Televisione: è proprio tempo di reagire

Avevo da poco letto l’articolo di Ezio Aceti «La De Filippi esagera: è l’ora di reagire», ma a dire il vero non conosco la trasmissione a cui si riferisce Ezio, se non per sentito dire dai ragazzi del mio quartiere. Sarà perché nella nostra famiglia la TV (per scelta) non è nella sala da pranzo, non è nelle camere da letto, ma è solo nel salotto e, per via dei profondi contenuti che troviamo nei programmi televisivi, sta diventando sempre più un soprammobile. In famiglia vediamo insieme solo qualche spettacolo o film serale, scelto insieme, quando ne troviamo qualcuno decente.

Avevo sentito parlare del Got Talent Show su Canale 5, e aspettavo l’inizio di questa trasmissione nutrendo qualche aspettativa. Il 12 Aprile vedendo la programmazione serale, avevo invitato i miei figli a vederla insieme. E’ stata così grande la delusione e lo sdegno, che mi sono tornate in mente le parole di Ezio: " è l’ora di reagire" per cui ho scritto subito questa e-mail alla redazione di Canale 5. Lo so, è una goccia nell’oceano, ma voglio gettarla anch’io:

 

Alla Redazione Canale 5 – Got Talent Show

Oggi, come tutti i giorni torno al mio modesto lavoro, ma carissimi Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudi Zerbi, non riesco a concentrarmi. Il ricordo di “Got Talent Show” non me lo premette, probabilmente perché siete rimasti impressi nei miei pensieri per cui la trasmissione ha avuto il risultato commercialmente giusto. Dall’anteprima mostrata in tv nei giorni di Natale, attendevo l’inizio della trasmissione, sia perché mi diletto con spettacoli, ma soprattutto perché amo l’arte quale espressività del “bello” che c’è in ognuno di noi. Poi il 12 aprile 2010 l’esordio: come dimenticare lo sguardo di quell’ospite col grande talento della memoria e conoscenza a 360 gradi, sguardo pieno di riverenza e complimenti espressi anche a voce nei vostri confronti, riverenza dettata soprattutto dall’estrema semplicità della persona che, a mio modesto avviso, esprimeva il disagio di una vita vissuta forse nella non totale normalità e solitudine di un mondo che difficilmente accetta i “diversi”.

 

Ma è solo questa la chiave del successo? A tale e tanta riverenza e rispetto ha corrisposto un atteggiamento di derisione, di freddezza ed arguta malizia che ha spinto addirittura l’ospite a dover ammettere che nella sua vita non ha mai sfiorato una ragazza, ad ammettere di non aver mai avuto un rapporto intimo con l’altro sesso. Solo questo fa spettacolo? Questa non è l’espressione del bello che cercavo, ma il pubblico apprezzava tutto ciò, con grandi risate, grandi applausi. Mi chiedo se sono io il “diverso” amareggiato da tutto ciò. Al termine (e non scherzo) della sua splendida performance caro Gerry, tu forse il più sensibile, lo hai invitato a “Chi vuol essere milionario”, un gesto di bontà che ho apprezzato nell’essenza ma non nell’insieme. Scusami, ma mi veniva in mente l’epoca medievale nella quale quelli che la società definiva “deformi o nani”, in cambio della loro dignità e servigi di giullare, godevano (se il Sire era clemente) di alcuni diritti, quali quello di vivacchiare all’ombra di una corte. Forse un ospite un po’ sopra le righe poteva capitare in una trasmissione di artisti. Ma l’ospite successivo, a mio avviso assai più problematico, mi ha confermato lo stile del Got Talent. Quest’uomo con indosso una divisa, si è esibito in uno spogliarello al termine del quale, imboccato con astuzia, ha ammesso che non valeva la pena di togliere l’ultimo indumento, lo slip, poiché ciò che era sotto non era adeguato alle aspettative.

 

Ciò che mi ha fatto male è vedere quanto l’ospite credesse a quanto faceva, ignaro del mondo che gli girava intorno, ignaro di essere un “oggetto” in mano a carnefici del commercio. Mi scuso per i termini forse un po’ duri, dell’uso della grammatica di un semplice cittadino dagli studi tecnici, ma mi chiedo: se aveste un figlio in quelle condizioni, permettereste che ne venga fatto “uso” e messo alla gogna pubblica così? Mi direte: ha dato il consenso, è maggiorenne, ma credo ci sia una coscienza che va ben oltre la legalità e la burocrazia. Se penso poi alle migliaia di volontari che giornalmente dedicano la loro vita a favore di questi definiti “ultimi” della società, che nel loro piccolo cercano di cambiare il pezzo di mondo che li circonda, mi sento veramente disorientato. Vi invito a visitare, anzi, “a vivere” qualche centro di accoglienza. Ma il “pezzo di mondo” di voi artisti è assai più vasto, e con esso aumenta la responsabilità sociale. Diceva circa 40 anni fa un mio concittadino celebre, Ennio Flaiano: ”fra 30 anni l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione”. Potrebbe essere una bella notizia questa…. (?!). Quanto stride quanto visto in trasmissione il 12 Aprile, con messaggi di “Comunicazione Sociale Mediaset”, e soprattutto qual’è il vero volto di Mediaset? Non vorrei offendere nessuno, ma in quella trasmissione la figura veramente mediocre non l’hanno fatta certamente gli ospiti.

 

Il mondo dei ragazzi nel quale impegno gratuitamente gran parte del mio tempo, risente in maniera amplificata dei messaggi TV. Se permettete il paragone: mi sembra siano come un sasso buttato inavvertitamente in un lago, crea dei cerchi concentrici sempre più ampi la cui fine nessuno conosce. Da qui il messaggio dell’”uso” dei diversi, che viene vissuto come: “Il diverso serve per farci divertire”, ed è troppo spesso oggetto di sgradevoli scherzi e battute, che a volte sfociano in vere e proprie violenze. La mia amarezza? Quanto costruito in anni di sacrifici da piccole ma volenterose persone, viene poi distrutto in un colpo di “spot”.

Questi “Ultimi” hanno per me un grande valore: ci danno la possibilità di donarci gratuitamente, di aprirci, di esprimere il desiderio di amore che è in ognuno di noi, di non chiuderci in noi stessi e nei nostri problemi, insomma di sognare un’umanità dove non esistono più gli ultimi perché visti e trattati come tutti gli ospiti di questo mondo. Lavorare in questo senso mi sembra assai più gratificante, che onore sarebbe sapere di remare a fianco di artisti di fama come voi.

 

Franco di Pescara

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