Tenacemente donne

Le giornaliste Alessandra Buzzetti e Cristiana Caricato sintetizzano in dodici storie un universo femminile che si muove tra i palcoscenici e le macerie, tra le devastazioni di calamità e malattie e la notorietà: professioniste, suore, mamme, spose, vedove che sanno far risperare l'umanità. La prefazione è di Maria Voce
Donne palestinesi

Tenacemente donne è il titolo del libro delle giornaliste Alessandra Buzzetti (Tg5) e Cristiana Caricato (Tv2000), con prefazione di Maria Voce e postfazione del cardinale Georges Marie Martin Cottier. Sono racconti di donne attive tra le macerie del mondo e sul palcoscenico del mondo, in mezzo a profughi, malati di AIDS, lebbrosi, emarginati, pronte ad accogliere sofferenze, arginare devastazioni e inventare cure, capaci di mettere la propria professionalità e notorietà a servizio del bene, della fede, della cultura, dell’educazione. Donne anche dietro le quinte – suore, mamme, spose, vedove – fanno fiorire la speranza, anche nelle situazioni più drammatiche.

È un libro che si muove su due poli: donne e coraggio…
«Inizialmente non pensavamo a storie esclusivamente di donne. L’ha suscitato l’incontro con una di loro, è così che nascono sempre le cose belle. Abbiamo deciso allora di incamminarci su questo filone, scoprendo con quale forza, tenacia e coraggio le donne costruiscano la Chiesa quotidianamente. E spesso senza riconoscimento, lasciate anche nell’irrilevanza. Da qui il voler raccontare, pur senza rivendicazioni, la ricchezza e bellezza dell’esperienza di fede femminile attraverso 12 storie. La dimensione del coraggio, poi, descrive naturalmente la vita della donna: una madre per suo figlio è pronta a qualunque cosa. L’incontro con la fede poi dà a questo coraggio un fondamento che lo rende, a volte, persino imbattibile».

Storie di donne raccontate da donne. Temete per caso che l’uomo non sia in grado di capire?
«C’è nel genere femminile una sensibilità e uno sguardo sul mondo e la realtà che l’uomo potrebbe non cogliere. L’uomo racconterà la donna, certo, ma in altro modo. Questo libro nasce forse dalla presunzione di poter condividere esigenze e desideri, quel particolare sguardo difficile per l’universo maschile da interpretare. C’è anche una facilitazione: fra donne ci si capisce al volo, c’è una sorta di complicità, soprattutto se l’intento è quello di raccontare la vita, la realtà, la tenacia del giorno per giorno».

Quali sono le storie che più vi hanno emozionato?
«In primis quella di Chiara Corbella Petrillo, 28 anni, da cui è nata l’idea del libro. Chiara amava la vita al punto che per vederne nascere una nuova, frutto dell'amore con il marito, ha scelto di rinunciare ai cicli di chemioterapia fino a quando non sarebbe nato il suo bambino. Ha corso il rischio e non ce l’ha fatta. In lei è evidente la ricerca di una totale appartenenza a Cristo. Ma questa corsa verso il Paradiso, pur impegnata a cambiare la terra, si coglie anche nelle altre. Così in Cristina, con alle spalle un aborto a soli 18 anni, o in Nadia che ha visto frantumarsi il suo matrimonio e con esso l’amore assoluto su cui faceva calcolo. Come pure straordinaria è la trappista di Vitorchiano, che per la vitalità e pertinenza nella conoscenza degli uomini sembra giri il mondo di continuo. E poi l’ultima, la storia di Hanna, che ha significato l’incontro con l’Egitto oltre gli stereotipi, in un momento drammatico. E pareva ci fossimo conosciute da sempre».

Il libro si apre con la parola di una donna e si chiude con quella di un cardinale. Ha un significato?
«Maria Voce continua l’opera di una grandissima donna come Chiara Lubich, uno degli esempi più luminosi del genere femminile nel creare Chiesa, comunione, comunità. L’abbiamo scelta perché ci pareva interpretasse l’idea di donna sottolineata anche da papa Francesco recentemente: donna al servizio, ma non serva. La sua è un’esperienza che si pone e non rivendica. La rivendicazione infatti non genera, mentre dall’offerta ne vengono fecondità e confronto. La firma del card. Cottier dice soprattutto amicizia. Spesso riflettiamo insieme su molti argomenti e, oltre all’età che gli permette di guardare al mondo con una certa ironia, nella sua sterminata cultura è capace di esprimere dolcezza e tenerezza, con una sana simpatia per le donne». 

Avete presentato personalmente il vostro libro al papa e vi ha detto una parola importante…
«Ha voluto sottolinearci che la questione femminile gli sta molto a cuore, e ciò non è una novità, come neppure il suo pensiero sul dovere da parte della Chiesa di approfondire la teologia delle donne. “Dobbiamo inventare qualcosa di nuovo!”, ci ha confidato. Parole che confermano la sua percezione che ci troviamo di fronte sia a un’urgenza che a una certa inadeguatezza. Parole che spingono tutti noi ad essere creativi e aprire con il nostro impegno nuove strade».

Leggi la prefazione del libro

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