Terra Santa a pedali

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Lui è Flavio Pasqualetto e ha una storia specialissima da raccontare. Non è facile seguire il turbine degli eventi che sciorina con lo stile del preciso cronista e la passione per un’esperienza di fede che fa davvero bene al cuore! Cinque anni fa, a 22 anni, il giovane si trova a un bivio importante, in una sala di rianimazione, dove si risveglia dopo aver percorso il tunnel del coma. Alla fine del tunnel – ricorda commosso Flavio -, c’era mio padre, partito per il cielo pochi mesi prima. Sembrava pronto ad accogliermi, per invitarmi però, subito dopo, a ritornare nel mondo. Con il corpo a pezzi, Flavio invoca san Leopoldo Mandic, santo cappuccino di cui conosce bene la vicenda e che sente vicino alla sua famiglia, e si aggrappa alla vita. Gli sono accanto i suoi amici, i Giovani per un mondo unito del Movimento dei focolari. Ritornato con fatica e tenacia alla vita, l’aggredisce una gran voglia di vivere e di fare. Flavio lavora e si occupa di numerose attività sportive e sociali. Poi una svolta, in uno dei momenti offuscati dal grigiore del dubbio. Che ci faccio della mia vita? Capo, cosa faccio della mia vita? , si chiede, colloquiando con Dio. La risposta non si fa aspettare e Flavio la prende seriamente, con assoluta convinzione: Vai in Terra Santa. È un invito alla speranza, a guardare al futuro, dove c’è un Padre che attende sempre, che indica la strada. Come molti giovani, non ama le mezze misure e, dopo aver convinto madre, amici e datore di lavoro, decide che coprirà la considerevole distanza… come la voce suggerisce. In bicicletta. Perché voglio fare un viaggio così?, si chiede Flavio. La risposta è data anche per rassicurare gli amici che gli si affiancano, increduli. Parto perché voglio fare un viaggio dentro di me e trovare il mio Dio, attraverso l’unità con voi. Voglio portarvi tutti con me…. E il suo mettere Gesù in mezzo con la consapevolezza di pregare con tutti quelli lasciati a casa, sarà la chiave di lettura e di soluzione dei numerosi momenti di scoraggiamento che poi dovrà affrontare lungo il percorso. Come se la misura della sua fede corresse sulle ruote della bicicletta e nell’anima delle email spedite, appena possibile, dalle tappe del pellegrinaggio. La due ruote specialissima viene costruita su misura e inizia l’allenamento duro, sempre più intensivo, fino a quando, a due mesi dalla partenza prevista, Flavio costata il furto della bicicletta. Un articolo su Il Gazzettino e su Il Mattino di Padova, hanno l’effetto di mobilitare alcune persone a sostenere economicamente il pellegrino, fra cui la novantaquattrenne nonna Maria, che dona al nipote i suoi risparmi, per poter realizzare quel progetto. Un aiuto concreto e importante arriva dai Focolari di Padova, dove Marco, dopo aver cercato in tutti i modi di dissuadere Flavio, lo affianca e lo aiuta a stilare la tabella di marcia, le distanze, le tappe, l’ospitalità e i punti di accoglienza, la pianificazione del ritorno… 150 chilometri al giorno La partenza è in Piazza del Santo a Padova. Dopo le tappe italiane si susseguono i percorsi in Slovenia, Croazia,Montenegro, Albania, in uno scorrere inesorabile a contatto con genti e culture sempre più diverse, talvolta, per fortuna, con un denominatore comune: l’accoglienza del pellegrino. I 150 chilometri quotidiani sono accompagnati dal sole cocente e dalla collezione delle rispettive scottature, ma anche da persone che rispondono alle necessità, come quella famiglia di Spalato, che si prende cura delle scottature inclementi, fino alla loro guarigione. È difficile chiedere l’acqua per esempio: non ci siamo abituati, ammette Flavio, che ripercorre l’elenco delle persone con cui ha condiviso quei momenti e il cui cammino ha incrociato il suo. Storie particolari, aperte su un motivo comune, viaggiare per il mondo, portando con la voglia di avventura, un messaggio di pace: a Dubrovnik, un ciclista neozelandese, un motociclista argentino; sul confine montenegrino lo svizzero Steave, diretto in Cina in bicicletta, ad Antiochia due ciclisti parigini, che avrebbe poi ritrovato a Gerusalemme… A un bivio Il viaggio si fa, se possibile, ancora più duro. È di quei giorni un’email rivolta a tutti gli amici: Ok… sono ad un bivio! Ciao, ciurmaglia… sono arrivato, bene o male ad Antalya… Ora sono ad un bivio: le gambe fanno male, non riesco a cambiare un copertone quasi finito, non trovo camere d’aria della stessa misura del cerchione e mi trovo di fronte all’ennesimo bivio: continuo o ritorno? questo è il problema! Se continuo vado fino ad Alanya in bus, sperando che non mi spennino e poi prendo una nave per Antiochia e raggiungere Tel Aviv… vi farò sapere fra qualche giorno cosa ho deciso… Intanto continuate a pregare perché la strada non è delle migliori, in tutti i sensi! Alla prossima. Flavio. Ad Atene Flavio s’imbarca per la Turchia. Sta lasciando un mondo, per entrare in un altro, ma è anche un passaggio spirituale il suo, fatto di scenari naturali, di voci, di sguardi, di gesti e di rituali religiosi che si imprimono nella memoria e aprono un nuovo sguardo sull’uomo e sulla sua ricchezza interiore. In Turchia, dove si ferma una settimana in attesa di un copertone nuovo da Padova, è affascinato dai mercati coloratissimi e dai profumi speziati che avvolgono le vie e le celebrazioni e le preghiere dei preti cattolici e ortodossi e dei muezzin. Flavio avverte, con la curiosità di chi ha sempre vissuto l’informazione solo attraverso i dispacci Ansa, il desiderio vivissimo di dialogo fra cattolici e musulmani, là dove la convivenza accomuna. Per questo condivide numerosi momenti comunitari a Damasco, in Siria e a Ramtha, in Giordania. Le sue fotografie sono più uno studio antropologico che una ricerca turistica. Sulle rive del Mar Morto Flavio si rende conto di aver ormai raggiunto la meta: venti chilometri lo separano da Gerusalemme. Il dislivello da superare di 1200 metri gli pesa e le membra sfinite chiedono al Capo l’ultimo aiuto: Devo proprio farla tutta in bicicletta?. Passa un pullmino… che lo porta, in un momento a 2 chilometri da Gerusalemme. Come si è tenuto stretto la bandiera della pace che gli si voleva sequestrare in Siria, così ora si aggrappa alla bicicletta, simbolo della sua ricerca-viaggio alla Terra Santa e raggiunge la meta! Un tuffo, quello di Flavio, nella meta della fede più antica: a Gerusalemme, nei luoghi che hanno visto la Passione e la Resurrezione del Figlio di Dio, Flavio fa le esperienze più coinvolgenti: è toccare con mano la storia della propria salvezza e quella di tutta l’umanità. Al vescovo mons. Marcuzzo, presso il Patriarcato latino della diocesi di Terra Santa, Flavio porta la bandiera, lo stemma della Protezione civile di cui fa parte e il rosario delle suore elisabettiane di Zara. Ma non solo. Porta in quell’udienza la propria infinita stanchezza fisica e il proprio spirito, rinfrancato e arricchito, purificato nella fede.

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