Tempo di rispetto e di opportunità
Storie e proposte dei giovani intervenuti lo scorso 16 ottobre a Torino, per il terzo appuntamento mondiale di "Giovani della pace".
Erano in 15mila i giovani presenti dalle 15 a piazza San Carlo a Torino lo scorso 16 ottobre, per la terza Gionata mondiale "Giovani per la pace". L’evento è stato promosso dal Serming – il centro multiculturale con scopi sociali ed umanitari fondato Ernesto Olivero. I giovani sono giunti da 56 province italiane e da vari altri Paesi – Albania, Romania, Brasile, Repubblica Democratica del Congo, Ghana e Kirghizistan. Tema: disagio e dolore giovanile.
Molte le storie che si sono alternate sul palco, per garantire l’anonimato di alcuni, sono invece andati in onda dei video. Toccante la vicenda di due sorelle somale, Hamdi e Fatiha, fuggite da Mogadiscio e giunte in Italia dopo una terribile traversata nel Sahara. Poi c’è quella di Luca, un giovane di 22 anni, reso schizofrenico dall’abuso di cannabis. E ancora la tragica vicenda della piccola Anca, una bimba romena di 6 anni, costretta a prostituirsi per mantenere i genitori. Qui l’essere protagonisti e il salire sul palco, ha tutt’altro significato rispetto ai tanti reality dei nostri giorni. È il trovare, senza timore alcuno, il punto di partenza per risalire la china.
«I giovani sono fatti per il bene, sono fatti per non avere paura e per non fare paura», ha detto il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero. «È questo il tempo per amare, per rispettare, per convertirsi, per capire i problemi e trasformarli in opportunità» ha continuato. In platea, diversi i rappresentanti del mondo della Chiesa, della politica, dell’economia e della cultura. È proprio a loro, che Olivero chiede un nuovo patto tra generazioni, un patto per cambiare il mondo. Non sono mancati i messaggi dei presidenti di Camera e Senato, del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, del presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano e del nuovo arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia.
Importante anche l’appello di 14 giovani e 5 adulti, fatto a nome di tutti i partecipanti, ad un nuovo stile di vita sotto il segno della sobrietà, del dialogo e della semplicità. Michela, 22 anni di Caserta ha così spiegato: «Per cambiare non servono grandi sforzi . Possiamo cominciare dal nostro metro quadrato, in famiglia, a scuola, al lavoro, con le persone che incontriamo ogni giorno». Ha aggiunto Sabrina, ventenne di Vicenza: «Siamo qui perché crediamo davvero che è possibile cambiare il mondo, gli adulti devono ascoltarci e capire che insieme possiamo fare un pezzo di strada».
Momenti conclusivi della giornata, la marcia delle famiglie e dei bambini di Porta Palazzo, quartiere con forte connotazione multietnica e la pulizia della piazza da parte dei ragazzi. Poi un pensiero a chi è lontano: gli allunvionati del Pakistan e un container di generi alimentari per l’Europa dell’Est.