Tempi duri per gli immigrati
Le vicende che riguardano la sorte dei migranti interessano sempre di meno all’opinione pubblica, assuefatta all’idea che il fenomeno sia assolutamente ingestibile. Sono a dir poco scandalose le parole che il primo ministro Gentiloni ha pronunziato in Parlamento, immediatamente riprese da tutti i mass media, quando ha detto che «il problema dell’immigrazione non lo cancella neanche il mago Merlino».
Affermazione discutibile, sia perché l’immigrazione è presentata come un problema, sia perché si guarda all’immigrazione come qualcosa da cancellare.
Invece i problemi si affrontano – e non si cancellano –, e gli immigrati possono rappresentare un’importante risorsa in un Paese in cui l’età media della popolazione è di quarantasei anni.
Sappiamo tuttavia che nelle prossime settimane ci saranno importanti cambiamenti in tema di legislazione sull’immigrazione. Da una parte il decreto legge Minniti – Orlando porterà sostanziali modifiche, in peggio, alle procedure che riguardano le persone che entrano in modo irregolare in Italia. E anche l’Europa sta per varare delle nuove disposizioni che stringeranno ulteriormente i varchi di accesso all’Unione.
Il continuo battibecco tra Italia ed Europa ha assunto ormai un ruolo centrale nell’informazione quotidiana. L’Ungheria procederà agli arresti dei richiedenti asilo. Gli Stati dell’Unione non sono obbligati – in base al diritto della UE – a rilasciare i visti umanitari e lo potranno fare solo in base al diritto nazionale e quindi solo se lo riterranno opportuno.
Ma delle persone – migranti non si parla più.
Tuttavia resistono piccole roccaforti che riescono a tutelare i diritti di chi è straniero in una terra che non sa tutelare nemmeno i diritti fondamentali dei propri cittadini (non occorrono esempi, mi riferisco evidentemente all’Italia).
Alcuni giorni fa il Tribunale di Milano ha condannato la Lega Nord per l’uso del termine “clandestini” nei confronti dei richiedenti asilo che avrebbero dovuto essere ospitati in una struttura di Saronno. L’ASGI, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, ha promosso l’azione e l’ha vinta. Con questa iniziativa certamente non ha voluto difendere gli interessi specifici di una persona, ma un’idea: chi fugge in un Paese e lì chiede di essere protetto da guerra, bombe, carestie, da violenze indiscriminate, non deve essere chiamato clandestino. Ma persona. Persona che chiede protezione e che ha diritto alla sua dignità. La Lega ha promesso battaglia e non intende versare il risarcimento a cui è stata condannata.
Per chi si impegna con tenacia nell’affermazione dei diritti, queste sono importanti vittorie che lasciano sperare che un sistema di legalità possa ancora essere affermato, anche in settori in cui i diritti vengono normalmente ignorati e scavalcati.