Terremoto 2009: L’Aquila non dimentica
Esistono molte L’Aquila nello spazio temporale compreso tra quella delle 99 Cannelle, monumento simbolo del XIII secolo rappresentante gli altrettanti castelli fondatori della città e i rintocchi di commemorazione delle 309 vittime del sisma del 2009, rintocchi provenienti dal campanile delle Anime del Purgatorio che fendono l’aria nella notte tra il 5 il 6 aprile, da 14 anni a questa parte.
Sì perché sono stati molti gli eventi sismici di cui la città è stata vittima, capaci di spezzare vite, radere al suolo paesi vicini, oltre al capoluogo, e di modellare l’animo degli aquilani alla resilienza: tra i maggiori ricordiamo quello del 1461, il sisma del 1703 e infine il terremoto del 2009. E L’Aquila di oggi li contempla tutti allo stesso tempo, nel 14° anniversario del sisma del 2009.
Stamane, una dichiarazione della premier Meloni, su Facebook, ha dato seguito a quanto vissuto nella Settimana del ricordo durante la giornata di ieri: «L’impegno per questo forte e orgoglioso territorio non è terminato e il Governo lavora per accompagnare e sostenere il completamento della ricostruzione. C’è ancora molto da fare, ma abbiamo la possibilità di far risorgere L’Aquila e i comuni del cratere e renderli ancor più belli e fieri di prima».
Settimana della memoria. Gli eventi legati al ricordo delle 309 vittime del terremoto avvenuto alle 3.32 nella notte tra il 5 e il 6 di aprile, sono iniziati nel pomeriggio, presso il Parco della Memoria, con lo svelamento della stele “Oltre 6.3” da parte del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi. Tra i presenti, anche il ministro alla disabilità Alessandra Locatelli; il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio e il commissario straordinario per la ricostruzione post sisma 2016 dell’Italia centrale, il senatore Guido Castelli.
Sulla stele, frutto del progetto degli studenti dell’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, è inciso il croco dello zafferano, il Fiore della memoria, per ricordare le vittime uccise dalla scossa di 5.8 gradi della scala Richter (6.3 della Magnitudo di Momento sismico Mw, ndr.). Classificato come uno dei terremoti più disastrosi che abbiano mai colpito l’Italia per danni e vittime: oltre ai 309 morti, 1.500 furono i feriti e 100 mila gli sfollati, di cui 13mila studenti universitari fuori sede. La frazione di Onna, situata a est della città, in quell’evento venne praticamente rasa al suolo.
Il pomeriggio del 5 è proseguito, poi, con la Messa in suffragio delle vittime, alle ore 18, alla presenza della presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e celebrata dall’arcivescovo de L’Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi presso la chiesa delle Anime Sante. La chiesa stessa, altro simbolo della L’Aquila che fu e che è, fu edificata in memoria delle vittime del terremoto del capoluogo abruzzese del 1703.
Quasi a termine della celebrazione il messaggio del sindaco Biondi, che ha parlato dell’importanza «del raccontarsi e del raccontare; ricostruendo e costruendo la memoria» anche con i giovanissimi e ricordando come «la Settimana del ricordo quest’anno coincida con la Settimana santa». Ha ripercorso, poi, una serie di eventi recenti e meno recenti che sono memoria di questa città: i terremoti avvenuti in terra aquilana nei secoli, la recente 728ma Perdonanza con papa Bergoglio, lo svelamento della stele o la convivenza di scorci del centro storico ancora violati dal sisma con altri non intaccati dalle scosse (come la Fontana delle 99 Cannelle, ndr.). «La memoria è segno autentico di una comunità che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici» ha detto il sindaco Biondi, citando il presidente della Repubblica Mattarella.
Giorgia Meloni ha poi fatto visita alla Cappella della Memoria e si è intrattenuta con Renza e Angelo Bucci che hanno cresciuto la nipotina, figlia della loro amata Giovanna, giovane donna che morì durante il sisma.
Alle 21:30 le celebrazioni sono continuate con la consueta fiaccolata promossa dal Comitato familiari delle vittime, che si è snodata per via XX Settembre, con sosta davanti alla Casa dello studente e conclusasi al Parco della Memoria. Lì, la ricercatrice turca Cansu Sonmez, 30 anni, originaria della città turca di Izmir (Smirne) e dottoranda al Gran Sasso Science Institute, ha acceso il braciere della memoria. I 309 rintocchi della campana delle Anime Sante, in piazza Duomo, oggi cantiere e illuminato da un fascio di luce, hanno poi risuonato alle 3.32. Nella sera del 5, inoltre, sono state diverse le città sparse per l’Abruzzo e d’Italia, tra cui anche Piacenza e Modena, che hanno aderito all’iniziativa “Accendi la tua luce”: in ricordo delle vittime si è invitata la popolazione ad illuminare le proprie finestre di casa con la luce o del cellulare o di una candela.
E ancora nel pomeriggio del 6 aprile, alle 16.30 presso il Teatro comunale “Ridotto” de L’Aquila sarà presentato il docufilm Le crepe della giustizia, che riflette sui complessi temi della memoria e della giustizia. Tra i giovani ideatori del docufilm, Federico Vittorini, che nel 2009 era poco più che un adolescente e che il giorno del sisma era in gita scolastica. Un evento che gli salvò la vita, ma che gli fece perdere gli affetti cari della madre e della sorella. Alla presentazione sarà presente tra gli altri la senatrice Ilaria Cucchi e il giudice Marco Billi.
Ricostruzione. Ma come si vive oggi a L’Aquila? Attualmente ancora diversi sono i disagi in città, che in qualche modo la rendono un unicum rispetto a qualsiasi altra città che non abbia vissuto il dramma di un sisma: c’è carenza di parcheggi e lentezza negli allacci ai servizi. Inoltre, spesso la viabilità cambia a causa dei cantieri. Tutto questo si riversa sulla popolazione e in particolare scoraggia i commercianti (in totale 800 che hanno riaperto, ndr) ma anche visitatori. Gli stessi rumori provenienti da cantieri rappresentano un grosso problema per i residenti e le frazioni non hanno luoghi di aggregazione.
Per quanto riguarda la ricostruzione, infine, a 14 anni dal sisma per L’Aquila ed i 56 Comuni del Cratere vi è una decisa differenza di stato di avanzamento tra i lavori privati e pubblici, con numeri nettamente migliori per i primi. Secondo i dati dell’Ursc (Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere, ndr), infatti, la ricostruzione privata si attesta al 55% per i comuni del Cratere, mentre la ricostruzione pubblica tocca appena il 37% e quella delle scuole il 58%.
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