Terzo Settore e amministrazione condivisa nelle città

Il Terzo settore con l'alleanza di tutta la società civile può essere un ponte di dialogo nell' autonomia responsabile.  L’amministrazione condivisa e la valutazione d’impatto sociale, introdotte da nuove norme, sono gli strumenti da applicare per realizzare una maggiore partecipazione sia delle imprese sociali sia delle associazioni di volontariato, a partire da quelle più piccole.
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Terzjus è un Osservatorio di diritto del Terzo Settore, della filantropia e dell’impresa sociale, fondato da Luigi Bobba nel 2019. La finalità è la promozione della cultura e del diritto della Riforma del Terzo Settore. Si propone di valutare, a 5 anni dalla nuova legge, l’impatto sulla vita degli Ets. Porta avanti il dialogo con le istituzioni italiane ed europee, attraverso un approccio scientifico e di ricerca, sulla mission di questi mondi e dell’economia civile e sociale.

Nel mese di settembre è stato presentato un Rapporto Unioncamere-Terzjus sulla Social economy. A 5 anni dalla Riforma sono state costituite 4000 nuove realtà.  Si tratta di una crescita del 4% con 241 mila assunzioni, mentre il settore profit è rimasto fermo. Aumentano i contratti a donne, immigrati e laureati. Aumentano le iscrizioni al Runts ma permangono difficoltà per le piccole associazioni.  Il successo della Riforma dipenderà molto dalla capacità delle Reti e dei CSV di sostenere i soggetti più piccoli e bisognosi di aiuto. Siamo dentro un grande processo di specializzazione, innovazione, trasformazione digitale, sostenibilità ambientale che rischia di far sparire le piccole associazioni.


È uno sguardo sul futuro della riforma che può far crescere la consapevolezza sul cambiamento in atto. Vanessa Pallucchi, Portavoce del Forum del Terzo Settore, afferma: “La Riforma, insomma, sta avendo i suoi primi positivi effetti ma, come sottolinea il titolo dell’indagine Terzjus, è un “riforma in cammino”.  Ed il cammino da compiere è cruciale proprio quanto quello alle spalle. Una delle maggiori sfide è proprio quella culturale: c’è bisogno di accrescere la consapevolezza dell’identità del Terzo settore in quanto soggetto unitario perché mosso dalle medesime finalità sociali, anche se prevede diverse forme giuridiche per perseguirle; consapevolezza del suo valore sociale ed economico, del suo protagonismo nel realizzare partecipazione e sussidiarietà per raggiungere livelli più alti di benessere delle persone e delle comunità”.  (Buone Notizie, Corriere della sera, 4 ottobre 2022).

Occorre ricucire il rapporto tra cittadini e politica, visto il tasso record di astensione del 37 % alle politiche del 25 settembre.  Il Terzo settore con l’alleanza di tutta la società civile può essere un ponte di dialogo nell’ autonomia responsabile.  L’amministrazione condivisa e la valutazione d’impatto sociale, introdotte da nuove norme, sono gli strumenti da applicare per realizzare una maggiore partecipazione sia delle imprese sociali sia delle associazioni di volontariato, a partire da quelle più piccole.

I Forum regionali sono al servizio per rafforzare la rappresentanza nell’ottica dell’amministrazione condivisa. Il potenziamento del 5 per mille e del Servizio civile va in questa direzione. Favorire la nascita di nuove imprese sociali era un obiettivo della Riforma del 2017. Obiettivo raggiunto con oltre 4000 nuove realtà, cooperative sociali ma anche S.r.l. e società di persone, in grado di fornire occupazione soprattutto al Sud. Si sono diversificati i settori: dal socio-sanitario ai campi dell’istruzione, formazione, cultura, tutela ambientale e promozione del territorio. Il 36% di occupati sono laureati contro una media del 14% negli altri settori.

In questo contesto positivo, un esempio di innovazione sociale è rappresentato dal Patto con Terzo settore e reti civiche per l’amministrazione condivisa a Bologna, stipulato tra amministrazione comunale e mondo dell’associazionismo.  Esso nasce da un ascolto reciproco tra Comune e realtà che si occupano del sociale. “Una spinta al cambiamento che sia davvero trasformativo della società e che non veda più il Terzo settore come il mero esecutore delle politiche decise dall’Amministrazione”, ha affermato Erika Capasso, delegata alle politiche del Terzo settore.

È necessario coprogettare la ripartenza dopo la pandemia attraverso focus group tematici e momenti di condivisione e coinvolgimento di tutte le realtà cittadine, compresi i dirigenti del Comune. Molteplici gli ambiti: educazione, infanzia e giovani, sport, welfare e fragilità, cultura e welfare culturale, discriminazione di genere, sanità e integrazione sociosanitaria. Sono state coinvolte 200 associazioni ed anche gruppi informali di quartiere. Programmazione e progettazione condivise entreranno nello Statuto del Comune. Gli strumenti operativi sono un Comitato d’impulso e monitoraggio e gli Stati generali del Terzo settore da convocare una volta all’anno.

In conclusione ci sono novità per il Terzo settore. È stata avviata dal Ministero del lavoro l’interlocuzione necessaria con la Commissione europea per le norme fiscali. Passaggio atteso da 5 anni. Si spera in regimi fiscali favorevoli per attività di Ets diverse di natura commerciale. Si attende il via alla deduzione/ detrazione del 30% del capitale investito nelle start up sociali, per le imprese sociali. Sarà l’occasione per far uscire circa 22 mila onlus dal guado approdando al Runts nella sezione enti filantropici oppure ” altri enti di terzo settore” o, per chi svolge attività imprenditoriali, diventare imprese sociali. Infine, ci sono le condizioni per far partire con i fondi già stanziati e con quelli delle Fondazioni bancarie, tramite credito d’imposta, un “Fondo per la Repubblica solidale” di circa 400 milioni di euro. Potrà aiutare le piccole realtà associative nei territori interni, periferie, per i giovani Neet in particolare da inserire nel lavoro.

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