Targhe Tenco 2016, rivelazioni e conferme
Le Targhe Tenco sono al contempo l’espressione di un élite e l’ultimo baluardo contro lo strapotere delle logiche mercantiliste nell’ambito della canzone. Esistono dal 1984 per volontà di quell’autentico presidio culturale che continua ad essere il “Club Tenco”. A votarle, un pool di giornalisti, scelti tra le firme più significative della critica musicale nostrana, attraverso varie scremature dal grande mazzo delle produzioni italiane di quest’ambito.
Anche quest’anno nomi più o meno noti. Niccolò Fabi s’è aggiudicato il premio più prestigioso, quello di “album dell’anno”, con l’ottimo Una somma di piccole cose. L’ha spuntata sui lavori più recenti di altre realtà alquanto significative (Afterhours, Gerardo Balestrieri, Capossela e YoYo Mundi: nomination stilisticamente assai diverse fra loro, ma di qualità assolutamente notevole).
Quanto alle altre categorie in concorso, per il “miglior album in dialetto” sono stati scelti ex-aequo Con un soldat cantato in catalano-algherese dalla promettente Claudia Crabuzza, e dallo stagionato James Senese insieme allo storico gruppo dei Napoli Centrale con O Sanghe. Come miglior “opera prima” ha stravinto il già quotatissimo Motta (uno dei talenti più limpidi e personali dell’ultima generazione cantautorale) al debutto con La fine dei vent’anni. Tra gli album non-cantautorali (o meglio, contenenti canzoni non autografe) ha prevalso il cosentino Peppe Voltarelli con un disco interamente dedicato a uno dei più grandi e ormai semidimenticati folksinger nostrani, il calabrese Otello Profazio.
La targa per la “migliore canzone dell’anno” è andata invece a La Bomba Intelligente nella quale il compianto leader del Banco del Mutuo Soccorso (Francesco Di Giacomo, autore a suo tempo del brano insieme a Paolo Sentinelli) duetta virtualmente con Elio & Le Storie Tese.
Da membro della corposa giuria aggiungo che anche quest’anno i summenzionati vincitori sono solo la punta di un iceberg fortunatamente ben più esteso, e sufficientemente solido da far ben sperare che anche nel prossimo futuro la nostra canzone d’autore possa ancora contare su un buon tasso di creatività, e di eredi degni dei loro maestri di riferimento.