Terra rossa, cielo azzurro

Italia del tennis avanti in Coppa Davis e in Fed Cup: l’exploit di un movimento in continua crescita, aspettando il nostro Federer
Coppa Davis 2013

Diciamo la verità. In Italia non esiste appassionato di tennis che non abbia mai pensato, almeno una volta nella vita: «Ma perché Federer non è nato un poco più a Sud?». In realtà, i chilometri di distanza dal confine italiano non sono pochissimi (oltre 200: “Re” Roger è di Basilea, una delle città più settentrionali della Svizzera), ma il concetto non cambia. Se poi si considera che Novak Djokovic è serbo e Rafa Nadal spagnolo, qualcuno potrebbe pensare a un “disegno” perpetuato dagli dèi delle racchette: «O italiani, vi giriamo attorno, ma i migliori li facciamo nascere altrove!». Scherziamo, ovviamente, anche se campioni del genere farebbero la fortuna (sportiva) di qualsiasi Paese.

Eppure, in Italia di motivi per sorridere ce ne sono parecchi. Tra le donne, va detto, si sorride già da un po’: dal 2006 in avanti, infatti, sono arrivati tre successi e un secondo posto in Fed Cup, il Roland Garros di Francesca Schiavone (più altre due finali, della stessa “Leonessa” e di Sara Errani) e il tris di vittorie in prove dello Slam conquistato dal doppio Errani-Vinci. Insomma, un bottino niente male per un movimento che – se si esclude qualche raro exploit – non aveva mai vantato una così solida tradizione ad altissimi livelli. E loro, Sara Errani e Roberta Vinci, nell’ultimo weekend hanno saputo raddrizzare una sfida agli Stati Uniti che – sulla carta quasi una formalità, soprattutto dopo il facile successo della 25enne emiliana su Jamie Hampton – stava scappando incredibilmente via. Merito dell’uzbeka (di nascita) Varvara Lepchenko, capace di tenere sotto scacco le “sorelle” del nostro tennis e di portare due preziosissimi punti a una Nazionale priva delle sorelle (quelle sì, per davvero) Williams e dell’astro nascente Sloane Stephens. Sul 2-1 a stelle e strisce, e con un’acciaccata Vinci costretta al terzo set dalla Hampton, il colpaccio Usa stava per materializzarsi. La 29enne tarantina, però, non ha mollato di un centimetro, e trascinata dal calorosissimo pubblico di Rimini ha ribaltato nuovamente la situazione, portandosi a casa il punto del 2-2 e aprendo la strada al prevedibile successo – in coppia con la Errani – ai danni delle malcapitate Huber e Lepchenko.

Una settimana prima, a Torino, l’Italia maschile era riuscita a vincere una sfida del Gruppo Mondiale (la “Serie A” di Coppa Davis) dopo ben 15 anni di astinenza. Il precedente successo, infatti, era arrivato a Milwaukee nel 1998, anno della sfortunata finale di Milano con la Svezia. Poi, il buio: 10 anni nella serie cadetta, uno addirittura in “C”, prima del ritorno tra i grandi e del soffertissimo 3-2 alla Croazia. Con un solidissimo Marin Cilic, in grado di confermare il pronostico che lo vedeva favorito sia su Paolo Lorenzi che su Andrea Seppi, decisivo si è rivelato ancora una volta il punto del doppio, specialità nella quale abbiamo trovato una coppia davvero affiatata. Reduci infatti dalla semifinale raggiunta all’Australian Open, Simone Bolelli e Fabio Fognini hanno frantumato la resistenza di Cilic e di Ivan Dodig, che perdendo i suoi due singolari (prima da Andreas Seppi, poi – nell’ultimo match del weekend – dallo stesso Fognini) ha di fatto consegnato la qualificazione agli azzurri.

Mai, nella storia del nostro tennis, l’Italia era riuscita a superare il primo turno del gruppo mondiale sia tra gli uomini che tra le donne. E, va detto, potrebbe non essere finita qui. In aprile, infatti, i ragazzi andranno in Canada per un quarto di finale difficile sì, ma alla portata, mentre le ragazze ospiteranno le campionesse in carica della Repubblica Ceca. Un vero tour de force per Corrado Barazzutti, capitano non giocatore di entrambe le selezioni: lui che nel 1976 vinse da giocatore l’unica Coppa Davis azzurra, quest’anno sogna un trionfo uomini-donne riuscito per l’ultima volta proprio alla Repubblica Ceca, che l’anno scorso ci eliminò in entrambe le competizioni prima di fare doppietta. Un passaggio di consegne, da Praga a Roma, sarebbe davvero gradito: sognare si può, anche senza Federer, Djokovic o Nadal.

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