Tennis. Roger e Rafa, una finale epica
Domenica 29 gennaio 2017. Non una giornata come le altre per gli appassionati di tennis. No, non può proprio essere una giornata come tutte le altre se la finale del primo torneo Slam dell’anno, gli Australian Open, vede di fronte Roger Federer e Rafael Nadal. Non una partita, ma la partita! L’appuntamento per noi italiani è fissato a un orario propizio, le nove e mezzo del mattino (a Melbourne sono invece le sette e mezzo di sera). Seduti comodamente in poltrona, ad attenderci c’è una finale da sogno, tra due giocatori che hanno scritto pagine indelebili nella storia del tennis. Eh già, ne è passato del tempo dal primo incontro ufficiale tra i due. Era il marzo del 2004, parliamo di quasi tredici anni fa … Due atleti fantastici, che in una finale così importante non s’incontravano da ben sei anni. Due sportivi, ma anche due uomini esemplari fuori dal terreno di gioco, che negli ultimi mesi erano stati assenti dal circuito, a leccarsi le ferite che, anni e anni a darsi “battaglia” sui campi da tennis di tutto il mondo, non possono non aver provocato anche su fisici preparatissimi come i loro.
Un Federer “doc” rompe l’equilibrio – La finale comincia. Il primo gioco va via facile facile per Nadal, il vero favorito della vigilia. Non può non esserlo, visto che nei precedenti tra questi due “fenomeni” il tennista spagnolo ne ha vinti la maggioranza: 23 su 34 (di cui, cosa ancor più rilevante, ben 6 nelle 8 finali disputate nei quattro tornei dello Slam). Si va avanti per un po’ in equilibrio. Fino al 3-3 ognuno dei due contendenti tiene abbastanza agevolmente il turno di servizio: nessun break, nessuna palla break. Poi, nel settimo game, Roger comincia a mettere in atto il suo tennis fantastico, molto aggressivo. Quando “si accende” questo campione si trasforma in un artista. Vederlo giocare, è come ammirare un canestro di Michael Jordan, una serpentina di Diego Maradona, o uno slalom di Alberto Tomba. Guardi questi gesti, e non ti annoi mai! Rafa prova a rispondere punto su punto, come sua abitudine, ma Roger si guadagna, e poi non si lascia scappare, l’occasione di strappare il servizio al suo avversario. È il momento decisivo del set, che lo svizzero alla fine porta a casa per 6-4, in appena 34 minuti.
La reazione di Nadal non si fa attendere – Sugli spalti, durante il gioco, a tratti c’è un silenzio quasi irreale. Chi è presente, cosi come chi guarda il match in tv, capisce che sta assistendo qualcosa che, comunque andrà a finire, rappresenterà un momento indimenticabile nella storia di questo sport. Perché Roger di anni ormai ne ha trentacinque, e perché Rafa, che di anni invece ne ha trenta, non riusciva a raggiungere una finale a questi livelli da quasi tre anni. Ormai è tempo dei Djokovic, dei Murray, dei Wawrinka, ma anche dei Raonic o dei Dimitrov, quelli della “next generation”. Almeno per un’ultima volta, però, il palcoscenico è tutto per loro. Dopo aver perso il primo game del secondo set, Roger commette il suo primo doppio fallo del match. Per la prima volta va in difficolta sul servizio, e Rafa non si lascia sfuggire l’occasione: 2-0 Nadal. Roger non sfrutta alcune palle break nel terzo game, comincia a steccare qualche palla di troppo, e le sue “certezze” iniziano a vacillare: perde nuovamente il servizio nel quarto game, ha un sussulto d’orgoglio nel quinto, quando strappa il servizio a Rafa, ma alla fine il set se lo aggiudica il tennista spagnolo: 6-3, in 42 minuti. Un set pari.
Roger trema ancora, ma non crolla – Si riparte. Questa volta è Roger il primo a servire. Lo svizzero concede subito una palla break, annullata con un ace. Poi sbaglia un diritto abbastanza semplice, ma riesce ad annullare anche questa seconda palla break con un altro servizio vincente. Attacca, sbaglia una “semplice” volée di rovescio, e con un terzo ace annulla nuovamente la chance del suo avversario di strappargli il servizio. Alla fine, vince un game complicatissimo, evidentemente comincia a sentire la stanchezza di un torneo dove ha speso tante energie, dove prima della finale è stato in campo quasi quattordici ore. Anche Rafa è stanco. Lui, addirittura, di ore di gioco in questi Australian Open ne ha fatte diciannove (di cui cinque solo nell’interminabile semifinale contro Dimitrov). E quando Roger, scampato il pericolo nel gioco di apertura del set, si procura nel game successivo l’occasione di strappare il servizio al suo avversario, non se la lascia sfuggire: 2-0 Federer.
Il match continua a salire di livello – In alcuni momenti Roger sembra volare, mette a segno colpi a effetto con una semplicità disarmante. Sul 3-0 si procura altre tre palle break, ma Rafa risponde colpo su colpo. Anche lui sembra essere tornato quello di un tempo, quel giocatore straordinario, cresciuto sui campi in terra battuta ma che ha dimostrato col tempo di non essere l’ennesimo tennista spagnolo incapace di adattarsi ad altre superfici. Quel ragazzino terribile, che sognava di diventare un calciatore, che segnava gol a raffica nella squadra locale in cui giocava, ma che nel frattempo si allenava dietro casa anche con racchetta e palline, a Manacor, agli ordini del “terribile” zio Toni, ancora oggi suo allenatore. Ma con un Federer tornato a ritrovare fiducia nel servizio, con un Federer così solido anche in fase di risposta, in questa fase della partita anche per lui c’è poco da fare. Nel sesto game Roger strappa nuovamente il servizio a Rafa, e alla fine chiude il terzo set con una smorzata sontuosa: 6-1 in 41 minuti. Due set a uno per lui.
Rafa si rifà sotto – Nonostante Roger stia giocando davvero bene, lo svizzero è perfettamente consapevole che la partita non è per nulla finita. Contro Nadal, una partita non è mai finita! Rafa non molla un punto, e nel quarto set, sul 2-1 per lui, mette alle corde Federer strappandogli il servizio: 3-1 Nadal. Roger comincia a rivedere i fantasmi. Nella sua mente fanno capolino le tante partite perse con quell’avversario che, per lui (e non solo per lui) è sempre stato così difficile da battere, il suo vero e proprio “tallone d’Achille”. Oggi, come ieri, la storia sembra ripetersi. Rafa conquista il 4-1 al termine di un punto “pazzesco”, Roger inizia a sbagliare palle abbastanza comode, e anche se riesce a tenere i propri turni di servizio deve arrendersi: 6-3 Nadal, in 40 minuti. Due set pari, si va al quinto e decisivo set. Ormai è soprattutto una questione di testa. Ora Nadal, che sulla solidità mentale ha costruito tanta parte della sua carriera, sembra davvero ad un passo dal successo.
Nadal cerca l’allungo, ma Federer reagisce – Roger chiede un time-out medico, in settimana ha già avuto qualche problema agli adduttori. Poi inizia l’ultimo set, e Rafa nel primo game strappa subito il servizio al suo avversario. Il match sembra aver preso una piega definitiva, Roger appare improvvisamente “spento”, quasi rassegnato. Sembra … perché in realtà non può darsi per vinto così facilmente. Nel secondo game si procura due palle break. La prima la sbaglia lui, sulla seconda Nadal mette un difficilissimo dritto lungolinea sulla linea. Un nastro “amico” gli regala una terza opportunità di rientrare in partita … ma Rafa ormai è in fiducia, non concede più nulla e si porta prima sul 2-0, e poi sul 3-1. Superate le tre ore di gioco, Federer si fa ancora più aggressivo. Sa che difficilmente in futuro potrà avere un’altra occasione del genere, deve dare il tutto per tutto. Così, lotta su ogni punto, mette a segno alcuni rovesci spettacolari, si procura diverse occasioni. Nadal però è un muro che respinge ogni tentativo del suo avversario, fino a quando Roger, nel sesto game, riesce finalmente a fare breccia in questo muro, e si riporta in parità: 3-3. Tutto è ancora in bilico.
Il finale regala emozioni a raffica – Da questo momento la partita diventa proibita per i deboli di cuore. Scambi durissimi, punti spettacolari da una parte e dall’altra. Roger tiene il servizio, passa a condurre 4-3, e poi sul servizio di Rafa si porta sullo 0-40. Sembra davvero finita, ma con Nadal, come sempre, mai dire mai. Lo spagnolo, con rabbia, annulla le tre palle break, poi anche una quarta. Federer continua a deliziare il pubblico con alcune giocate meravigliose, e il suo avversario alla fine deve per forza capitolare: 5-3 per Roger, che va a servire per il match. Qui, come c’era da aspettarsi, Rafa reagisce ancora una volta, e arriva anche a procurarsi due palle break. Roger però non perde la calma, le annulla, e alla fine si aggiudica il quinto game di fila chiudendo il set per 6-3 al termine di un incontro durato tre ore e trentasette minuti. Poi, scoppia in un pianto liberatorio. Dopo quasi cinque anni riesce a vincere un torneo del Grande Slam (non succedeva dal torneo di Wimbledon del 2012), il diciottesimo della sua infinita collezione. Compiendo, forse, l’impresa più straordinaria della sua incredibile carriera. Ci riesce stupendo un po’ tutti, e forse anche se stesso, al termine di una partita epica. Una partita, che sarà difficile dimenticare.