Tenendoci per mano

Come ha conosciuto Madre Teresa? “Ci conoscevamo da quasi vent’anni. Lei stessa diceva: “Siamo amiche e molto unite”. Spero d’esserlo ora ancora di più. In quegli anni ci scrivemmo più volte. Conservo un suo biglietto come una consegna: “Cara Chiara, sii santa perché Gesù, che ti ama e ti ha scelto per essere sua, è santo”. Se invitava gli altri a farsi santi, questa era, senz’altro, la sua tensione quotidiana. Santa, arrivata in cielo con le opere. Quante!”. Che ricordo ne ha? “Ricordo il primo incontro, nel lontano 1978. Era stata Madre Teresa a prendere l’iniziativa. Avendo sentito parlare del Movimento dei focolari, voleva conoscermi. L’incontro avvenne al nostro centro di Rocca di Papa. Un abbraccio: Sembrava ci fossimo conosciute da sempre. Voleva sapere qualcosa dell’ideale che ci muove. Dissi poche parole e lei: “Vedi, Chiara, quello che tu fai – portare l’unità nel mondo, i dialoghi” – io non lo posso fare. Mentre io faccio ciò che tu non puoi fare”. Frase, questa, che ripeté più volte nel corso degli anni. “Poi ognuna camminò per la propria via, ma sempre tenendoci per mano. In seguito la incontrai diverse volte: nel dicembre 1985 a Roma, al Sinodo dei vescovi per il XX anniversario del Concilio Vaticano II; l’anno seguente a Firenze, in una “Giornata per la vita”, dove intervenimmo tutte e due. Poi altre volte. Non ricordo le date. Certamente una volta dal Santo Padre per un pranzo”. Quale l’impressione? “Ogni volta nuova. Sin dal primo incontro vidi in lei una persona decisamente incamminata per la sua strada, con un obiettivo ben preciso. Nessuno l’avrebbe potuta fermare. Al Sinodo, mi sorprese la sua energia spirituale e fisica. Uscivamo dall’aula dandoci la mano. Il mio intento era anche quello di sostenerla un po’. Ma si svincolò presto come per dirmi: “Ce la faccio ancora bene”. A Firenze, mi sorprese il suo amore delicato e continuo per ogni persona. Mentre firmava in una saletta delle cartoline, vedevo che non vi metteva solo la sua firma, ma anche “Dio ti benedice”, e mi spiegò che la gente è contenta di sapersi benedetta. “L’ultima volta che l’incontrai fu nel maggio 1997, a New York dove ebbi con lei un colloquio prolungato e indimenticabile. Era a letto con forti dolori alla schiena. In un ambiente povero, nel South Bronx, dove esiste un convento delle Missionarie della carità, in una palazzina rossa, conosciuta da molti attraverso la televisione, perché lì ha accolto, quando stava un po’ meglio, anche Lady Diana. Date le sue precarie condizioni di salute, l’incontro era stato un’eccezione. Nessun altro vi era stato ammesso tranne l’interprete. “Chiara”, esclamò subito Madre Teresa, e mi prese ambedue e mani, protendendosi in avanti dal lettino in cui giaceva, fissandomi con due occhi vivissimi. È stato un canto, il canto del suo Magnificat! Era la fondatrice di un’opera di Dio che parlava ad un’altra, ben più indegna, e poteva comunicarle i frutti di tutta la sua vita: case di vita contemplativa attiva, diffusione in 120 paesi, progetti ostacolati da governi” “Ma non molleremo – diceva Madre Teresa -, bombarderemo il cielo, perché certe cose si ottengono solo con la preghiera”. “I pochi minuti concessi dal medico diventarono venti. Peccato che non si sia potuta scattare nessuna foto della vita che c’era in quella stanza, di quel colloquio che aveva sapore di paradiso. Poi ci lasciammo abbracciandoci. Non dimenticherò mai quel volto e quella gioia”. Quali affinità trova fra la spiritualità di Madre Teresa e quella del Movimento dei focolari? “Certo c’è una grande differenza tra la spiritualità di madre Teresa e quella del nostro movimento. Noi non siamo chiamati tanto a spendere tutte le nostre energie in favore dei più poveri tra i poveri, ma a vivere il vangelo sì da suscitare nel mondo “brani di fraternità” attraverso i dialoghi con i fedeli di altre chiese, religioni e con la cultura contemporanea, per contribuire a comporre in unità la famiglia umana. “Ma non possiamo non vedere una profonda somiglianza sul piano dell’amore evangelico. Amore che Madre Teresa ha vissuto eroicamente, da poter essere per tutti un modello. È infatti una maestra in quell’arte di amare, in cui ci alleniamo giorno per giorno. Amava veramente tutti. Non chiedeva al suo prossimo se fosse cattolico o indù o musulmano. Madre Teresa amava per prima: era lei che andava a cercare i più poveri. Madre Teresa vedeva, come forse nessun altro, Gesù in ognuno. S’è fatta povera con i poveri, ma soprattutto “come” i poveri. “Madre Teresa ha amato tutti come sé stessa, fino ad offrire loro il proprio ideale. Madre Teresa ha senz’altro amato i nemici. Non s’è mai fermata a contestare le accuse assurde che le si rivolgevano, ma pregava per i suoi nemici. Sì, in lei si può vedere l'”arte di amare” incarnata alla perfezione. Era una “regina della carità”. “Ma è nel mistero di Gesù crocifisso e abbandonato che i carismi più diversi si incontrano perché è da quel culmine di amore che si è riversato lo Spirito Santo sulla chiesa e sul mondo. È in lui, mi si fa chiaro ora, la radice di quel vincolo profondo che mi unisce a Madre Teresa. Solo ora, infatti, ci è stato dato di scoprire qual era il suo segreto più profondo, la sua unione – direi l’immedesimazione – con Gesù crocifisso, sino a vivere per decenni, nel silenzio, il suo stesso abbandono”. Qual è il significato della beatificazione della Madre per gli uomini dell’epoca contemporanea? “Per la beatificazione di Madre Teresa si sono accorciati i tempi del processo canonico. Di fatto già il popolo la considerava santa mentre era in vita. Perché tanta attrattiva esercita questa piccola-grande donna su uomini e donne di tutte le latitudini? Perché ritengo che in Madre Teresa trasparisse la presenza di Dio. Dopo l’arsura, che con il dilagante processo di scristianizzazione, ha privato l’uomo dell’elemento vitale e vivificatore, è di lui che gli uomini di oggi consapevolmente o meno, hanno sete. Lei lo ha sempre testimoniato. Non lo ha mai tradito. Ha manifestato sempre la sua unione con la chiesa di Cristo. Non è mai stata di mezze misure! “Ma ciò che attira, soprattutto i giovani, è l’eroismo che ha mostrato nella sua cura degli ammalati. E come Gesù, con i miracoli, le guarigioni, ha testimoniato la sua divinità, così Madre Teresa con le sue piccole grandi gesta eroiche ha testimoniato, e le sue figlie continuano a testimoniare, Dio all’opera, il suo amore. “Madre Teresa, poi, è un modello per la donna. Lei ha davvero realizzato quello che il papa definisce “genio femminile”, che sta proprio qui, in ciò che Maria aveva di caratteristico: non era investita da un ministero, era investita dall’amore, dalla carità, che è il più grande dono, il più grande carisma”.

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