Terzo oro per l’Italia, la perseveranza di Sofia

Il podio massimo italiano, ai Giochi di PyeongChang, ce lo regala un’atleta che in passato ha dovuto fare i conti con tantissimi infortuni
SVEN SIMON/picture-alliance/dpa/AP Images

Mercoledì 21 gennaio. Sono le tre del mattino in Italia, le undici in Corea del sud, quando prende il via la discesa libera femminile dei Giochi invernali di PyeongChang. E’ dura svegliarsi per seguire la gara in diretta tv, ma tantissimi appassionati di sport, a inizio Olimpiadi, avevano segnato questo momento sul proprio calendario con il circoletto rosso. E ora, non senza un po’ di fatica, sono lì, attaccati allo schermo. Per noi italiani, infatti, è forse questa la prova più attesa di tutta l’Olimpiade. Sarà per il fascino che si porta da sempre con sé la discesa libera, la disciplina regina dello sci alpino. La gara più lunga, più veloce, quella che richiede agli atleti che la praticano il giusto mix tra coraggio, concentrazione, esplosività e scorrevolezza. Sarà perché in gara c’è un’atleta che ha fatto la storia di questo sport, la statunitense Lindsey Vonn. La sciatrice, tanto per intenderci, che in campo femminile vanta il maggior numero di vittorie in Coppa del mondo di sempre. Sarà, soprattutto, perché i tifosi azzurri aspettano lei, Sofia Goggia, la venticinquenne bergamasca che, alla vigilia di questi Giochi, era forse la nostra maggiore carta da giocare per provare ad arrivare sul gradino più alto del podio a cinque cerchi.

Quattro anni fa Sofia aveva già “partecipato” alle Olimpiadi di Sochi. Non come atleta, però, ma in veste di commentatrice televisiva. Un paio di mesi prima, Infatti, durante la discesa libera di Lake Louise (Canada), si era infortunata seriamente al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, ed era stata costretta a operarsi chiudendo anticipatamente la sua stagione agonistica. Purtroppo, per la nostra giovane atleta, questo non è stato il primo serio infortunio della carriera. Ognuno di noi, fisicamente parlando, ha un “punto debole”, un tallone d’Achille. Quello di Sofia, da sempre, sono le ginocchia. Parte del corpo che, spesso, l’ha “tradita”. Prima un infortunio nell’estate del 2009, poi un altro occorsole nel 2010 alla prima gara di coppa Europa, che l’ha costretta a un lungo stop. E poi ancora nel febbraio 2012, quando ha subito lo stiramento dei legamenti collaterali delle due ginocchia e la frattura del piatto tibiale. Eppure lei è sempre ripartita e, un po’ a sorpresa, è stata addirittura convocata per i mondiali del 2013, anche se in precedenza aveva disputato solo quattro gare di coppa del mondo. In quella circostanza ottenne un ottimo piazzamento, il quarto posto in supergigante, a soli cinque centesimi dal podio.

Da quel momento Sofia entra a far parte stabilmente della squadra italiana di coppa del mondo ma, come già detto, quell’ennesimo infortunio al ginocchio patito a dicembre 2013 gli fa saltare non solo le Olimpiadi, ma tutto il resto della stagione. Si arriva quindi al 2014-2015, annata che per lei si chiude quasi subito: indovinate perché? Sì, un nuovo problema alle ginocchia, questa volta, più in particolare, una cisti nel ginocchio sinistro. Un colpo durissimo per il suo morale, che la porta a passare davvero un brutto momento. Sofia arriva a pensare anche al ritiro dall’attività agonistica, ma poi, fortunatamente, trova ancora una volta il coraggio di ripartire e, da fine 2016, inizia a raccogliere i frutti del suo lavoro, della sua perseveranza, e del suo talento. Il primo podio nel massimo circuito arriva il 26 novembre 2016, un terzo posto in slalom gigante a Killington (Stati Uniti). Le prime vittorie, invece, sono datate rispettivamente 4 e 5 marzo 2017, meno di un anno fa. E sono due successi dal sapore particolare, uno in discesa e uno in supergigante, perché ottenuti in entrambi i casi precedendo d’un soffio la “regina”, la statunitense Lindsay Vonn, e considerato anche che sono arrivati proprio su quella che sarà la pista olimpica dei Giochi di PyeongChang 2018 …

Questi ultimi risultati, sono il coronamento di una stagione davvero straordinaria per l’azzurra, in cui la nostra rappresentante stabilisce una serie di record nella storia dello sci femminile italiano. Sofia, infatti, grazie a una polivalenza che la fa essere competitiva in quasi tutte le specialità (eccezion fatta per lo slalom speciale), chiude la stagione al terzo posto nella classifica assoluta di coppa del mondo, con ben 1197 punti (risultato mai raggiunto prima da un’atleta italiana). Per lei tredici podi (altro record per il nostro Paese, prima appartenente a una fuoriclasse assoluta che porta il nome di Deborah Compagnoni), e anche la soddisfazione di regalare all’Italia l’unica medaglia azzurra in occasione dei mondiali di Sankt Moritz (Svizzera) del 2017, un bronzo nello slalom gigante. Quest’anno, poi, Sofia è sempre lì a giocarsela con le migliori. Ottiene altre due vittorie in coppa del mondo (una in discesa e una in supergigante), tanti piazzamenti importanti, e arriva a PyeongChang con il ruolo di co-favorita proprio insieme alla Vonn con cui, nel frattempo, è nato un rapporto di simpatia e stima reciproca.

In Corea del sud la prima prova che le vede difronte è il supergigante olimpico, disputato sabato 17 febbraio. Una gara che va male sia per Sofia sia per Lindsay. Entrambe, infatti, commettono un grave errore, e così la statunitense non va oltre il sesto posto, mentre l’azzurra alla fine è undicesima, ben lontana in classifica dal posto cui aspirava alla vigilia. Sofia è delusa, certo, ma al tempo stesso rimane fiduciosa, e nelle interviste post-gara riesce a trovare l’aspetto positivo anche di quella giornata apparentemente negativa. Arriva l’ora della discesa. Ci sono trentanove atlete al via, in rappresentanza di venti diverse nazioni. Tina Weirather, rappresentante del Liechtenstein e una delle favorite della vigilia, scende con il pettorale numero 3. La sua è un’ottima gara, che la pone provvisoriamente in testa alla classifica. Sofia scende per quinta. Nella prima parte l’azzurra va bene, ma non benissimo. Poi però innesca il turbo, e giunge al traguardo in 1’39”22, tempo che la pone momentaneamente al primo posto della classifica. Con il numero 7 tocca a Lindsay Vonn, già vincitrice della discesa olimpica ai Giochi di Vancouver 2010. Anche lei è autrice di un’ottima prova, ma rimane dietro la Goggia per quarantasette centesimi di secondo.

Le concorrenti successive non danno mai l’idea di poter insidiare le tre di testa, fino a quando, con il pettorale numero 19, non scende in pista la venticinquenne Ragnhild Mowinckel, già argento, pochi giorni prima, in slalom gigante. La norvegese è autrice di una prova fantastica. Al terzo intermedio, dopo circa trenta secondi di gara, è davanti all’azzurra per soli sette centesimi, mentre all’ultimo, prima del traguardo, è dietro Sofia ma di soli quattro centesimi. Manca poco all’arrivo, tutto si deciderà per un battito di ciglia. La Mowinckel ce la mette tutta, e alla fine giunge sul traguardo in 1’39”31, seconda a soli nove centesimi di distacco dalla sciatrice italiana. Ormai è fatta, in una giornata che passerà alla storia per il nostro sport, Sofia può esultare: oro Goggia, Italia; argento Mowinckel, Norvegia; bronzo Vonn, Stati Uniti. <<La vittoria la dedico a me stessa, al mio bel paese e alle persone che vogliono bene a Sofia indipendentemente dal fatto che vinca alle Olimpiadi. Grazie a chi ha creduto a una bambina che a soli sei anni già sognava di vincere le Olimpiadi mentre sciava sulle nevi di Foppolo>>.

Prima Arianna Fontana, nello short track. Poi Michela Moioli, nello snowboard. Ora Sofia Goggia, nello sci alpino. E sono tre. Tre grandi donne dello sport italiano, tre atlete capaci di regalare al nostro Paese altrettante medaglie d’oro in queste Olimpiadi invernali 2018 che non finiscono più di emozionarci.

 

 

 

 

 

 

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