una carriera artistica, per proseguirla e per mantenerla negli anni.

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