Terrorismo globale
L'attacco di Dacca, che segue immediatamente quello di Istanbul, è l'ennesima testimonianza di una violenza radicale veramente globale, che può colpire ovunque e in qualsiasi momento, perché non legata a una struttura rigida e a catene di comando precise.
Non è una violenza terroristica targata Isis. No. È targata taleban, al Qaeda, Abu Saiaff, Isis e tutte quelle altre sigle che si sono succedute dagli anni Ottanta sui panorami militari e di sicurezza internazionali. Intendo dire che il problema della violenza terroristica di matrice islamista è il risultato di una profonda crisi di pensiero, economica e morale che sta dilaniando il globo da trent'anni in qua.
Il passato coloniale, incrociandosi coi movimenti di liberazione, con la perdita del primato economico da parte degli Usa e degli alleati europei e con la rivoluzione digitale ha creato un mix ingestibile in cui ogni Paese ha il suo terrorismo e in cui ogni cane sciolto può colpire. Imprevedibilmente.
Non si può pensare perciò che il terrorismo possa essere sconfitto con le pur necessarie misure di polizia interne o internazionali. Serve un impegno globale e culturale, politico e religioso che sappia fare scelte educative e di giustizia distributiva.