Tedeschi che emigrano in Paraguay

Migranti tedeschi, chi l’avrebbe mai detto? Questo XXI secolo non risparmia sorprese: tra i migranti ci sono anche persone che fino a poco tempo fa coltivavano idee xenofobe.
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All’entrata della cittadina di Obligado, nel sud est del Paraguay, vi è un portale d’ ingresso sul quale campeggia una frase di benvenuto (sentitevi a casa vostra) in spagnolo e in tedesco. La presenza di colonie di tedeschi arrivati in Paraguay fin dalla fine del XIX secolo non è una novità. L’ex dittatore Alfredo Stroessner, al potere tra il 1954 ed il 1989, era di origine bavarese. Una di queste colonie, Nueva Germania, venne fondata dalla sorella del filosofo Friedrich Nietzsche, Elizabeth. Colonias Unidas invece fu opera di Wilhem Closs, stabilitosi all’inizio del 1900 a Hohenau. Non pochi mennoniti di origine tedesca in quell’epoca scelsero il Paraguay per vivere in pace secondo lo spirito anabattista. Durante e dopo la Seconda guerra mondiale, giunsero altri immigranti tedeschi, alcuni cercando di evadere dalle proprie, terribili, responsabilità in quanto a crimini di guerra, i più in cerca di una vita migliore.

Per molti tedeschi (ancora non è possibile stabilire cifre precise, ma nell’ordine di varie migliaia), il Paraguay è tornato ad essere un luogo dove iniziare una nuova vita. La natura generosa ha dotato di un verde lussureggiante queste terre, tra le più fertili, coltivate lungo le sponde del fiume Paraná, che le separa dall’Argentina e dal Brasile.

I dati ufficiali dicono che tra il 2021 ed il mese di febbraio scorso, oltre 1.300 persone di nazionalità tedesca hanno ottenuto la residenza nel Paese. Ma pare proprio che si sia al di sotto del numero reale di immigrati tedeschi giunti negli ultimi tempi, la cui presenza è rivelata dall’apparire di nuove costruzioni che punteggiano il verde che contraddistingue la zona, a conferma dell’incremento dell’attività edilizia.

Non si dispone di informazioni precise, perché pare che alcune migliaia abbiano evitato le disposizioni legali in materia di green pass. Una breve indagine svolta dalla Bbc (www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-61041668) ha indicato la presenza di tedeschi vaccinati contro il Covid19 ma anche di altri contrari al vaccino. Per questi ultimi, la via d’entrata è la frontiera con la Bolivia, dove non è richiesto il green pass, per poi proseguire via terra fino alla meta prevista. Il documento in questione è invece richiesto in Paraguay, per cui, chi non lo possiede, deve sbrigarsela per sottrarsi a eventuali controlli.

Questo spirito libertario ha indotto a numerosi di questi immigrati a lasciare il proprio Paese, stanchi di ciò che considerano una intrusione eccessiva dello stato nella loro vita privata. Ritengono che in questi anni si sia proceduto in modo eccessivo, ad esempio nella scuola e ultimamente sul piano sanitario, imponendo ai cittadini una visione governativa considerata a senso unico. Le restrizioni in materia di pandemia hanno colmato la misura, a quanto pare, fino al punto da preferire di emigrare.

Ma scuola e pandemia non sono le uniche ragioni. Per altri, il motivo è l’apertura tedesca all’arrivo di immigrati e rifugiati, più di un milione, provenienti da Paesi islamici (Siria, Afghanistan, Iraq). Sono convinti che l’arrivo di immigrati abbia provocato un problema di pubblica sicurezza, con l’aumento dei reati. Non manca chi ravvisa in ciò anche un problema culturale: si starebbe perdendo l’identità cristiana nella quale sono cresciuti. Come spesso succede, è anche una questione di percezioni e di sensazioni, alimentate da fonti di informazione basate, più che su fatti concreti, su pregiudizi spesso diffusi da settori di estrema destra che hanno costruito la loro narrativa a partire dal fenomeno degli immigrati islamici. I dati reali raccolti dalla Bbc, ottenuti dall’Ufficio Federale Investigativo tedesco, dicono che dopo un incremento generale dei reati tra il 2014 ed il 2016, il loro numero è calato costantemente dal 2017, compresi anche i reati commessi da immigrati.

Non è facile tirare le somme di questa situazione. In Paraguay esiste un atteggiamento di accoglienza nei confronti degli immigrati tedeschi, visti come portatori di nuovi investimenti e maggiori conoscenze tecnologiche. Pertanto, è anche possibile che si chiuda un occhio agli ingressi illegali. Preoccupa di più l’evasione delle misure sanitarie, visto che la pandemia non è stata debellata e l’arrivo di non vaccinati potrebbe provocare nuovi focolai epidemici.

È forse ancora presto per una comprensione profonda del fenomeno. Non è la prima volta che, col passare del tempo, certe visioni forse estremiste sul piano delle libertà, oppure xenofobe, possono diluirsi, specialmente quando ci si integra sempre di più nella comunità di accoglienza. Le future generazioni probabilmente non penseranno come i loro genitori. È già accaduto con le comunità islamiche in America Latina, oggi molto più integrate nella realtà locale, se le compariamo con quelle dell’Europa.

È poi sempre più evidente che il fenomeno dell’emigrazione fa parte dell’esperienza umana. Paradossalmente, molti di questi migranti si oppongono all’emigrazione, quando non riguardi loro stessi. I venti di guerra hanno creato nuove motivazioni e nuovi spostamenti. Il cambiamento climatico in corso non tarderà a motivare altri a cercare una nuova patria. Dovremmo prepararci, soprattutto sul piano culturale.

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