Telecom Imprenditori e speculatori

In questi giorni in cui si spendono molte parole sulle dinamiche e sulle vicende del capitalismo italiano, mi torna alla mente la distinzione tra speculatori e imprenditori, introdotta da alcuni grandi economisti del passato. L’imprenditore – dicevano ad esempio l’americano Veblen e l’italiano Pantaleoni – è un tipo di persona mossa da una logica particolare, che lo spinge ad amare il rischio, ad innovare, per realizzare un progetto. Il suo successo è misurato sulla base dell’avvicinamento a quel progetto, e non sulla base dei profitti che realizza. Il profitto è una componente del suo progetto, ma non è né l’unica né la più importante. In certi casi, lo sappiamo, un imprenditore farebbe più profitti se affittasse i propri locali o dimettesse la propria azienda: ma non lo può fare, perché gli sta a cuore portare avanti il suo progetto, la sua vocazione. Per questo motivo la sua impresa non è mai solo un mezzo, ma è anche in certo modo il fine stesso. Lo speculatore, invece, ha come obiettivi il denaro, e l’attività che svolge è solo lo strumento. Ecco quindi che passa dalla sanità alla scuola, dall’industria alla finanza, che chiude, vende e riapre, perché non è il progetto che gli interessa ma il denaro, e alla fine il potere. Così, mentre la figura imprenditore è in linea con quella dell’artigiano e anche dell’artista, perché per aver successo c’è bisogno di creatività e maestria, lo speculatore, invece, è vicino alla figura del giocatore (quello mirabilmente descritto, ad esempio, da Dostoevskij), perché ciò che lo muove è l’azzardo e il desiderio di vincere. Tutti riconosciamo oggi un ruolo economico e sociale importante agli imprenditori, mentre nutriamo seri dubbi sul ruolo sociale degli speculatori. È mia impressione che una grande malattia del capitalismo di oggi sia l’aumento degli speculatori a scapito degli imprenditori. E quando gli speculatori crescono, il mercato viene percepito come un casinò dove arricchirsi o impoverirsi, dove scommettere e giocare, dove quando ci alza le mie vincite corrispondono alle tue perdite. L’economia globalizzata ha bisogno di più imprenditori, e di meno speculatori, perché ha bisogno di progetti dove la ricchezza è partecipata, e dove non si vinca contro gli altri ma si cresca insieme.

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