Terremoto in Emilia

Paura e incredulità negli abitanti delle provincie di Modena e Ferrara. Gara di solidarietà, pronta risposta della Protezione civile, ma solo la prevenzione può limitare vittime e danni
Terremoto a Modena

«Non pensavamo che anche questo territorio fosse sismico». E’ il pensiero, che accompagna i ricordi dei tanti attimi  di panico vissuti, in questi giorni, dai cittadini delle provincie di Modena e Ferrara colpite dal terremoto che ha causato la morte di 7 persone. Per la seconda notte gli abitanti di Finale Emilia, Sant’Agostino e San Felice sul Panaro sono rimasti svegli, attenti a qualsiasi rumore, oscillazione o ondulazione e pronti a scappare. Sono state 24 le scosse registrate in questa zona dalla mezzanotte alle 7 di oggi lunedì 21 maggio. Di queste, quattro hanno avuto una magnitudo superiore a 3. L’andamento, il cosiddetto sciame sismico, è quello atteso dopo un terremoto di magnitudo 5,9, rilevano gli esperti della sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
 
«Ciò che fa più paura è il senso di impotenza e di incredulità contro qualcosa – il terremoto- che pensavamo lontanissimo da queste terre» dice un cittadino di Castello D’Argile, paese del bolognese ai confini con Ferrara. Questi territori, infatti, non hanno una storia sismica importante, l’ultimo terremoto, infatti, risale al 1500 circa. Dato confermato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che, però, aggiungono un elemento da non sottovalutare: in quest’area è “sepolta” l’estremità settentrionale dell’Appenino».
L’incredulità, per essere stati testimoni diretti di questo evento sismico, si riscontra anche nei tanti cittadini, soprattutto anziani, che hanno usufruito dei posti letto in palestre, alberghi e tende messi a disposizione dalla Protezione Civile dell’Emilia Romagna (circa 4000 posti letto tra le province di Modena e Ferrara). Uomini e donne, che si trovano a dover vivere momenti di paura e angoscia lontani dai ricordi più cari, in luoghi, seppur confortevoli, ma privi dei tanti significati che ognuno dà al proprio appartamento, alla propria stanza.
Il sisma ha fatto crollare anche diversi capannoni industriali, un ulteriore problema economico che si aggiunge ad un contesto economico nazionale e locale assolutamente non brillante.
 
«Oltre al prezioso contributo della Protezione Civile e di tutte le strutture di emergenza della zona – afferma Giovanni Sapienza, residente a San Biagio, frazione di San Felice sul Panaro,- in questi momenti di angoscia ti vengono offerti degli inviti frutto della più semplice e genuina solidarietà. Questa notte, ad esempio, invece di dormire in casa, pronti a scappare alla prima scossa, siamo stati ospitati in un tir. Il mio vicino di casa, infatti, è un camionista è insieme alla sua famiglia abbiamo passato la notte, entrambe le famiglie, nel cabinato del tir».
 
«Un terremoto è impossibile da prevedere ma si può prevenire, afferma Gian Paolo Cavinato, ricercatore dell’Istituto di Geologia del CNR, è fondamentale studiare la struttura geologica del territorio e la loro reazione alle onde sismiche. La roccia, ad esempio, reagisce all'oscillazione di un sisma in modo completamente diverso rispetto ad un terreno soffice, che in caso di terremoto vibra molto di più. Nel campo della prevenzione l'Emilia Romagna è all'avanguardia con ricerche volte proprio alla prevenzione dei rischi legati agli eventi sismici. Il sisma dell'Aquila, infatti, ci ha insegnato molto e tutte le Regioni, insieme alla Protezione Civile, stanno dedicando risorse e forze alla realizzazione di carte di microzonazione sismica. In pratica si tratta di carte estremamente dettagliate nelle quali si suddivide il territorio in base alla composizione del sottosuolo, si identificano le zone che possono subire oscillazioni maggiori o minori, si studiano le caratteristiche geologico-tecniche dei terreni e le loro reazioni alle onde sismiche». «La prevenzione – conclude il ricercatore – è al momento l'unica arma in nostro possesso contro i terremoti ed è importante realizzare strumenti operativi per la riduzione del rischio sismico».

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