Il tempo sospeso di Giorgio Morandi
Le cose sono sempre le stesse, i soggetti si ripetono: bottiglie, fiori, paesaggi di Grizzana, il paese sull’Appennino dove Morandi amava soggiornare. Un’arte allora monotona, priva di quella inquietudine così tipica del Novecento e dei nostri giorni?. Sarebbe un peccato soffermarsi su questi pensieri. Ci toglierebbero quello che davvero caratterizza la poesia – perché di poesia, e alta si tratta – che emana, anzi fiorisce, dalle piccole tele esposte nelle bianche stanze di un palazzo antico.
Ci sono gli indimenticabili oli di bottiglie e vasi che appaiono – è il termine giusto -su un fondo in genere tendente al neutro. È una sfilata che non si muove. È un silenzio che attira ma è faticoso cercarlo e trovarlo, prima di tutto dentro di noi in un tempo in cui quasi il silenzio non si ascolta più.
Invece con Morandi è necessario, indispensabile. Diversamente, la bellezza di quelle tinte “lente” che definiscono soggetti in apparenza immobili e consueti ci sfugge e perderemmo l’occasione di comprendere come la bellezza stessa sia sospensione, trovarsi senza accorgersene in una dimensione altra. Quella della bellezza come “semplicità”, cioè “unità”. Le bottiglie e i vasi di Morandi sono una armonia, una orchestra dove nessuno è solista, ma nella variazione dei colori puri- macchie a volte – dicono qualcosa che assomiglia all’eternità. Fanno capire che noi uomini siamo di passaggio in terra, c’è dell’altro.
Morandi l’ha colto e cercato, ricercato appunto rinnovando i medesimi soggetti. Così i fiori. Nel Vaso a strisce con fiori (1924), Morandi si ispira ad una tradizione figurativa che parte dal remoto, dai mosaici romani ai dipinti gotici, da Crivelli a Caravaggio a Cézanne. Ma in lui c’è qualcosa di diverso: i fiori sono petali fermi e danzanti allo stesso tempo, caldi e macchiati, sempre più piccoli nella piccola tela per dire l’essenziale.
Così nei paesaggi, come Gli alberi tra due case a Grizzana (1933): verde chiaro, marrone chiaro, silenzio, sospensione.
Fa bene fermarsi con Morandi. In lui, come in Burri, l’arte coglie l’essenziale. Quello vero, invisibile agli occhi fisici, non a quelli dell’anima. Per questo il tempo di Morandi è, aldi là di ogni possibile altra definizione, il tempo mutevole e stabile, eterno e fuggente, dell’anima. Cioè dell’amore.
Roma, Galleria Mattia De Luca, Piazza dei Campitelli, 2. Fino al 2 luglio
—
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
—-