Terra Santa, Pizzaballa: Per la pace serve una prospettiva nazionale per il popolo palestinese

Il patriarca di Gerusalemme dei Latini Pizzaballa condanna le violenze patite da Israele e quelle che stanno subendo i palestinesi e chiede a tutti uno sforzo maggiore per la pace e la giustizia.
Un palestinese porta in braccio un bimbo morto durante i bombardamenti di Israele su Gaza, foto Ap.

«La coscienza e il dovere morale mi impongono di affermare con chiarezza che quanto è avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud di Israele, non è in alcun modo ammissibile e non possiamo non condannarlo. Non ci sono ragioni per una atrocità del genere…». Lo afferma il cardinale Pierbattista Pizzaballa, esattamente tre anni dopo essere stato nominato patriarca di Gerusalemme dei Latini da papa Francesco. «La stessa coscienza, tuttavia, con un grande peso sul cuore, mi porta ad affermare con altrettanta chiarezza – aggiunge il cardinale – che questo nuovo ciclo di violenza ha portato a Gaza oltre cinquemila morti, tra cui molte donne e bambini, decine di migliaia di feriti, quartieri rasi al suolo, mancanza di medicinali, acqua e beni di prima necessità per oltre due milioni di persone. Sono tragedie che non sono comprensibili e che abbiamo il dovere di denunciare e condannare senza riserve».

«Se non si risolverà questo problema alla sua radice – afferma il patriarca – non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo. La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno in questo senso più serio di quanto fatto fino ad ora. Solo così si potranno evitare altre tragedie. Lo dobbiamo alle tante, troppe vittime di questi giorni, e di tutti questi anni. Non abbiamo il diritto di lasciare ad altri questo compito».

I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza, sottolinea il cardinale Pizzaballa, «causeranno solo morte e distruzione e non faranno altro che aumentare odio e rancore, non risolveranno alcun problema, ma anzi ne creeranno dei nuovi. È tempo di fermare questa guerra, questa violenza insensata. È solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace».

Un palestinese ferito durante i bombardamenti di israele su Gaza, foto Ap.

Stiamo vivendo uno dei periodi più difficili e dolorosi della nostra storia recente. «Da ormai più di due settimane – aggiunge il patriarca – siamo stati inondati da immagini di orrore, che hanno risvegliato traumi antichi, aperto nuove ferite, e fatto esplodere dentro tutti noi dolore, frustrazione e rabbia. Molto sembra parlare di morte e di odio senza fine. Tanti “perché” si accavallano nella nostra mente, facendo aumentare così il nostro senso di smarrimento».

Pizzaballa ricorda la giornata di preghiera e di digiuno per la pace vissuta dalla Chiesa il 17 ottobre e ricorda la seconda in programma, fissata da papa Francesco per il 27 ottobre. «Sarà – spiega – una giornata che celebreremo con convinzione. È forse la cosa principale che noi cristiani in questo momento possiamo fare: pregare, fare penitenza, intercedere».

In tutto questo frastuono, dove il rumore assordante delle bombe si mischia alle tante voci di dolore e ai tanti contrastanti sentimenti, il cardinale afferma che «Abbiamo bisogno di una Parola che ci accompagni, ci consoli e ci incoraggi. “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33)».

Prima della sua passione, Gesù rivolge queste parole ai suoi discepoli, che di lì a poco saranno presi dal panico, si disperderanno e fuggiranno, come pecore senza pastore. «Ma questa ultima parola di Gesù – commenta Pizzaballa – è un incoraggiamento. Non dice che vincerà, ma che ha già vinto. Anche nel dramma che verrà, i discepoli potranno avere pace. Non si tratta di una pace irenica campata in aria, né di rassegnazione al fatto che il mondo è malvagio e che non possiamo fare nulla per cambiarlo. Ma di avere la certezza che proprio dentro tutta questa malvagità, Gesù ha vinto».

Per Pizzaballa Gesù ha vinto sulla croce «Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi. Ha vinto il mondo, amandolo. Sulla croce inizia una nuova realtà e un nuovo ordine, quello di chi dona la vita per amore… Gesù in quel versetto parla giustamente di coraggio. Avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi, significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare».

Significa impegnarsi personalmente per la giustizia, essere capaci di affermare e denunciare la verità dolorosa delle ingiustizie e del male che ci circonda, senza però che questo inquini le nostre relazioni. Significa essere convinti che valga ancora la pena di fare tutto il possibile per la pace, la giustizia, l’uguaglianza e la riconciliazione.

«Il nostro parlare – scrive ancora il patriarca – non deve essere pieno di morte e porte chiuse. Al contrario, le nostre parole devono essere creative, dare vita, creare prospettive, aprire orizzonti. Ci vuole coraggio per essere capaci di chiedere giustizia senza spargere odio. Ci vuole coraggio oggi, anche nella nostra diocesi e nelle nostre comunità, per mantenere l’unità, sentirsi uniti l’uno all’altro, pur nelle diversità delle nostre opinioni, delle nostre sensibilità e visioni».

Pizzaballa assicura le sue preghiere per tutti e «in particolare per la piccola comunità di Gaza, che più di tutte sta soffrendo. Il loro dolore è grande, eppure, ogni giorno di più mi rendo conto che loro sono in pace. Spaventati, scossi, sconvolti, ma con la pace nel cuore».

Israeliani fuggono dopo l’attacco dei terroristi di Hamas, foto Ap.

Il patriarca invita a pregare anche per tutte le vittime. «La sofferenza degli innocenti davanti a Dio – sottolinea – ha un valore prezioso e redentivo, perché si unisce alla sofferenza redentrice di Cristo. Che la loro sofferenza avvicini sempre di più la pace! Ci stiamo avvicinando alla solennità della Regina di Palestina, la patrona della nostra diocesi. Quel santuario fu eretto in un altro periodo di guerra, e fu scelto come luogo speciale per pregare per la pace. In quei giorni riconsacreremo nuovamente la nostra Chiesa e la nostra terra alla Regina di Palestina! Chiedo a tutte le chiese nel mondo di unirsi al Santo Padre e a noi nella preghiera, e nella ricerca di giustizia e pace».

Clicca qui per scaricare la lettera del patriarca Pizzaballa.

Clicca qui per leggere la lettera in arabo, francese, inglese e spagnolo sul sito del Patriarcato latino di Gerusalemme.

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