Te lo do io l’oroscopo
Che leggerezza professionale! È successo a fine anno, in una delle vie di Roma adiacenti piazza Navona. Un cartomante viene interpellato da tre giovani in cerca di futuro. Le previsioni si fanno attendere. Poi le parole del vaticinio escono con il contagocce. Amore: nessun incontro fatale. Soldi: non granché. Salute: così così. Insomma, c’era di che prendersela con il 2002. Cosicché, l’unica certezza, alla fine dell’esercizio divinatorio, sono state le botte rifilate dai ventenni al presunto visionario, che, in difetto sull’avvenire altrui, avrebbe dovuto almeno salvaguardare il proprio. Le preoccupazioni riguardo all’introduzione dell’euro hanno distratto dieci milioni di italiani dalla tradizionale attenzione alle previsioni per il nuovo anno. Ma, dopo aver familiarizzato in poco tempo con la nuova moneta, è tornata a pressare la voglia di sapere cosa riserverà l’anno nuovo. La richiesta principale non ha riguardato, tuttavia, i sentimenti. Stanno molto più a cuore gli affari, il lavoro e gli investimenti. Dopo l’11 settembre, molti chiedono previsioni (e desiderano rassicurazioni), sui destini personali, ma anche su quelli del pianeta. È, il 2002, l’anno del cancro e del leone. Su questo concordano tutti gli esperti delle stelle. Ma l’unanimità finisce qui. Se, ad esempio, siete del segno zodiacale della vergine, le contraddizioni dei maghi sono palesi. Si va da una Grazia Mirti, che sul s e t t i m a n a l e Amica prevede un anno «non facilissimo», anzi «caratterizzato da spinte destabilizzanti», ad un Peter van Wood che annuncia «un 2002 di successi e soddisfazioni morali e professionali». E altrettanto inconcilianti sono i pareri di altri ascoltati esperti sui rimanenti segni zodiacali. Su Gente money si apprende che per il mercato azionario «l’opposizione Saturno- Plutone sarà una costante per il 2002». Pertanto, se volete sapere su quali titoli puntare, fate vostra un’indicazione difficile da smentire: «Le stelle parlano chiaro, il 2002 dal lato degli investimenti presenta luci e ombre.Ci sono titoli meno rischiosi e azioni cui bisogna prestare attenzione». Interpellati su contraddizioni e vaghezza, i luminari delle stelle si difendono con serafiche risposte: «L’astrologia è una disciplina molto più complessa e articolata di quanto non si pensi ribatte Antonio Capitani, astrologo del mensile Astra . Ognuno di noi è fatto non solo di segno zodiacale, ma di casa, di luna e di ascendente. Non si può generalizzare». Eppure, è proprio quanto viene fatto, oroscopo alla mano, ogni giorno in tivù, alla radio e sui quotidiani. E, qualche volta, la previsione può avverarsi. Ma non è sufficiente per crederci. Ricordava Voltaire: «Un astrologo non può avere il privilegio di sbagliarsi sempre». Un italiano su quattro non inizia la giornata senza aver prima consultato le indicazioni delle stelle. È quanto emerge da uno studio condotto nel 2001 dall’antropologa Cecilia Gatto Trocchi. Di questi 14 milioni diconnazionali oroscopo-dipendenti, il 60 per cento (otto milioni) afferma di affidarsi agli astri perché «non crede o ha smesso di credere in Dio». Niente di più vero. E una persona di buon senso come lo scrittore Italo Calvino non fece fatica a intuire dai primi segnali dimensione enorme che l’occultismo avrebbe raggiunto: «Lo spazio sociale lasciato libero dal pensiero laico, che ha sottratto a sua volta importanza ai teologi, sta per essere invaso dai negromanti ». Prosperano perciò in Italia circa 150 mila astrologi, con un giro d’affari vicino ai cinque miliardi di euro (quasi 10 mila miliardi di lire). Incassati evadendo il fisco nel 97 per cento dei casi, come indicano i ricercatori del Telefono Antiplagio. «Tanto non ci credo», ripete chi consulta l’oroscopo o il cartomante. Un dato fa pensare: le regioni a più alta percentuale di operatori magici sono anche le più industrializzate, ovvero Lombardia e Piemonte, seguite da Lazio e Sicilia. Stupisce inoltre che la categoria professionale che crede più di ogni altra nell’influsso degli astri è quella dei razionalissimi manager. Così, a Milano, nel settore della ricerca del personale, molte società si affidano agli astri. Tuona, perciò, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale: «L’astrologia può alimentare il pregiudizio. Giudicare l’abilità o le attitudini professionali di una persona sulla base del tema natale, dell’ascendente, eccetera è, di fatto, una forma di razzismo intollerabile». Tanta credulità stupisce, soprattutto in persone insospettabili. Eppure, sarebbe sufficiente rileggere le previsioni per il 2001 e accorgersi che questi signori dalle anticipazioni certe non hanno azzeccato nemmeno l’11 settembre, la guerra in Afghanistan, l’arresto di Milosevic, l’omicidio di Erika e Omar a Novi Ligure, il trionfo della Ferrari, l’ascesa del Chievo, la morte dell’ex Beatle George Harrison. Non vi sembra un po’ troppo per dei professionisti del futuro, che gli studiosi (seri) e il testo unico di pubblica sicurezza definiscono ciarlatani? Ma il pubblico non sembra demordere. Resta valido l’arguto commento dello scrittore inglese Chesterton: «Non è vero che chi non crede in Dio non crede in niente; crede in tutto il resto». Per attenuare la risoluta opposizione della Chiesa cattolica, qualche anno fa maghi, astrologi ed occultisti si presentarono in massa a San Pietro, all’udienza generale, per strappare un qualche riconoscimento dal pontefice. Ma non andò come prevedevano: Giovanni Paolo II non li prese in considerazione. Ma non è una novità. Fin dal 1566, con una bolla di Sisto V, la chiesa ha condannato l’astrologia e le arti divinatorie. Anche a fine anno, nel Te Deum di ringraziamento, papa Wojtyla ha fatto cenno, pur indirettamente, al desiderio di conoscere il futuro e al ricorso ai maghi da parte di tanta gente. «Gesù non ha mai assecondato questa curiosità. Egli ha risposto che soltanto il Padre celeste conosce e scandisce i tempi e i momenti ». Naturalmente, rispettando la nostra libertà. È nel presente che si costruisce il futuro. Quello vero. L’altro, lasciamolo ai maghi e ai creduloni.