Tavecchio sceglie Conte, sarà lui il nuovo ct azzurro
Con il 63 per cento dei voti, Carlo Tavecchio è stato eletto lo scorso lunedì 11 agosto nuovo presidente della Federcalcio italiana. Il mondo del pallone affida la ripartenza, in uno dei momenti più bui sul piano dei risultati e della programmazione dei settori giovanili, all'ex presidente della Lega nazionale dilettanti. Incassando 310,12 voti, Tavecchio ha visto il giovane sfidante Demetrio Albertini fermarsi al 33,95 per cento (pari a 165,47 voti), spuntandola nettamente solo nel terzo scrutinio.
"Volevo essere un'alternativa, ma c'è corporativismo", l’amaro commento di Albertini, mentre il neoeletto Tavecchio non ha previsto alcuna conferenza stampa di insediamento, bensì solo ringraziamenti alla platea che lo ha votato. "Sarò il presidente di tutti, soprattutto di coloro che hanno espresso dissenso", ha dichiarato il vincitore, dopo giorni di bufera mediatica che abbiamo raccontato anche sulle pagine di cittanuova.it, aggiungendo: "dalle vicende delle scorse settimane ho tratto insegnamenti che metterò a frutto. In un'epoca in cui si dà più risalto alla potenza delle parole piuttosto che dei pensieri e all'apparire piuttosto che all'essere, cercherò di migliorare il mio modo di essere un po' ruvido e senza glamour, come qualcuno lo ha definito ultimamente".
"Complimenti a Tavecchio per l'elezione e benvenuto nella grande famiglia del consiglio nazionale del Coni", questo il messaggio al neoeletto presidente della Figc da parte di Giovanni Malagò, numero 1 del Coni. "Sono convinto che porterà presto novità anche all'interno della governance – aggiunge. – Avevo detto che ci sarebbero state sorprese e ci saranno a breve. Ma tocca a Tavecchio annunciarle. Complimenti anche ad Albertini, che ha combattuto lealmente fino all'ultimo. Ora si deve guardare avanti". Visto che l'elezione di Tavecchio sembra non aver riscosso il consenso degli appassionati del pallone, la speranza è che tali “sorprese” annunciate in sede di candidatura arrivino e siano davvero un segno di cambiamento.
Priorità assoluta per il nuovo presidente è stata la scelta del commissario tecnico della nostra ammaccata nazionale, reduce dal disastroso mondiale brasiliano, caduta su Antonio Conte (ex tecnico degli ultimi esaltanti tre trionfi consecutivi juventini in Serie A, ndr). Nello specifico, i contatti di Tavecchio avevano riguardato certamente anche Roberto Mancini, ex tecnico di Inter, Manchester City e Galatasaray, ma non sono da escludere “gran rifiuti” o sorprese che potrebbero ad esempio riguardare Alberto Zaccheroni, reduce dall’esperienza sulla panchina del Giappone, o Francesco Guidolin, esemplare a Udine per sviluppo delle potenzialità dei giovani talenti internazionali messi a disposizione dal patron Pozzo.
La scelta del ct è stata solo il primo di una serie di nodi da sciogliere, molti dei quali non certo sbrigativamente. Il nostro calcio sembra innanzitutto avere perso la bussola non solo rispetto alla funzione educativa dello sport, sempre precaria quando masse incommensurabili di denaro caratterizzano ogni sviluppo, ma anche e soprattutto sul piano dell’attenzione alla formazione tecnica dei nostri giovani. Impossibile sperare di tornare a brillare sul piano globale senza valorizzare prima di tutto una formazione personale e tecnica dei nostri ragazzi: senza regole non esiste percorso, senza sacrificio a medio lungo termine non si raccoglieranno risultati. La frenesia del “vincere tutto e subito” o dell’acquisto economico di giocatori non italiani a prezzi stracciati ha minato nel tempo lo sport più amato in patria: oggi ne raccogliamo semplicemente la cattiva semina decennale. Il calcio riparte da Tavecchio? Lo speriamo vivamente: lo vedremo, come sempre, sul campo.